2002 maggio 25 Caro Direttore
Caro Direttore, avendo fatto una lunga cosa per l’Alto Adige (Simoni), non ho fatto in tempo a
preparare un fondino. Dalla rubrica ho ricavato questo corsivo,se ti può servire.Ciao,grazie.
Padre Nostro
I cristiani recitano il Padre Nostro da quasi 2000 anni, da quando Matteo lo riferì nel suo Vangelo
sotto dettatura del Signore. Così testimonia la Bibbia nel Nuovo Testamento, cioè nel nuovo patto
con Dio. ( “El paròn del mondo” era solito chiamarlo il nonno friulano di Pietro Nonis oggi vescovo
di Vicenza).
Il Padre Nostro non è “una” preghiera, ma “la” preghiera . E’ la preghiera che contiene ogni altra
preghiera dei cristiani, perché li rende tutti figli.
Si può dimenticare il Padre Nostro; magari la recita s’inceppa o si perde come la memoria poco
esercitata. E’ invece impossibile non averlo ascoltato, imparato, almeno bisbigliato da bambini,
come in uno sconfinato filò collettivo, che intrecciava tradizione, speranza, identità, fede,oralità. “
Padre nostro che sei nei cieli…dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti…”
Padre, cieli, pane, debiti: era ed è la preghiera più umana, poco o niente teologica . Senza tanti giri
di parole riporta il Dio paterno sulla terra, quasi lo convoca qui coinvolgendolo direttamente anche
nelle necessità e nelle grane della vita di ogni giorno. La mamma mi diceva che il Padre Nostro ci
lascia trattare Dio con confidenza.
Mettendo mano alla nuova traduzione della Bibbia, adesso 203 vescovi italiani hanno deciso di
cambiare anche un paio di righe del Padre Nostro. Più che altro, hanno modificato un verbo (“non ci
indurre in tentazione” diventa “non abbandonarci alla tentazione”) e sostituito una minuscola con
una maiuscola (“ma liberaci dal male” diventa “ma liberaci dal Male”).
203 vescovi italiani hanno detto sì alla modifica, uno soltanto ha votato no. Per quanto
indegnamente, sto con l’unico renitente vescovo conservatore, il solo che intende continuare a
pregare esattamente come nel testo dell’evangelista Matteo.
E’ addirittura ovvio che non mi passa nemmeno per l’anticamera del cervello di fare il bullo con le
sottigliezze della Chiesa e di confutare le sue argomentazioni. Oltretutto, già una ventina di anni fa,
padre David Maria Turoldo era solito indicare con la m maiuscola il Male, che lui chiamava il
“grande Male” e che definiva così:”l’amore del Nulla”, anch’esso maiuscolo come una maligna
entità che insidia l’esistenza.
E forse, lo capisco anch’io, il nuovo “non abbandonarci alla tentazione” è più tenero del vecchio
“non ci indurre in tentazione”. A pensarci bene, “indurre” suona un po’ crudo, quasi che Dio ci
metta qualcosa di suo nel far cadere in errore dei poveri cristi come noi.
Parola di Dio alla mano, le modifiche al Padre Nostro saranno anche canonicamente opportune, non
dico di no. Però, avrei lo stesso lasciato tutto come prima, sillaba per sillaba, in omaggio al tempo
millenario, all’antico suono, alla cadenza originale, alla intatta familiarità con la preghiera delle
preghiere.
Padre Nostro che sei nei cieli, non indurci in tentazione ma liberaci dal male di rimettere sempre
mano a quel po’ di eternità che sopravvive faticosamente tra noi.