2001 luglio 12 Donne/1
2001 luglio 12 – Donne 1
L’avvocato Annamaria Bernardini De Pace è, assieme a Elisabetta Casellati e Laura Remiddi, una
delle matrimonialiste più note d’Italia, anche perché fece da detonatore di Tangentopoli. Una storia
paradossale questa, anche divertente se vogliamo, che parte dalla causa dell’ex moglie di Mario
Chiesa, il cosiddetto “mariuolo” della distratta definizione craxiana, in realtà il prototipo del sistema
delle mazzette. Era l’anno di grazia 1992, bei tempi.
L’avvocato ottenne per la sua cliente un assegno di quattro milioni al mese, ma Chiesa smise di pagare
gli alimenti alla ex moglie sostenendo di non farcela proprio con quella cifra. Il “mariuolo” era anche
un po’ “pirla”, si direbbe bonariamente a Milano, perché non sospettava minimamente che l’ex moglie
e il suo avvocato avessero in mano un bel po’ di documenti dai quali saltavano fuori conti correnti
come funghi, ma il cui profumo anziché di bosco era di sottobosco, con tangenti in luogo di licheni,
felci e muschi.
La documentazione, portata in Procura, si accasò nel computer del pm Antonio Di Pietro. Così partì
Mani Pulite, senza razionalità storica, da una storia intima di coppia: una causa per alimenti avrebbe
seppellito la prima Repubblica.
Intervistata da Claudio Sabelli Fioretti su “Sette”, Annamaria Bernardini Pace racconta la sua carriera
senza peli sulla lingua. Mi ha colpito il ricordo del suo primo successo in tribunale: contro Mina. Sì,
la divina del bel canto leggero.
Sentite l’avvocato. “Il mio primo grande successo fu la causa contro Mina per conto del suo autista.
Mina era una voltagabbana: questo autista era stato vicino a lei in modo commovente. Era stato il suo
segretario, amico, fratello, aveva trascurato la moglie e i figli per stare con lei, e lei è stata di una
ingratitudine insopportabile. Appena si è ammalato di cancro, lo ha licenziato senza fargli avere la
possibilità di una pensione, né niente. Morì in pochi mesi lasciando una moglie e due figli senza
soldi”.
Di Mina preferivo da un paio d’anni l’album “Olio”. D’ora in poi, mi sembrerà olio di ricino.