1995 luglio 7 E l’Umberto si crede Macchiavelli
1995 luglio 7 – E l’Umberto si crede Macchiavelli
La Lega ha svolto due compiti ugualmente essenziali, l’uno distruttivo, l’altro propositivo, il suo
passato e il suo futuro. Con il primo organizzò la protesta, con il secondo propone di rifare lo Stato
attraverso il federalismo.
La protesta di massa funzionò anche da acqua di coltura di Mani Pulite. Ma la protesta da sola non
basta mai: o provoca riforme o si destina all’esaurimento. La protesta politicamente più realistica è
quella che riesce a prendere il potere e a cambiare sul serio le cose. Pur di ottenere lo Stato federale
in Italia, anche il famigerato consociativismo sarebbe buono.
Umberto Bossi un merito ce l’ha e nessuno gli e lo può togliere. Quando già si discuteva di
“pessimismo federalista” in un cimitero di convegni e di dibattiti, ha nuovamente scaraventato al
centro della palude istituzionale la riforma dello Stato. Ogni linguaggio parte dall’abc: il federalismo
o diventa l’alfabeto della nuova politica o non sarà così, relegando la seconda Repubblica al ruolo di
etichetta, ricambio della sola prima pelle del potere.
Bossi dovrebbe specializzare la Lega in federalismo, darsi un unico obiettivo , lavorare per la riforma
delle riforme, la prima pietra. Più che come partito tradizionale, la Lega potrebbe funzionare da ordine
del giorno a vantaggio degli altri partiti, anche perché chi continua a votare lo fa per la sua intatta
suggestione riformista, per la sua forza d’urto, non certo per l’elaborazione di forze politiche.
Questo progetto stenta, non decolla, paga alti e bassi, spesso privilegia la facciata sui contenuti. Bossi
sembra preso da quella che si potrebbe chiamare la sindrome di Macchiavelli. Il leader leghista è
certamente un “animale politico” ma a forza di sentirselo dire, deve essere convinto di aver inventato
la politica, incarnando in sé tanto il fine quanto i mezzi di un Principe popolano, che considera la
Lega la sua “roba” più che un patrimonio elettorale.
A turno, ultimo un ottimo parlamentare come l’on. Pierluigi Petrini, Bossi divora le sue creature.