2002 luglio 21 Donne Natalia Aspesi

DOMENICA 14

Donne

Natalia Aspesi, giornalista:”Le madri e le nonne delle ragazze di oggi avevano lottato per
l’autonomia (per l’emancipazione, l’hanno fatto le bisnonne e le trisnonne), ma le ragazze d’oggi
non vogliono seguirle: sembra che tutte le loro energie e desideri li dedichino all’apparenza.” (da “Il
Venerdì”)
Elisabetta Sgarbi, responsabile editoriale alla Bompiani, sorella di Vittorio Sgarbi:”L’amore?Trovo
che la condizione perfetta sia quella dell’innamoramento all’insaputa dell’altro. Se l’amore si
rivelasse dovrebbe essere vissuto tanto appieno e reciprocamente che finirebbe subito. Certo, ogni
tanto, pesa il trovarsi a casa da sola, specie quando si sta male e sarebbe bello che qualcuno ci fosse
accanto.In compenso la completa libertà mi dà molto.” ( da “Io”)
Margaret Alic, studiosa americana:”Socrate e Platone furono gli unici filosofi greci a pronunciarsi
in favore dell’educazione delle donne. L’accademia platonica era frequentata di norma da straniere
che è probabile vestissero panni maschili per poter assistere indisturbate alle lezioni, poiché la legge
ateniese proibiva alle donne di frequentare assemblee pubbliche. Aristotele, e in ciò era assai più
rappresentativo del pensiero greco di quanto non lo fosse il suo maestro Platone, era assolutamente
convinto dell’inferiorità delle donne.” (da “L’eredità di Ipazia”, Editori Riuniti)

LUNEDI’ 15

Consigli

Abbandonate chi abbandona gli animali per strada.

MARTEDI’

Nomi

Una volta, quando sentivo dire “Taormina”, pensavo soltanto a un posto bellissimo. Peccato.

MERCOLEDI’17

Bolle

Mi sentivo un cretino quando non capivo il radioso avvento della New Economy, che chiamare
Nuova Economia era già da bifolchi. Per istinto contadino, mi sembrava troppo sganciata dalla
realtà e dal “prodotto” della vecchia economia. Una “New” esagerata, fuori di testa,enfatica, con
guadagni senza senso, iperboli di mercato, Rete anche dei sogni infranti.
A forza di “bolle”,crack, e residuale buon senso, ci siamo liberati almeno del mito della New
Economy: tra mito e mito, preferisco semmai Ronaldo! Adesso, la New farà la sua strada come tutto
il resto che sta fulmineamente cambiando il mondo , ma senza infliggere lezioni d’orgoglio
planetario.

Ho letto sul “Foglio” una battuta dell’artista americano Andy Warhol:”Andrei all’inaugurazione di
qualsiasi cosa, anche di una toilette.” Sempre meglio che andare a una chiusura di quotazioni
tecnologiche al Nasdaq.
Ma non c’è niente da scherzare, tanto meno con la finanza. La finanza è una creatura nevrotica e
incontinente che ha la specialità di far fare pessime figure agli economisti e affaroni a chi non
compare mai.
Quando va male, spesso gli esperti usano il termine bolla “speculativa”, come per denunciare una
sua anomalia. Sempre più spesso l’uomo della strada ha invece il sospetto che finanza e
speculazione siano sinonimi, vogliano dire la stessa cosa.
Vengono simpaticamente chiamati “gnomi” della finanza quelli che ne tirano le fila, forse perché i
piccoli e barbuti personaggi delle fiabe nascondevano e custodivano tesori nei boschi. In verità, i
soli nani sono oggi i risparmiatori: “piccoli”risparmiatori si dice infatti.
Negli Stati Uniti ad esempio la metà della famiglie americane possiede azioni e/o obbligazioni.
Nani di massa contro gnomi virtuali.
I nani, in particolare gli americani, si fidano. In politica come in finanza.
I cittadini tendono a fidarsi della parola del loro Presidente,e se un Nixon racconta balle proprio a
loro, loro si incacchiano rinunciando anche a un bravo presidente. I risparmiatori si fidano di Wall
Street, ma se poi scoprono che le loro gigantesche Enron di turno distribuiscono carta come tarocchi
e che i più blasonati controllori del mondo sono in torta o in sonno, allora si sentono di colpo
ingannati più che impoveriti.
E’ l’inganno non la perdita che ha fatto scappare dalla Borsa il signor John Smith, che sarebbe il
nostro signor Mario Rossi. Come ha osservato sul “Manifesto” un giornalista veneziano di casa
negli Usa, Fabrizio Tonello, “nemmeno un esercito di zelanti formatori dell’opinione pubblica al
lavoro 24 ore su 24 su 24 mila canali” è riuscito a convincere mister Smith a non fare una piega e a
non vendere nemmeno un’azione.
Una volta anche i guru più liberal del capitalismo sostenevano che più l’impresa è grande, meno
rischia perché sa programmarsi per tempo. Chissà se sarà ancora vero, oggi che proprio il grande
capitalismo – anzi il più globale come si dice – dimostra di essere il più insicuro dietro la facciata di
efficientissimi manager che guadagnano come un loro dipendente in 600 (seicento) anni di lavoro.
Come sempre l’America anticipa fenomeni e interrogativi erga omnes, buoni anche per noi che pur
discutiamo d’altro. Negli Usa è il troppo grande che inquieta Greenspan; in Italia è il troppo piccolo
che non convince Fazio.
E se la vera New Economy fosse invece proprio il caro vecchio “old” bistrattato “piccolo è bello”?
Visto che a detta del prof. Sergio Ricossa l’economia è il regno dell’opinabile, ogni dubbio
regge.Perfino il mio.

GIOVEDI’ 18

Bentornato

A cinque anni dall’occupazione del campanile di San Marco, è stato scarcerato Luigi Faccia,
l’ultimo dei Serenissimi in galera.Tra le tante lettere ricevute in carcere a Lodi, una diceva:”Ti
ammiro perché hai coraggio, ma io non ce l’ho.”

VENERDI’ 19

Berlusconi

Silvio Berlusconi ha pensato al Quirinale da quando aveva i calzoni corti. In ogni caso, da quando
si è messo direttamente in politica.
Quindici anni fa, prendendo il Milan, dichiarò:”Nelle mie attività mi sono abituato a essere il
primo.” E’ la regola. Essere il numero uno della politica vuol dire abitare al Quirinale.
Lo pensa da sempre e lo ripete quando gli serve. Secondo me, sente la cosa come un prolungamento
dell’Io più che come il traguardo di una carriera.
Un destino da primo. Non per nulla l’anno scorso, una volta ritornato al governo, disse:”Sono un
uomo felice.” Giulio Andreotti non avrebbe mai usato un’espressione così poco politica.
Mi stupisco di tanto stupore in giro. Gli italiani sono presidenzialisti, cioè per l’elezione diretta del
capo dello Stato, come dicono da anni i sondaggi: l’ultimo del Cirm, ieri su “Repubblica”, informa
che il 60 per 100 è per il sì.
Il più presidenzialista, all’americana, è Marco Pannella. Seguito a ruota da Fini, al quale basterebbe
il modello francese alla Chirac,detto semipresidenzialista, che da sempre piace anche ai centristi
post-Dc. Vedi Buttiglione e D’Onofrio, fino ad Agazio Loiero – ex bestia nera di Galan – che
considera “il nostro presidenzialismo figlio della cultura democratica e ispirato alla lezione di
Calamandrei.” (Giurista e fondatore del partito d’Azione, lo stesso cui si ispira Ciampi).
Bossi non sarebbe presidenzialista in natura, ma lo è per merce di scambio con il federalismo,
esattamente come nel 1997 nella Commissione Bicamerale per le riforme. Allora Massimo
D’Alema, che la presiedeva, definì frutto di “un accordo alto” il voto che approvava a maggioranza
proprio il semipresidenzialismo alla francese.
E’ tutto ampiamente già noto,a cominciare dai disegni di Silvio Berlusconi. Per le sue ambizioni di
capo, Palazzo Chigi gli fa già l’effetto di un monolocale.

SABATO 20

La citazione

Giorgio Soavi da “Indro”, editore Longanesi,2002.
“Nelle sue stanze di lavoro Indro Montanelli preferiva non avere niente. Lettino,tavolino,piccola
macchina per scrivere alla quale era stato tolto il coperchio, non tanto per vederci dentro ma perché
lui, magro,amava la parte magra, lo scheletro della macchina per scrivere.
Sul tavolino c’era una risma di carta, una matita o una biro o una stilografica perché, quando aveva
scritto un ritratto o un articolo per il giornale, rileggeva per correggere subito.
Non ho dimenticato che su quel tavolino, oltre alle cose citate, a Montanelli teneva compagnia un
Dizionario della lingua italiana. Non gli ho mai visto altri libri. Sembrava carcerato, con lo stretto
necessario. Saponetta, asciugamano, pettine, specchietto bicchiere e caraffa con l’acqua.”