1995 gennaio 15 Bravo Tonino, ben fatto
1995 gennaio 15 – Bravo Tonino, ben fatto!
Bravo Di Pietro! Per aver rifiutato l’”impegno politico”.
Non esiste al mondo un governo che non sia politico, ma quello di Dini lo è molto meno di altri.
Sarebbe stato l’ideale per una esperienza tecnica, più legata alla competenza personale che ai dosaggi
parlamentari.
Se Di Pietro ci fosse stato, avrebbe probabilmente raccolto un’ovazione. A tutti i livelli, anche
internazionale.
Noi siamo di opposto parere. Antonio Di Pietro ha fatto benissimo a starsene ancora fuori dalla
mischia.
Di Pietro è troppo fresco di Mani Pulite. Ha bisogno di distanza, di sbiadire la toga, di rassodare la
popolarità. Le dimissioni dalla magistratura sono troppo recenti per avergli già tolto di dosso il
riflesso condizionato del pubblico ministero.
Lui la politica la conosce fin troppo. Davanti a lui è sfilata tutta la prima Repubblica, con qualche
comparsa della seconda. Della politica conosce la parte peggiore che ha perseguito implacabilmente
anche per tutelarne la parte migliore.
Ora gli serve l’arte della pausa. L’Italia non deve rischiare di bruciarlo, se vuol davvero utilizzarlo al
meglio per quel che è stato. La legge uguale per tutti, il magistrato super partes, l’esatto contrario
dell’immagine da decenni politicizzata di tanta magistratura, insomma, il simbolo della legalità senza
aggettivi.
A dire il vero, qualche giorno fa avevamo temuto per lui. In chi più lo stima creava disagio quel suo
incontrarsi a Roma con il tale o tal altro esponente politico, proprio nel bel mezzo della crisi più
rissosa del dopoguerra.
Nei suoi panni, avremmo evitato accuratamente qualunque incontro, senza badare al colore politico.
Anche perché Di Pietro, certamente oltre ogni sua intenzione, pareva quasi impegnato in
consultazioni parallele a quelle di Scalfaro.
Meno male, i colloqui non hanno lasciato traccia, e Di Pietro ha annunciato ieri di volersene stare
ancora alla larga dall’”impegno politico”.
Il fatto è che l’Italia ha un dannato bisogno di ristabilire alcune regole di base. Tra le quali lo stile,
secondo una formula pressochè desueta che un tempo suonava così: “non è opportuno”.