2002 febbraio 3 Cultura

Cultura/rubrica Giorgio lago per domenica

DOMENICA 27

La sintesi

Letta sulla parete di un sottopassaggio ferroviario, fra scritte e graffiti di ragazzi :”Anarchia e
Ordine”. Definizione perfetta del mondo, soprattutto dopo l’undici settembre.

LUNEDI’ 28

Il divorzio

A sostegno dell’assoluta indissolubilità del matrimonio, il Concilio di Trento lanciò quasi cinque
secoli fa l’anatema, cioè il top della condanna di ogni separazione. E oggi il Papa non fa che
ripetere un appello vecchio di mezzo secolo, quando i gesuiti ( vedi G. Perico s. j. )chiedevano a
“legali e magistrati un’azione educatrice, con il rifiuto della loro prestazione diretta in favore di
domande di divorzio”. Nessuna novità .
Le coscienze sono un territorio privatissimo, cristianamente sempre appellabile, ci mancherebbe.Le
leggi no : volute dai cittadini, rimandano soltanto ad essi.Date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio
il suo.Anche al Papa il suo.
L’introduzione del divorzio in Italia non fu fra l’altro un colpo di mano parlamentare, ma una
lunghissima marcia con in testa deputati socialisti,da Renato Sansone nel 1954 a Loris Fortuna nel
1965, fino al liberale Baslini e al radicale Pannella. Sul piano del diritto, il referendum popolare del
1974 suggellò la più utile pagina laica dell’Italia del dopoguerra.
La società, non la politica, aveva voluto il divorzio,atteso come la manna da almeno un milione di
coppie,condannate a divorzi di fatto, dunque alla loro forma più ipocrita e più odiosa anche per i
figli. Allora, per dire come eravamo messi, Torino veniva chiamata la “Mecca dei divorzi” soltanto
perché la sua corte d’Appello le provava tutte per annullare poche centinaia di matrimoni sfasciati,
ricorrendo perfino a un’elastica infermità di mente o addirittura convalidando sentenze di allegri
tribunali rumeni!
Non per niente la Doxa, capostipite di tutti i sondaggi, segnalava nel 1953 che gli italiani
favorevoli al divorzio erano già il 35 per cento .Tantissimi per l’Italia di Pio XII,con i cattolici che
per tirare l’acqua della polemica al proprio mulino sbandieravano Giuseppe Mazzini tra gli anti-
divorzisti. Sembra tutto così lontano nel tempo.
Preistoria,insomma, distante anni-luce dal comune sentire dell’Italia di oggi che considera il
divorzio non una sfida libertina al buon Dio, ma un rimedio sociale, uno strumento di vivibilità
umana, un diritto civile europeo. Ogni riferimento sarà casuale, ma le cronache riportano che il
monito del Papa ha trovato il consenso più convinto da parte della comunità musulmana in Italia…
C’è ancora un sacco di lavoro da fare per i liberali,altro che.

MARTEDI’ 29

Perlasca

Di Giorgio Perlasca da vecchio, avevo bene in testa le foto dei giornali e il libro rivelatore di Enrico
Deaglio quando lo descrive:”Magro e alto, gli occhi azzurri, ancora tali “. In televisione mi sarei
aspettato un tipo alla Burt Lancaster, non certo l’attore Luca Zingaretti, tutt’altro fisico: come far
interpretare Mussolini a Robert Redford.
Ci sono rimasto male, poi ho capito che bastava per rendere bene Per lasca da giovane. Bastava che
l’interprete fosse bravo ; non serviva che ne fosse anche la controfigura a memoria, maniacalmente
aderente come sa fare Maryl Streep quando porta sullo schermo fatti e persone presi dalla realtà .
Quel Perlasca così diverso dall’originale in carne e ossa, finiva anzi per dire a 13 milioni di italiani
che la sua poteva essere la faccia di chiunque, anche di un fascista come tanti che si è fatto amare
come nessun altro. Non una foto tessera ma un profilo d’uomo; non il personaggio ma la persona ;
non una ricostruzione storica ,semmai un pro-memoria per i giovani soprattutto. Il volto mai esibito
di una grande avventura del bene.
Non so come dire: la sua storia é diventata più importante della sua stessa identità. Se lui era stato
così a lungo silenzioso , ha parlato per lui il suo miracolo fatto a mano, giorno dopo giorno, rischio
dopo rischio, vita su vita, 5.000 e passa vite . Dovremmo mettere in fila 5.000 persone, una ad una,
per capire davvero cosa deve essere stato, là dove era la morte a valere meno di zero, non la vita. A
volte,per le liste di Schindler come di Perlasca, la vita si poteva almeno comprare all’ingrosso,
come il bestiame ungherese.
La sua frase più ricordata oggi è questa :”Lei, che cosa avrebbe fatto al mio posto?”. Messa giù
così, sembra una domanda quasi retorica, disarmante , perfino scontata, se non nascondesse la
incolmabile distanza che corre tra quel punto interrogativo rivolto a ciascuno di noi e ciò che
Giorgio Perlasca , il Giusto, ha fatto per tutti..
Rispetto ai sei milioni di ebrei dell’olocausto, lui ha salvato quasi l’uno per mille di questa
indicibile contabilità . E abbiamo rischiato di non saperlo mai.

MERCOLEDI’30

Ben ci sta

C’era una volta Mani Pulite, quando il problema erano i ladri non i giudici, e l’Italia faceva scuola
anche in Francia. Questa settimana, “Le Nouvel Observateur” ricorda che fu il nostro vento di
fronda a conquistare allora la magistratura francese: all’opinione pubblica piaceva la fine
dell’”impunité des Importants”, esattamente come da noi, con un po’ di potenti per la prima volta in
braghe di tela di fronte alla legge.
Altro che persecuzione. In Francia , su 549 inchieste a carico di politici, più del 75 per cento
approdò a una sentenza di condanna, cioè a dire che erano fondate.Quanto a Milano, su 2.565
inquisiti, degli uomini politici non andò in galera praticamente nessuno: a proposito di giudici
pazzi per le manette.
Da allora tutto è cambiato, come segnalano i sondaggi sulla rivincita dell’indifferenza di massa ,sia
in Francia che qui. Tanti italiani non battono più ciglio sulla corruzione, salvo poi sorprendersi
come polli se ritrovano le tangenti vive e vegete in prima pagina, con gli stessi meccanismi di
sempre ma aumentate in percentuale.Per chi l’avesse scordato, ogni surplus sugli appalti pubblici
viene pagato dai contribuenti.
Ben ci sta.

GIOVEDI’ 31

Paure

Gandhi:”L’odio per lo straniero nasce dalla paura.Se scompare la paura, non può esistere più
neanche l’odio”.
Magyd Cherfi, cantante maghrebino:”Quando ero piccolo non amavo gli ebrei. I miei genitori erano
antisemiti, come lo si è in Maghreb; in berbero, la parola ebreo è un insulto, e ciò non dipende dalla
Palestina o dalla politica : è così. Non amavamo gli ebrei salvo quelli che conoscevamo! Questi
, in città, mia madre li adorava, erano nostri fratelli.”

VENERDI’1

A sinistra

E’ sicuramente per limiti miei, ma do la parola d’onore che non ho capito nulla di quel che è
successo a sinistra tra Fassino e Rutelli. Non è stata una svolta, non un pezzo di bravura
politica, nemmeno un’astuzia togliattiana, o una limpida baruffa tra leader e partiti nel tentativo di
spiegarsi bene almeno con i loro elettori.
Si sono scambiati, questo sì, attestati di stima tanto commoventi e reiterati da provocare un solo
effetto visibile ad occhio nudo:il centrosinistra non ha ufficialmente un leader,anche se fa
l’impossibile per mascherare questa sua fase impersonale.Dopo Prodi, c’è soltanto… Berlusconi,
nel senso che sarà lui a dettare per paradosso anche il travaglio dell’Ulivo: Berlusconi almeno
unisce per contrasto ciò che il centrosinistra tenderebbe di suo a frammentare ,con tanti mezzi
leader.Anche Rutelli lo è sempre stato in fondo; adesso di più.
A detta di Fassino, l ‘Ulivo ha bisogno più del pane di darsi un telaio nuovo di zecca, cioè la
“federazione” come suggerisce da tempo Massimo Cacciari. Sarà, ma se si trattasse soprattutto di
un problema di tecnica delle decisioni, i guai di Rutelli sarebbero già finiti prima di cominciare. E
se il centrosinistra decidesse invece cosa “essere” da qui alla fine della legislatura?
Se si vuole la socialdemocrazia,benissimo . Ma quale , quella di Blair, quella di Cofferati,quale?,
quella dei no-global forse? L’unico che aveva intuito cose importanti sul comunismo, in Italia, fu il
socialdemocratico Giuseppe Saragat, non a caso linciato per decenni. E il solo storico successo
conquistato dal centrosinistra si deve a Prodi, un democristiano di scuola emiliana; il professore non
aggiustò la “Cosa”, uno, due, tre;lui reinventò i moderati , da leader.
Vedo altro in queste ore all’interno della “federazione” prossima ventura:un po’ di sinistra alla
rinfusa che medita addirittura un referendum per impedire che due discendenti Savoia se ne tornino
dopo mezzo secolo dove gli pare in Italia! Ma tu pensa che bella federazione di perditempo.

SABATO 2

La citazione

Marcel Sacotte, magistrato francese, da “La prostituzione”, 1960. Vallecchi editore.
“Tutte le città di una certa importanza hanno determinate zone nelle quali la prostituzione si è
installata fin da tempi antichissimi, a volte fin dal Medioevo.Di solito queste zone si trovano nei
luoghi dove anticamente sorgevano le porte della città, nei dintorni delle stazioni o dei porti,nei
pressi dei mercati¸o dei quartieri di maggior traffico commerciale, o anche nelle vicinanze dei
ritrovi.
I sistemi di adescamento sono sempre gli stessi, qualunque sia il quartiere battuto dalle
prostitute.Quando un uomo accetta,la prostituta lo accompagna in albergo, e qui si fa pagare in
anticipo la tariffa concordata; cosa che non le impedisce di accettare o anche di sollecitare, dopo,
una regalia supplementare.
La donna è tassata un tanto al giorno,cioè deve versare ogni giorno una cifra prestabilita al suo
protettore. La consegna del denaro è effettuata alla fine di ogni settimana.
L’ammontare della tassa è stabilito dal protettore, in base alle possibilità di rendimento della
donna. E’ lui che fa la valutazione, o che la fa fare da altri “dritti”,abituati a questo genere di
stima.In questo caso il protettore accompagna la donna in un bar e la presenta agli esperti,che la
stimano ed emettono il verdetto.La prostituta che è stata sottoposta alla stima, a volte è molto fiera
di poter dire:” Sono una donna che vale trenta sacchi!” (Il “sacco “,o “Richelieu”, equivale a un
biglietto da 1.000 franchi).
E’ bene non farsi illusioni sui risultati di una legislazione repressiva di qualsiasi specie, per
mettere fine a un fenomeno sociale di così vasta portata come la prostituzione.”

Fine/lago