1996 gennaio 31 Sì. Poteva bruciare tutta Venezia
1996 gennaio 31 – Sì. Poteva bruciare tutta Venezia!
La Fenice è perduta. Scatta una gigantesca gara mondiale per la ricostruzione. Il pm Casson:
«Non si può escludere niente»
Il dramma di Cacciari: «Qui nulla è in regola: tutti gli edifici sono fuori norma»
L’Italia della post prevenzione
Siamo il Paese della post-prevenzione. Il giorno dopo non ci batte nessuno, siamo i più bravi al mondo
nel promettere che non accadrà più.
La Fenice se n’è andata per sempre, la prossima non andrà a fuoco nemmeno se ci proverà una
pattuglia di piromani. Quella perduta era infiammabile, la futura sarà ignifuga: l’Italia possiede il
copyright dei buoni propositi a tragedia avvenuta.
Irresponsabili prima, siamo costretti a ricercare i responsabili dopo. Ma è sempre una responsabilità
polverizzata, anonima, circolare. Ci raccontiamo i pericoli al bar senza riuscire a trasformarli in
strumenti per sventarli.
Non c’è verso, l’ingranaggio vince a man bassa vanificando l’impegno di chi amministra.
Non so quanti si rendono conto, ma con la Fenice ha rischiato di andare a fuoco Venezia. Con il
rabbioso vento di ieri, l’altra notte sarebbe potuto accadere di tutto: non credo di passare per matto se
dico in tutta sincerità che, in questo senso, ci è andata persino bene. Il mondo ha perduto la Fenice,
poteva perdere anche Venezia con un effetto domino di imprevedibile estensione.
Sembra un gioco del destino, la città dell’acqua che rischia di morire bruciata. Se una città è fragile,
meriterebbe il doppio della prevenzione: no, con i suoi 400 palazzi e 130 tra chiese e conventi, Venezia
se ne dimentica. Trent’anni dopo la Grande Acqua Alta che la mise in ginocchio, nessuno ha ancora
deciso come proteggerla dal mare.
Guardando in tv l’incendio, ho pensato a New York e agli idranti che accompagnano i suoi
marciapiedi. Ho provato, per paradosso, a pensare che cosa sarebbe accaduto se qualcuno avesse
proposto di piazzarne anche uno solo a Venezia, magari all’ingresso della fenice: esposti in procura,
appelli alla sovraintendenza, risse in consiglio comunale, dibattiti sulle pagine del Gazzettino…
Se è stato corto circuito, lo è anche della città, questo il punto. Molti si aspettano che il rogo della
Fenice serva almeno a dare la scossa, ma esiste il rischio concreto che si tratti dell’ultima mazzata.
La «fatalità», così veneziana, distrugge quanto il fuoco.
gennaio 1996