1995 dicembre 31 Quella strana, inspiegabile euforia
1995 dicembre 31 – Quella strana, inspiegabile euforia
Nel ricevere coperte e viveri, subito dopo il terremoto, una donna di Gemona chiese ai soccorritori;
“Ma adesso cosa devo pagare? Descrivendo l’episodio, David Maria Turoldo commentò: “Questo è
il Friuli, paghiamo e basta”.
Ho l’impressione che la regola del Friuli si stia estendendo. Paghiamo e basta.
Winston Churchill prometteva “lacrime e sangue”, ed era di parola, ma gli inglesi capivano e si
fidavano. Gli italiani sono chiamati a sacrificarsi a scatola chiusa, senza sapere quale governo, quale
parlamento, ma soprattutto quale Stato daranno un senso a manovre, manovrine e manovrone
prossime venture.
Personalmente, nutro stima per Dini. Lo trovo serio, sa di cosa parla, ce la mette tutta. Figlio di un
negoziante di frutta e verdura, lo considero sincero quando afferma che “questo Paese sta migliorando
“da solo “e che sarebbe ora che i politici smettessero di ostacolarlo”.
Ma anche un tecnocrate come lui sembra scambiare pulci con elefanti, contagiato dal vezzo della
propaganda. Siamo talmente a terra che governi appena appena discreti passano per eccelsi. E noi,
grati come la donna di Gemona, a chiedere : “Ma adesso, cosa devo pagare?”.
Qualcosa di buono è stato fatto, impossibile negarlo. Ma non tanto da dimenticare che, in un annetto
con Dini, mesi se ne sono andati senza esito per la par condicio, altri per la data di un voto tutt’ora
virtuale.
Dopo aver buttato via tutto il tempo possibile, si respira di colpo un clima di euforia. Dini felice di sè
fino alla commozione. Berlusconi innamorato della sua grande coalizione tra tutti gli uomini di
qualità, il Centro più pimpante di Lazzaro, Fantozzi appagato dal concordato, l’Europa che ci attende
come la manna del buongoverno…
Forse sono ottuso, ma vedo dell’altro.
Vedo Natale e Capodanno con i sequestri di persona.
Vedo un Paese dove la Droga circola come il latte.
Un Paese dove i Boss sono padroni anche delle carceri e dove l’uomo più eminente dello Stato, Giulio
Andreotti, dovrà dimostrare di non esserne il nume mafioso.
Vedo un altro aspirante presidente del Consiglio, Berlusconi, a processo per corruzione e il segretario
del primo partito, D’Alema, esposto allo stesso rischio.
I concordati, i condoni e le amnistie scoraggiare i cittadini che rispettano le regole.
Il simbolo di Mani Pulite, Di Pietro, aggredito da tutte le parti.
Il Sud e il Nord non capirsi.
Vedo uno Stato fiscale e indebitato, ma fabbricante di evasione e di spesa burocratica.
Questo vedo.
E prevedo un impegno durissimo per invertire la marcia: o vince il vento del Nordest riformista o non
ci sarà augurio che valga.