1995 agosto 21 Scandalo ordinario
1995 agosto 21 – Scandalo ordinario
1) Fa piacere che la denuncia sia partita da un quotidiano, in questo caso dal “Giornale” di Feltri. Il
controllo di opinione pubblica è la funzione migliore dell’informazione.
2) Rendere noti i nomi degli inquilini dei vari enti risponde all’esigenza della tanto conclamata
“trasparenza”, anche se nella stragrande maggioranza dei casi (vedi il Veneto e il Friuli Venezia
Giulia) dice poco o nulla, trattandosi di persone che non hanno a che fare con scandali, privilegi e
bassezze.
3) Lo scandalo dell’Inps e altri enti previdenziali va affrontato senza scandalo. E’ un capitolo
ordinario della Prima Repubblica, né l’ultimo né il peggiore, al quale si può porre rimedio soltanto
sradicando “questa” cultura del bene pubblico e “questa” organizzazione dello Stato.
4) E’ dimostrata per l’ennesima volta l’inefficienza di chi amministra a fondo perduto, come se denaro
pubblico e profitto fossero inconciliabili per legge.
5) Ha ragione Michele Serra, geniale corsivista dell’”Unità”. Qui loro non c’entrano nulla, case d’oro,
affitti d’oro, nomi d’oro: qui tocchiamo solo melma, facce di bronzo, vizi privati e pubbliche virtù, la
normalità del privilegio personale quasi sempre accompagnata da moralismo di carriera.
6) Mentre l’Inps teneva banco, La Corte dei Conti ha reso noti i risultati di una lunga indagine su
ministeri, enti e aziende pubbliche, che fanno impallidire anche lo scandalo degli affitti di favore. Le
“mele marce” accertate nell’ambito dell’amministrazione centrale dello Stato sono ben 4000, eppure
solo un procedimento disciplinare su tre va a compimento.
La macchina è bolsa, incapace e ladra ma, quando gli hanno comunicato i dati, il ministro della
funzione pubblica Franco Frattini si è dichiarato “molto preoccupato per i reati di tipo sessuale” che
infestano gli uffici. Noi invece, degli atti di libidine ministeriali, ci preoccupiamo meno di zero: è la
violenza della concussione, della corruzione, del peculato e del falso che vorremmo ridotta alla sua
quota fisiologica. Oggi è èatologia di Stato, la malattia che umilia il cittadino.