1996 maggio 6 La vera paura del Senatùr
1996 maggio 6 La vera paura del Senatùr
Incredibile ma vero, anche Bossi è “centralista”! Un centralismo tutto suo, beninteso di stampo molto
particolare e di tipo naturalmente nordista, ma pur sempre tale, anche furbo, di chi fiuta le insidie di
potere. Lo si coglie benissimo quando il leader della Lega Nord tocca il tasto del “Nordest”.
Bossi non ama l’idea del Nordest, non gli va proprio giù, la considera foriera di…secessionismo
all’interno della Lega. Nel disegno lumbard non c’è spazio per un Nordest che – lealmente e
tenacemente federalista – occupi autonomamente tutte le prima pagine e tutte le aperture dei
telegiornali; che faccia discutere le università americane e gli studiosi giapponesi per l’economia a
spugna; che tenga insieme i sindaci, oltre i partiti e oltre gli schieramenti, nel tentativo di strappare i
Comuni d’Italia alla manomorta dello Stato ministeriale. Nel disegno lumbard, non esiste il Nordest,
esiste soltanto il Nord, perché soltanto se esiste un solo, monolitico Nord può avere semmai senso
una “Repubblica del Nord”.
Questo fastidio di Bossi per il Nordest è molto istruttivo. Sul “Sole 24 Ore” di ieri il prof. Ilvo
Diamanti ha segnalato che il timore di Bossi è di “veder crescere un’identità del Nordest”. Verissimo,
ma aggiungo dell’altro. E’ proprio la tentazione secessionista di Bossi che porta in sé la tentazione
del centralismo lumbard che ben poco avrebbe a che vedere con il federalismo immaginato dalla
stragrande maggioranza del Nordest; e cioè una nuova forma di Stato, dove la gran parte dei poteri
viene trasferita –assieme ai Comuni – alle regioni o alle macroregioni su un piano di assoluta parità
e dignità come accade per i 15 lander della Repubblica Federale Tedesca.
Ho questa ferma convinzione. Il secessionismo spacca non solo l’Italia ma lo stesso Nord! Il Nord ha
bisogno di federalismo forte per stare in Europa, il Sud per agganciare il Nord.
Il resto è avventura, anche economica, che non fa nemmeno gli interessi del Nord. A scongiurarla
non servono né i carabinieri né tantomeno i Mancuso, i Casini o i Buttiglione di turno. Servono
riforme, ma vere, alla svelta.
Oggi criminale è soltanto il conservatorismo.