2001 Febbraio 4 I cattolici/1
2001 Febbraio 4 – I cattolici/1
Ho sul tavolo alcune riviste cattoliche. Sfogliandole, mi chiedo: ma se non ci fossero i cattolici?
Il “Messaggero di Sant’Antonio” si dedica ai poveri del mondo e dà conto di 103 progetti realizzati
con tre miliardi e 350 milioni di offerte. Lira su lira, non di un convertito Paperon de’ Paperoni. Dal
minuzioso bilancio si vede che in Indonesia hanno finanziato un acquedotto, scuole in Pakistan e
nelle Filippine. Tra i tanti interventi in India, abitazioni, programmi di produzione reddito, corsi di
taglio e cucito, un piano edilizio per 60 famiglie di calzolai, acquisto di 100 biciclette o di 75 bufale
da latte. In Africa, attrezzature meccaniche, formazione professionale, una libreria, una cisterna
d’acqua per carcerati, corsi di economia domestica per studentesse. La Carità si aggiorna. In America
Latina si va dalle borse di studio al pulmino per disabili, da un centro gerontologico a uno per donne
contadine. In Russia è stata costruita una mensa per poveri.
“Africa”, il giornale missionario dei Padri Bianchi, gente straordinaria, tocca il tema scabroso dei
rapporti tra cattolici e mussulmani: “Mio fratello mussulmano…”, titola l’articolo più importante. E
siccome i mussulmani sono il 37 per cento del milione e mezzo di immigrati residenti in Italia, leggo
nell’inchiesta di “Africa” un giudizio molto franco: “L’insistenza unilaterale sul dovere di
accoglienza senza domandare a chi è accolto una altrettanto doverosa assunzione di responsabilità è
ingiusta”. Detto dai Padri Bianchi vale mil doppio. Loro cercano il dialogo anche con la cultura più
integra dell’Africa: i pigmei, che noi mandiamo a memoria al massimo con i fumetti della nostra
infanzia, con un cinema tascabile, avventuroso e favoloso. Ma oggi l’Africa è tanto poco favolosa
che i missionari lanciano un grido dalle loro pagine: nel sub-Sahara sono undici milioni gli orfani di
Aids; nel Malawi, era infetto da tempo il 30 per cento degli insegnanti delle scuole elementari e
medie!
Il mensile della Caritas italiana “Ic” fa partire il primo inserto intercultura. Non contiene cultura,
ideologia, demagogia, teatrino Vespa-Costanzo; si domanda semplicemente: che cosa capita a una
famiglia in emigrazione? L’interrogativo riserva sorprese, che noi abbiamo rimosso da tempo, come
se non ci fossero più italiani che emigrano. Tutti gli indici dicono ad esempio che gli italiani che
lavorano in Germania sono assimilati ai turchi, cioè allo standard più modesto. Una famiglia italiana
è dovuta tornare in Italia dopo che il capofamiglia aveva perso il lavoro e il “sozial hife”, il sussidio
sociale riservato ai tedeschi.
Poveri, malati, sieropositivi, sub-continenti, pigmei, emarginati, emigranti d’ogni latitudine: è la
nuova chiesa del silenzio dei cattolici. La più gratuita e la meno mediatica, che mi fa chiedere ancora:
ma se non ci fossero ‘sti cattolici scomodi e rompiscatole?