1993 gennaio 4 I primi a parlare

1993 gennaio 4 – I primi a parlare

I primi a parlare di condono per uscire da Tangentopoli sono stati un docente di Padova e un
magistrato di Milano, il prof. Gilberto Muraro e uno dei giudici dell’inchiesta Mani pulite, Gherardo
Colombo.
La proposta di Colombo diceva in sostanza questo: corrotti e corruttori che intendano evitare la galera,
vadano nelle Procure di tutta Italia, confessino quanto sanno, restituiscano il denaro rubato, ben
sapendo che saranno formalmente interdetti dalla vita politica.
Si disse che l’idea era caduta nel vuoto perché l’opinione pubblica sarebbe insorta contro questa
ipotesi di perdono penale. Balle. La verità è un’altra; la partitocrazia l’ha sepolta di silenzio perché la
considera troppo pesante! Il sistema pensa tuttora di cavarsela senza un giorno di galera, senza
riconsegnare il malloppo e tanto meno senza ritirarsi nemmeno per un giorno a vita privata.
Per riuscirci, è disposto a qualsiasi menzogna e all’ennesima truffa. La menzogna: a sentire i partiti,
tutto il problema si ridurrebbe ai finanziamenti illegali. La truffa: sono disposti ad abrogare la vecchia
legge sul finanziamento pubblico ai partiti soltanto per spremere più di prima lo Stato (cioè i
contribuenti) modificando soltanto il meccanismo.
Prima questione. Il finanziamento occulto rappresenta soltanto un pezzetto del problema. Il cancro
della corruzione porta a ben altra metastasi della democrazia; i ladri in Parlamento, l’affarismo
politico, la prostituzione dell’amministrazione pubblica ai partiti, l’arricchimento personale senza
pezze giustificative, un sistema imprenditoriale che lo stesso Mario Chiesa ha definito “bulgaro”.
Bulgaro, perché annega nel malaffare il rischio d’impresa, unica vera etica del capitalismo.
Seconda questione. Fra contributi diretti, rimborso di spese elettorali e aiuti ai giornali, i partiti
incassano già 200 miliardi all’anno dallo Stato. Diventati una goccia per un regime abituato a
spendere e spandere, con legioni di parassiti, del tutto fuori controllo.
Siccome incassano 200 ma spendono 5 mila, e poiché vogliono evitare a tutti i costi l’imminente
referendum proposto dai radicali, per cancellare anche quella sconcia funzione dei 200 miliardi legali,
che cosa stanno tramando nelle segreterie? Un prelievo automatico dall’Irpef e dall’Irpeg, con il quale
quintuplicare i contributi! Sicché la partitocrazia, che ha dissipato e rubato, ne uscirebbe addirittura
premiata a carico dei cittadini.
Non solo. Si fiuta nell’aria il tentativo di prevedere in futuro una semplice multa per il finanziamento
illegale, quasi si trattasse di un modesto reato contabile e non ad alto potenziale politico per i guasti
che provoca alla trasparenza e alla credibilità pubblica.
Il socialista Luigi Covatta relatore della nuova legge al Senato, ha aggiunto senza vergognarsi che
“con la legge dl 1874 decade, decadono anche i reati commessi in violazione di quella legge”. Come
dire che per lo scandalo più+ devastante della storia repubblicana, il sistema propone assoluzioni
retroattive e multe per l’avvenire. Un qualsiasi divieto di sosta, insomma.
E poi hanno il coraggio di paralizzare gli appalti perché non sanno più fare un bando onesto e di
accusare i giudici a fare politica! No, siamo più che mai con Marco Pannella, quando alza il tiro
chiedendosi: “Cosa fanno le 85 procure della repubblica che ancora non hanno combinato un cavolo!:
Prima vadano in galera, poi provvediamo a nuove regole. Gli italiani non sopporteranno altri inganni-
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