1995 luglio 31 Italia confusa? Macchè umoristica
1995 luglio 31 – Italia confusa? Macchè, umoristica
Giovane, socialista, barricadero direttore dell’”Avanti”, Benito Mussolini affrontò spesso e con
coraggio guai giudiziari, magari per aver fatto sul giornale l’apologia dei tumulti della povera gente
nella poverissima Italia del 1914. Una volta in Assise si difese chiedendo di essere assolto proprio
perché colpevole e recidivo: solo l’assoluzione, a suo dire, avrebbe permesso alla giustizia di
salvaguardare la libertà, compresa quella di violare il conformismo.
In quell’aula, quasi vent’anni prima di diventare duce, Mussolini ricordò ai giudici anche il detto
russo secondo cui un uomo è veramente tale dopo aver fatto quattro anni di ginnasio, due di università
e due di carcere! Ignoro se Bossi conosca e apprezzi questa pedagogia penale, ma potrebbe anche
servirgli vista la voglia di mandarlo in galera che anima soprattutto i garantisti.
Dicono che l’Italia di oggi è confusa; macchè, è soltanto umoristica. Pensiamo per dirne una ai
turbamenti del capogruppo di An al Senato, Giulio Maceratini.
Prima ha invocato contro Bossi, per apologia di reato, lo stesso codice Rocco, fascista, che per decenni
fu usato e abusato contro il Movimento sociale italiano, nel nome dell’apologia di fascismo. Poi ha
affermato di temere che a sostegno dell’indipendentismo di Bossi si celi addirittura la Baviera, forse
dimenticando che l’unica Repubblica del Nord fatta in Italia con i tedeschi fu quella di Salò, un po’
più pericolosa del parlamentino leghista di Mantova.
Lasciamo perdere. L’unica questione seria resta il federalismo, di questo dobbiamo parlare magari
sfruttando persino l’iscrizione di Bossi nel registro degli indagati.
Tutti, Lega compresa, sappiamo benissimo che l’unità del nostro Stato è a rischio non per gli attentati
verbali ma per la divaricazione sempre più drammatica e netta tra Nord e Sud. Questo Stato non solo
non l’ha frenata, ma l’ha favorita.
Bossi sbaglia tutto nell’analisi. Il federalismo dovrà dare all’Italia l’unità che con il centralismo è
fallita: un compito storico, da prima volta, unitario.