2003 maggio 26 Il Prefetto e le rapine
2003 Maggio 26 – Il Prefetto e le rapine
Ma che bravo il buon prefetto di Milano. Lui sa a menadito quando e come si deve usare un’arma
regolarmente denunciata da un cittadino. Lui conosce la gelida arte della “misura” e, manco a dirlo,
dell’”equilibrio” faccia a faccia con un rapinatore armato di pistola e di violenza. Lui sa meglio di
un asettico manuale di diritto penale se la reazione di un rapinato sia “commisurata” all’offesa del
rapinatore.Ed é in grado, a sangue freddo come la burocrazia, di mettere a fuoco in pochi secondi
di umanissima paura i requisiti della legittima difesa, la proporzionalità della reazione e la
fattispecie dell’eccesso di legittima difesa.
Lui sa sempre come si fa.
Forse trascura una sola cosa , ma vecchia di secoli: che l’aggredito, come diceva un giurista, “non
ha una bilancia in mano”, é in stato di necessità, va giudicato non sulla carta ma al momento, non in
astratto ma in concreto, in quelle circostanze non a tavolino. Soprattutto, aggiungo io, se vittima
della seconda, terza, magari quarta rapina sul posto di lavoro, mentre su di lui precipitano insieme e
nello stesso attimo l’inquietudine quotidiana, la voglia di difendere un diritto minacciato e la
percezione di essere lasciato solo dallo Stato. Se in via Anelli a Padova si sentono impotenti i
poliziotti, può sentirsi perduto un tabaccaio rapinato a mano armata a Milano? Il prefetto saprà di
sicuro dare una risposta commisurata.
Pratica archiviata.