1993 maggio 10 La comunicazione si fa società e la trasforma

1993 maggio 10 – La comunicazione si fa società e la trasforma

I poteri forti sono tre: il militare, l’economico e il “potere di convincere”. Lo pensava Lord Bertrand
Russell, il filosofo più libertario del nostro secolo.
Un potere quello di convincere? Campione del miglior giornalismo europeo, Francois Giroud mette
le mani avanti: “Un giornale non può che essere un catalizzatore, non ha il potere di far nascere ciò
che non esiste in potenza”.
Informare dunque, più che eccitare la realtà, ma con quali limiti? Una risposta la diede uno scrittore
cattolico Francois Mauriac, secondo il quale la stampa difficilmente commette un delitto per
“indiscrezione” ma certamente può macchiarsi del crimine del “silenzio”.
Interrogarsi oggi più che mai sul sensazionalismo, sulla libertà, sulla testimonianza o sulle omissioni,
insomma sul destino dei mass media, equivale a scandagliare l’essenza stessa dell’uomo
contemporaneo. La comunicazione che si fa società e la trasforma. La comunicazione come pre-
potere, condizione sine qua non di democrazia, il luogo dove i Poteri si spogliano al controllo.
Un inquilino sempre più casalingo vive con noi dalla culla alla bara: la televisione dominata dal
telecomando. Per esso e con esso il diritto ad essere informati assume un moto circolare, la stampa
che rimanda alla Tv, la Tv alla stampa. Negli interstizi, la radio a completare il circuito tra parola e
immagine.
Ma l’informazione a quintale provoca la non comunicazione. L’informazione come propaganda
uccide la libertà più della censura. L’informazione finanziata dal potere consegna il giornalista alla
sua maschera.
Il settarismo è la malattia infantile del giornalismo. Lo colpisce con febbri da cavallo dove – vedi
l’Italia – resta debole la cultura laica, meglio attrezzata nel tenere a bada dogmi e tabù, utopie e
diavoli. Con un sistema politico che muore, muore anche quell’informazione prostrata dalla
frequentazione del Palazzo.
Rivoluzionarie sono oggi la sincerità e la precisione della testimonianza. Il resto è babele di
imbonitori.