2001 Gennaio-Luglio Bravi Lupi, ma per il pallone sono tempi cupi
2001 Gennaio – Luglio – Bravi Lupi ma per il pallone sono tempi cupi
Ha vinto la Roma, Roma capoccia, complimenti vivissimi perché ha fatto un sacco di punti e ha
giocato quasi sempre un buon calcio. Tecnicamente parlando, è Campione con la C maiuscola, ma
meno male che è andata a finire così: sennò, altro che Goteborg! Temo che avremmo fatto notte con
gli incidenti. Questo scudetto 2001 ha respirato troppo a lungo troppo smog. Dopo la Lazio nel 2000,
adesso la Roma. Sta capitando qualcosa di nuovo e, soprattutto, di definitivo, nel senso che il calcio
ha rotto per sempre il monopolio, pressochè totale del Nord. Da ieri, cambia la geografia.
E’ vero, la Roma aveva già vinto i suoi scudetti e, anzi, nel 1942 aveva per la prima volta nella storia
del campionato italiano premiato una squadra del Centrosud. Ora però cambia tutto, proprio in termini
di baricentro, da quando a Roma si investe nel calcio più della Fiat, con la Juve, più di Berlusconi,
con il Milan, più dell’Inter con il petroliere Moratti. Nella capitale, è cambiata soprattutto la mentalità,
quotata in borsa, più svelta che al nord nel giocare la corrida del business.
Chiaro come il sole che, senza assi, oggi non vai da nessuna parte. Chiarissimo anche che Fabio
Capello, 55 anni, goriziano di Pieris, è un vincente fin dentro il midollo spinale. Tuttavia, su questo
scudetto pesano molto la crescita della società, un habitat più organizzato, risorse meglio spese,
un’aura complessiva attorno all’obiettivo. Questa la grande novità di fondo, tutt’altro che occasionale,
almeno mi par di capire.
Capello ha dato schemi, impronta, disciplina. Non l’ho mai capito a proposito di Montella: anzi , nello
scudetto personale tra allenatore e giocatore, ha vinto il secondo. Per tutto il resto, Capello mostra lo
stesso nerbo caratteriale e tattico di altri due grandi friulani, Enzo Bearzot e Dino Zoff. Di tutto suo,
che lo identifica, Capello ha un tratto spagnolesco, da Helenio Herrera prima maniera, “hasta la
vistoria siempre”, una personalità da grande club; Real, Milan o Roma fa lo stesso per questo
provinciale di frontiera, furbo e sveglio come una lince. Bravo.
Ciò detto, per dovere d’ufficio confesso che pochi campionati si sono rivelati peggiori di questo.
Campionato “irregolare”, avevo scritto mesi fa: ieri ho avuto il piacere di leggere la seguente
affermazione di una persona seria come Renzo Ulivieri, tecnico del Parma: “La serie A è stata
irregolare”.
Con il doping, si naviga nel buio, a vista, colpendo qua e là, a casaccio, senza mettere l’opinione
pubblica in condizione di valutare. A questo punto, è andata perfino meglio al ciclismo, che almeno
ha a che fare con una bastonata ad alto valore aggiunto: ciclismo traumatizzato (ma con le spalle al
muro), calcio chiacchierato (ma tutto da regolare in materia).
Non parliamo dei passaporti, che dimostrano tutto un ventaglio di posizioni e, attenzione, di slealtà
sportiva. Roma fa benissimo a festeggiare, come soltanto i romani e i napoletani sanno, ma sui
campionati 2000 e 2001 pesa il macigno di truffe su vasta scala per aggirare il vincolo all’uso dei
giocatori extracomunitari.
La scappatoia va archiviata tra il peggio della storia del calcio. Primo: sul piano delle regole in vigore,
si è cambiato in corsa, a tre quarti di campionato, massacrando soprattutto i piccoli club (con organico
contato) e favorendo i grandi (con la panchina lunga un chilometro). Secondo: sul piano processuale,
oggi anche la lealtà/slealtà viene pagata a suon di miliardi. Una bella multa, nessuna penalizzazione
me chi s’e visto s’e visto, come non si usa nemmeno a Panama: ciò, beninteso, tanto in zona-scudetto
quanto in zona-retrocessione.
Contenti loro contenti tutti; di questo passo, il calcio diventerà il più grande spettacolo su piazza, ma
finto, virtuale, che vive di sospetti alla stessa stregua di gol. Ecco, della Roma non sopporto il latente
vittimismo, quel metter sempre le mani avanti, l’allusione sistematica al “vento che cambia” ora in
una direzione ora nell’altra ma sempre in termini di potere, influenze, lobby. Più che della Roma in
sé o di Capello, è un vizio ambientale, spesso mediatico, del quale un grande Club deve provvedere
in fretta a liberarsi.
L’annata della Juve appartiene a Kafka. Ha perso, con un ottimo campionato, perché non ha saputo
vincere quando aveva già vinto: contro la Roma, a Torino. Ha liquidato il tecnico Ancelotti con stile
ceceno, altro che stile Juve. E, per realpolitik di casa Agnelli, ha subito qualche angheria di troppo,
in religioso silenzio. Totti & Montella hanno messo d’accordo tutti, offrendo il meglio dello scudetto:
la classe. Forza Roma, Forza Lupi, so finiti i tempi cupi.
Cominciano per gli altri.