1993 marzo 20 Me ne vanto
1993 marzo 20 – Me ne vanto
Craxi ha dichiarato che voterà “No”; Forlani di essere ancora indeciso. Per il “Si” sono due buone
notizie: il vecchio asse di potere odia cordialmente i referendum. Li giudica piazzate.
Ma non possiamo nemmeno prenderci in giro sostenendo che tutto dipende soltanto dal referendum,
Subito dopo, ci dovrà essere la resa dei conti per i partiti che adesso fingono di cambiare.
Non occorre essere profeti per capire che “questi” partiti sono afoni: tentano di parlare ma nessuno li
sente più. Sbandierano nuovi tesseramenti senza rendersi conto che certe tessere rappresentano ormai
un marchio del quale liberarsi il più in fretta possibile.
Dovrebbero andare a discutere un po’ con la gente comune, gli elettori di domani. Si accorgerebbero
che, per la stragrande maggioranza, riscoprire la politica con la P maiuscola equivale esattamente a
tagliare i ponti con la partitocrazia.
La sinistra si disperde in sette sigle. Appena nato, il Pds degli Ingrao è già decrepito.
Come tali, i partiti laici non esistono più. Di ora in ora, si dimostra anzi che ilo sistema dell’illegalità
non risparmiava nemmeno esigue minoranze, partiti che in Germania – dove esiste lo sbarramento al
5% – nemmeno metterebbe piede in Parlamento. In queste condizioni, perpetuare il proporzionale è
da incoscienti. In fondo, la migliore proposta di Giorgio La Malfa era stata l’autoscioglimento del
Pri.
Nella zattera del povero Benvenuto sono saliti tutti, compresi reduci e pretoriani del craxismo, “nani
e ballerine” (l’espressione è di Formica) d’ogni stagione. Il caso-De Michelis è illuminante. Sa di
aver chiuso con la politica, lo ammette, lo ribadisce, ma alla prova della verità resta ancora al suo
posto, nel nuovo esecutivo del Psi, nonostante sia pluri-inquisito.
Benvenuto dovrebbe spiegare che cosa significhi per lui la parola “rinnovamento”, quando fa scena
muta persino di fronte a una domanda semplice semplice come la seguente: ricandiderà alle prossime
elezioni Craxi e De Michelis? E’ incredibile. Tanta ottusità si spiega soltanto con la sindrome da
frana: smottare assieme, ineluttabilmente.
La Dc non sta meglio, anzi. Perde sulla Lega e sulla Rete, perderà su Segni. Non solo. Il mondo
cattolico non firma più cambiali in bianco nemmeno a Martinazzoli e Rosy Bindi. Pone condizioni,
rifiutando direzioni truccate, inquisiti tra i piedi, deontologie di pura propaganda.
Il senatore Severino Citaristi, 19 avvisi di garanzia, viene intervistato dal settimanale “Famiglia
Cristiana” che ne riassume il pensiero con questo titolo: “Son Citaristi e me ne vanto”. Come se il
problema riguardasse il privato della “persona” e non lo scandalo pubblico di un segretario
amministrativo del primo partito italiano, fra l’altro “cristiano”, che dà per scontata l’illegalità non
senza fare la predica! “Ciò che mi fa rabbia – ha infatti affermato – è vedere scandalizzarsi certi
moralisti che sapevano ed erano corresponsabili”. Il senatore no: lui non si è mai scandalizzato, né
prima né dopo, e se ne vanta.
Il Paese invoca e pretende partiti nuovi di zecca, ma questi lo sanno?