2001 Luglio 13 Donne/2

2001 Luglio 13 – Donne 2

Elisabetta Casellati ha al suo attivo mille cause matrimoniali. “Nessun caso – ama ricordare
l’avvocato padovano – è mai uguale all’altro. Ogni scena da un matrimonio vale davvero a sé, ad
personam, mescolando emotività e irrazionalità. Quando mi si chiede: lei, nei miei panni, cosa
farebbe?, io rispondo: “Ma io non sono lei” Parto sempre da questa doverosa precauzione”.
Mille storie, mille storie uniche. “Per questo – mi ha spiegato un giorno – riesco ogni volta a stupirmi.
La fantasia della vita è inesauribile”.
Venticinque anni fa, o giù di lì, fu il primo avvocato donna ad essere accreditata presso il Tribunale
Ecclesiastico Triveneto. Allora, sulla metà degli anni Settanta, la società veneta pre-nordestina si
stava già rompendo in profondità, tanto che cominciava a temere per la sua stessa “anima”.
Due mesi fa, facendo il bis del 1994 con Forza Italia, Casellati è stata eletta senatore con 77.589 voti(
nel 1996, con 54 mila, non ce l’aveva fatta). Divorzi professionali a parte, in politica si era sempre
occupata di sanità, presiedendo a suo tempo la commissione del Senato.
Non ama la Bindi, questo si sa da una vita. Adesso, preme per far approvare alla svelta un disegno di
legge contro l’irreversibilità della scelta, dei medici, tra lavoro all’interno degli ospedali e fuorimura.
Sul tema, s’incavola pure: “Impedire loro di cambiare idea a proposito della scelta di lavoro è
incostituzionale. Contro l’articolo 4” assicura.
D’ora in poi, i suoi “affari” cambieranno però radicalmente. Non più matrimoni a strascico né
malasanità; si occuperà di “Affari Regionali” visto che proprio in queste ore l’hanno eletta presidente
dell’apposita commissione bicamerale.
Tra federalismi castrati, autonomie di facciata, riformisti cacasotto, devoluzioni e governatori spesso
in ordine sparso, la presenza di un veneto dovrebbe dar bene: con tutti i limiti, l’aria del Nordest resta
tuttora la più respirabile in fatto di riforme. Almeno, non le teme per niente.
Al contrario, vasta permane sotto il cielo istituzionale di Roma l’ottusità in materia, come ha ricordato
Fabio Barbieri citando molto a proposito uno slogan dell’ex cancelliere socialdemocratico tedesco
Willy Brandt. “Osare più democrazia”.
Un osare che, giocando sul dialetto, personalmente leggerei in due modi: arrischiare o tentare più
democrazia, in italiano; ma, alla veneta, gridare più democrazia, osàre fino a disturbare la gente, a
voce alta. Questo osàre alla Dino Durante mi piace perfino di più.
Nei prossimi cinque anni di legislatura, sarebbe probabilmente utile che il senatore Elisabetta
Casellati osàsse più che può in commissione. Il suo modello dovrebbe essere Piazza delle Erbe, non
il Tribunale Ecclesiastico.
Non badi al bon ton, signora.