2002 maggio 5 Italiani

DOMENICA 28

Italiani

Alla fine del concerto di addio ai mitici Philarmoniker di Berlino, da lui diretti per 12 anni, il
maestro Claudio Abbado, milanese, riceve applausi per quasi 30 minuti e più di 20 inviti a uscire
sulla scena dai duemila spettatori tedeschi, per tradizione esigentissimi con i direttori d’orchestra.
Anche se non risulta dalla bilancia commerciale, questo è export da primato.

LUNEDI’ 29

Trieste rotta

Scipio Slataper, scrittore triestino, nel 1916: “Noi vogliamo bene a Trieste per l’anima in tormento
che ci ha data. E essa ci strappa dai nostri piccoli dolori, e ci fa suoi, e ci fa fratelli di tutte le patrie
combattute.Essa ci ha tirato su per la lotta e per il dovere. E se…dalla sua anima crucciata e rotta
s’afferma nel mondo una nuova volontà, Trieste è benedetta d’averci fatto vivere senza pace né
gloria”. ( da “Il mio Carso”)
Roberto Menia, assessore di An al Comune di Trieste, il 25 aprile: “Quale ‘liberazione’? A Trieste
io ne conosco due: quella del 12 giugno 1945, quando se ne dovettero andare i titini, e quella del 26
ottobre 1954, quando la città tornò finalmente all’Italia. Cos’è, devo festeggiare forse l’arrivo dei
titini?”. ( dal “Corriere”, a Gian Antonio Stella)

MARTEDI’ 30

Venezia rosa

L’Unione europea ha calcolato di avere un milione e mezzo di prostitute, delle quali 50 mila in
Italia dove l’Azienda Sesso ha un fatturato stimato in 16 mila miliardi di lire. Quanto una manovra
finanziaria per aggiustare i conti dello Stato.
L’on. Bossi propone di fare più o meno come in Germania, Olanda o Spagna, aprendo degli Eros
Center ( privati) che tolgano le prostitute dalle strade.Il 20 settembre del 1958 la senatrice padovana
Lina Merlin, socialista eletta ad Adria, fece il contrario con una legge che porta il suo nome: le tolse
dalle “case chiuse” ( di Stato), alias “casini”, che erano gli Eros Center di allora.
A quei tempi, le prostitute censite erano 4.000 in 700 bordelli ufficiali, dove l’italiano medio pagava
tra le 500 e le mille lire. Scompariva tutto un mondo al quale il pittore spagnolo Pablo Picasso,
ispirandosi nel suo caso alle case chiuse di Barcellona, ha dedicato una serie di celebri disegni
erotici.
I post casini sono oggi a cielo aperto, cioè su strada, ovunque, senza più distinzione tra città e
provincia, tra periferie e circonvallazioni. La prostituzione è diventata l’ultima versione della
mobilità di massa; pendolare e itinerante, già pronta per la metropolitana di superficie, intasata
quanto la Pontebbana.
Per questo,a Venezia stanno sperimentando da qualche mese lo “zoning”, termine inglese che qui
vuol dire in pratica applicare il piano regolatore al sesso a pagamento. Si identificano delle zone
rosa per le prostitute, ma “zone” variabili, turnabili e a tempo determinato proprio per evitare che
diventino quartieri a luci rosse a tempo indeterminato e stanziali. No alla proposta di Bossi, dunque.
Tra l’attuale regìme a marciapiede libero e l’ipotetico Eros Center fisso, Venezia prova la terza via
con il sesso urbano rotatorio, nel tentativo almeno di alleggerire la pressione sempre sugli stessi

quartieri, sempre sulle stesse strade, sempre sugli stessi abitanti. Il sindaco prodiano, prof. Costa,
assicura che i primi risultati sarebbero buoni.Vedremo.
Certo, in fatto di prostituzione Venezia non ha mai avuto niente da imparare da nessuno.Il boom
della Serenissima coincise per secoli con la più alta percentuale europea di “honorate cortigiane”
per abitante. Nel Quattrocento, una sola delle tantissime taverne del centro storico poteva avere 40
camere da letto a disposizione del fiorentissimo turismo del sesso mentre a Mestre, dovendosi
spostare un accampamento militare, furono mille le prostitute che dovettero fare fagotto.
Fu pubblicato nel Cinquecento anche tanto di catalogo di 210 cortigiane meretrici, con
nome,cognome,indirizzo e tariffa personale. Godere della loro “amicitia” costava da mezzo scudo ai
30 scudi, ma per chi le prenotasse a turno tutte era previsto un conto tondo di 1.200 scudi d’oro.
Un’occasione!
Al sole delle altane le cortigiane si facevano bionde con strani intrugli.Spesso si travestivano da
uomo. Adescavano dappertutto, usavano anche la gondola come alcova, erano già multietniche
provenendo da ogni dove, determinavano a volte la stessa toponomastica: vedi, ad esempio, il Ponte
delle Tette. Nonostante gli innumerevoli provvedimenti della Repubblica, ora repressivi ora
rieducativi, Venezia era la città più libertina del mondo. Nel Settecento anche le monache giravano
“ a seno quasi del tutto scoperto”; vestivano più da ninfe che da monache,annotò un nobile toscano .
Una volta il Consiglio dei Dieci espulse tutti i lenoni per liberare le prostitute dallo sfruttamento,
ma fu ben presto occupato e preoccupato più dal flagello della sodomia che dalla
prostituzione.Almeno in questo i tempi sono molto migliorati.
Oggi a Venezia è tempo di “zoning”, girotondo di lucciole di strada a zone. Il mestiere più vecchio
del mondo diventa una questione urbanistica.

MERCOLEDI’ I

Il lavoro

Don Livio Destro, incaricato veneto per la Pastorale Sociale del Triveneto:” Il lavoro è l’esperienza
più globale dell’umanità”

GIOVEDI’ 2

L’Europa

Domanda: perché l’Europa non alza la voce contro la propaganda antisemita nei paesi arabi?
Risposta di Elio Toaff, rabbino capo di Roma:”Gli ebrei sono pochi. Gli arabi miliardi”.( dalla “Re
pubblica”)

VENERDI’ 3

La Tv

Anni fa, dopo che Renzo Arbore aveva lanciato come sigla di un programma televisivo la canzone
Cacao Meravigliao, non pochi cominciarono a richiedere nei negozi di alimentari quella marca
ovviamente inesistente. All’ennesima richiesta, un commerciante di Milano espose una scritta nella
sua vetrina:”Non vendiamo il Cacao Meravigliao”.
Come a volte in politica, la pubblicità funziona anche senza il prodotto.

SABATO 4

La citazione

Pierre Leulliette, francese, da “Il mestiere della morte: memorie di un parà”,1954, Feltrinelli
editore.
“Io sono uno che voleva vivere eroicamente. Ma come fare, da borghese? Alle otto di mattina in
metropolitana pigiato tra una folla di servi in colletto duro?Lo so bene: eroe è chi fa ciò che può.
Ma io avrei voluto fare di più, non importa cosa, ma di più, e subito. Ho finito per arruolarmi, come
tanti altri, a diciotto anni. Del resto mi spingeva soprattutto il gusto dell’avventura. L’Avventura!
Era la sola parola che avesse un senso per me.
Sono andato tre volte in Indocina ( oggi Vietnam, ndr). Sono rimasto ferito cinque volte,e ogni volta
ci ritornavo, come si ritorna a un vizio: ah, se la cercavo con furia l’Avventura, io! Ma non la
trovavo nella giungla, dove le foglie sembrano mani e le liane corpi di donna; e così mi dicevo:”
Vai avanti, sempre avanti”. Ma non arrivava mai niente.
Oh, potrei andarmene, sistemarmi, stufo di aspettare. I miei sono ricchi, hanno quel che si dice roba
al sole. Potrei sposarmi, diventare un bravo ragazzo…Ma non ne ho voglia, non ne avrò mai
voglia. Mica che ci creda alla guerra, all’eroismo e a tutto questo cinema…No, no. Ma preferisco
ancora lasciarmi fare fesso. Ah, se potesse esistere un’altra avventura che non fosse quella della
Morte, come mi ci butterei, se esistesse.Ma è troppo tardi ormai. Conosco meglio la morte della
vita”.