1996 aprile 16 La fabbrica dei posti di lavoro
1996 aprile 16 La fabbrica dei posti di lavoro
Cinque milioni di piccole imprese fanno dell’Italia un caso unico. Nel Veneto sono 428 mila, con
circa un milione di occupati, e rappresentano oggi la sola “fabbrica” di posti di lavoro, visto che il
settore pubblico non ha più una lira e la grande industria continua a espellere dipendenti.
Questo mondo ha capito da tempo di essere il nerbo del nostro Paese, ma di contare tuttora zero o
quasi nelle scelte politiche. Il presidente nazionale degli artigiani, il modenese Spalanzani, ricorda
che – quando i governi incontrano le cosiddette “parti sociali” – i rappresentanti di agricoltura,
commercio e artigianato restano alla porta, fanno anticamera o vengono ricevuti addirittura in una
sala secondaria. Come se fossero un’appendice della produzione.
Questo mondo ha chiuso per sempre la stagione della sudditanza ai partiti. Fine dell’elemosina
elettorale, avvio di un patto tra categorie proprio al loro livello più capillare, dove l’economia si fa
tutt’uno con la società intrecciando nel lavoro dipendenti e autonomi. Ieri il laboratorio-Veneto ha
fatto un altro passo storico, con la piccola impresa protagonista di innovazione anche culturale.
Non era mai accaduto in Italia che coltivatori diretti, artigiani e commercianti si mettessero insieme
(con 220 mila aziende venete aderenti alle tre Federazioni) ritenendo che gli obbiettivi, i servizi, le
urgenze, gli ostacoli e le ansie della piccola impresa siano esattamente gli stessi, senza sfumature di
settore. Dal Veneto un modello per il Paese, non a caso adottato ieri a Mogliano dai vertici delle tre
organizzazioni nazionali.
Stanno finalmente crollando miti e pregiudizi, il mito della grande industria e il pregiudizio verso il
tessuto più frammentato del capitalismo. In questo, il Nordest propone una formula anche per il Sud,
a patto che la politica metta a fuoco la vera palla al piede dell’intero sistema: l’incapacità di
trasformare lo Stato in servizio.
Quest’ultima una battaglia già vecchia. Ma se una battaglia vecchia resta oggi la vera battaglia per il
futuro, ci deve essere qualcosa di gravemente malato nel nostro Paese.