2001 Gennaio-Luglio Se hai genio e classe il nandrolone non serve

2001 – Gennaio – Luglio – Se hai genio e classe il nandrolone non serve

Scrivo quattro nomi: Vieri, Baggio, Chiesa e Valentino Rossi. Dopo di che pongo una domanda:
secondo voi questi quattro hanno facce da nandrolone, l’ultimo arrivato degli steroidi anabolizzanti
che, fra gli effetti collaterali, hanno anche quelli di farti un fegato grosso così, di infiltrare nella
testa pensieri suicidi e di ammosciare il pisello? Pur retorica, la domanda merita per risposta un
convinto no.

Gianni Brera sosteneva che, se non abbiamo abbastanza atleti, la colpa è tutta delle mamme italiane,
non dei tecnici. Di sicuro, la mamma di Vieri va assolta: il figlio ha le spalle armate di un guerriero,
una struttura di cemento, muscoli che semmai grippano a freddo o per eccesso di spinta. Il suo
sinistro, cattivo o scorticato che sia, è lo stesso di Gigi Riva. A distanza di trent’anni, Riva e Vieri
sembrano più di una volta gemelli di uno stesso football. Energico ma senza energetici, naturaliter.

Non so se qualcuno di voi, tra un Berlusconi e un Rutelli, ha visto gli ultimi gol di Vieri, Chiesa e
Roberto Baggio. Di Vieri ho detto, una legnata da boscaiolo del gol: Chiesa e Baggio il contrario, i
due hanno mostrato l’altra faccia del calcio, tutta ingegno niente potenza, poco istinto molta
razionalità.

Il pallonetto di Chiesa a San Siro era come in assenza di gravità. Il portiere dell’Inter, paralizzato
sui bulloni, ha potuto soltanto ammirare il sorvolo, così lento, così preciso, così in traiettoria, da
ricordargli – io credo – le immagini che in questi giorni ci arrivano dallo Shuttle Endeavour a
spasso sulle nostre teste.

Un po’ come l’ennesima punizione-gol di Baggio, tutta elaborata sull’altrui panico, su una barriera
che gli si oppone nevrotica, sul riflesso visivo che gli si oppone nel cogliere lo spazio di una spanna
e mezza per passare. Un gol veneziano, da ricamo, come quello di Chiesa.

Baggio ha 34 anni, Chiesa 30 compiuti, Vieri quasi 28. E’ tutta gente che intende durare a lungo,
perché far coincidere il gioco con il lavoro non capita tutti i giorni, per di più se ti pagano come
nemmeno il presidente degli Stati Uniti sogna (Clinton, infatti, è pieno di debiti). Tanto per dire,
hanno calcolato che i guadagni di 400 calciatori professionisti sono stati pari agli stipendi di
settantamila, ripeto, settantamila impiegati!

Se si drogano meritano la fucilazione, almeno per stupidità, visto che ci rimettono in salute, e che,
probabilmente, reggono anche meno in carriera, senza contare che, quando li beccano, la vergogna
pesa più della squalifica. L’esempio di Pantani resta da manuale, non soltanto per il ciclismo.

La classe è l’antidoping per eccellenza e va sorretta da buoni muscoli, non da troppi muscoli. Si
vede lontano un chilometro che Baggio è acqua e sapone, come Valentino Rossi su quel razzo di
500. Alla fine del Gran Premio del Sudafrica, l’ho visto stanco, tirato, prosciugato dalla fatica, ma
era totalmente lui, fresco di riflessi, chiaro nel raccontare la corsa, simpatico nei toni.

Era Valentino, ed essere se stessi è per l’appunto la negazione del doping.. Adesso risulta però che
il nandrolone fa proseliti anche fra gli assi, e allora non ci capisco più niente.

L’olandese del Suriname, Edgar Davids, stessa età di Vieri, è uno dei migliori centravanti d’Europa,
oltre che un pilastro della Juve. Dovrebbe essere imbottito di colliri, alla peggio, visto che è stato
operato di glaucoma, ma con il nandrolone che ci fa, si gonfia gli occhi?

L’altro, il portoghese Fernando Couto, 32 anni, è un jolly preziosissimo della Lazio. Alla sua età, e
con la sua esperienza internazionale, non sarà uno che teme l’intensificarsi degli allenamenti fino a
chiedere soccorso agli anabolizzanti. Boh.

Non mi passa nemmeno per l’anticamera del cervello di fare l’innocentista, a maggior ragione
quando da anni, ne stanno facendo di tutti i colori, dall’emotrasfusione alla finlandese
all’eritropoietina detta Epo, dagli ormoni agli stimolanti. Nel 1997, un dossier dei Verdi portava
questo titolo in Parlamento: “Il problema del doping nello sport italiano, ovvero come l’Italia è
diventata un paese dell’Est”. Dove Est stava per sinonimo di imbottito fino ai capelli. Dico soltanto
che la confusione è enorme. Ci sono scienziati pronti a dire in televisione che “il nandrolone fa bene
al calcio”, altri che negano qualunque certezza in materia; altri ancora che raccomandano, in attesa
di saperne di più, di raddoppiare come minimo la soglia consentita. In tanta anarchia scientifica, si
rischia grosso due volte. Primo, colpendo a casaccio fior di professionisti, secondo favorendo i tanti
Frankenstein alla biochimica. Comunque per Vieri, Chiesa, Baggio e il Valentino di ieri, metto
entrambe le mani sul fuoco. Quello delle mamme, caro Giuàn Brera, resta pur sempre il vero
nandrolone.