2003 marzo 8 Il Lavoro

2003 Marzo 8 – Il Lavoro

Come è messa male l’Italia.Provoca angoscia, racconto subito perché.
Arrivo in una bella villa veneta che adesso è il “Relais Monaco” dei Benetton a Ponzano, tra vigne e
piante secolari. I metalmeccanici della Uilm hanno preso in affitto una sala da convegni per il loro
seminario sul contratto da rinnovare, sulla flessibilità, su un’economia che sta rivoluzionando
soprattutto il lavoro dipendente e le sue forme, le sue regole, la sua stessa natura.
Sono presenti a centinaia, arrivati anche in pullman, soprattutto quadri sindacali, dirigenti di base.
Oggi più che mai il lavoro mette in gioco orari, produttività, qualità, competizione, prodotti,
fatturati, organizzazione. E persone in carne e ossa, le cosiddette “risorse umane”.
Si dice occupati, ma si pronuncia persone. Accanto ai problemi contrattuali del giorno, nessuno di
chi prende la parola in sala dimentica per un solo minuto di riferirsi al futuro, alla sua famiglia, ai
figli, a mogli e mamme prese tra casa e lavoro, agli asili e ai servizi, per cercare di sentirsi più
realizzati in azienda e di campare meglio in famiglia. Un lavoratore senegalese aggiunge la fatica
nel trovare un’abitazione.
Economia e società o camminano assieme o impoveriscono entrambe. Sono quattro gli ospiti,
invitati dalla Uilm per il faccia a faccia. Due politici (Sacconi e Treu), un confindustriale (Guidi) e
un manager (Castro). Storie personali molto diverse, ruoli differenti, posizioni politiche anche
contrapposte, ma stesso stile razionale e una sola visibile dotazione in comune: la scorta.
Viaggiano da tempo tutti e quattro sotto scorta, 24 ore su 24. Davanti alla villa, auto dei carabinieri,
auto civetta, lampeggianti blu, gente del ramo in borghese. Più che un incontro sul lavoro,
sembrerebbe un convegno sull’incolumità personale. Che cosa hanno mai fatto questi quattro
signori per dover essere protetti a tempo indeterminato dallo Stato?
Guidalberto Guidi ha l’aria argentata di uno Stewart Granger, attore di film avventurosi d’altri
tempi. E’ modenese, con un’azienda elettronica che deve aver preso a suo tempo dalla Zanussi, se
ricordo bene.
Una volta l’industriale metalmeccanico Mario Carraio mi disse:” Guidi è un falco che dialoga
sempre con tutti.” In Confindustria ha non a caso il molto delicato incarico di consigliere per le
relazioni sindacali.
E’ scortato da un anno ma adesso la vigilanza è raddoppiata, dopo che si è scoperto che le Brigate
Rosse lo avevano seguito da vicino dove lui fa base a Roma, tra la foresteria di Confindustria e
l’hotel Majestic. I carabinieri che lo proteggono hanno infatti riconosciuto chi lo teneva d’occhio
nella foto di uno dei due brigatisti della sparatoria sul treno.
Maurizio Sacconi, trevisano della Sinistra Piave, mette sempre “L’Avanti” in bella vista nella
mazzetta dei giornali. Era deputato socialista a 29 anni, oggi a 53 fa il sottosegretario delle politiche
sociali del centrodestra. “Il bipolarismo politico va bene, – è la sua tesi – ma non per le relazioni
sociali. Il conflitto deve essere l’ultima evenienza.”
Tiziano Treu, 63 anni, vicentino, è un professore universitario part-time con il centrosinistra, di cui
è la voce più autorevole in tema di lavoro. Al centrodestra dice:” Non fatevi venire l’ossessione
della flessibilità. Piuttosto, abbiamo una montagna di norme, troppe.”
Come Sacconi, anche Treu faceva riferimento a Marco Biagi, assassinato un anno fa dalla Br: venti
anni di collaborazione, di studio e di amicizia anche familiare. Treu fu messo sotto scorta la prima
volta nel 1984, dopo l’omicidio Tarantelli, ai tempi del referendum sulla scala mobile. Le sue scorte
sono intermittenti come le scie di sangue, Tarantelli, D’Antona, Marco Biagi.
Chi lavorava sulle regole, chi provava a modernizzare, ci ha rimesso la vita. Chi si ispira a un libro
bianco, dal pacchetto Treu fino alla riforma Sacconi, rischia. Tutto l’anello del dialogo tra parti
sociali è sotto minaccia.
Lo sa più di chiunque Maurizio Castro, quarantacinquenne manager, un po’ friulano un po’ veneto,
che guida l’Electrolux-Zanussi di Pordenone. Ha conosciuto la prima scorta nel 1992 e è
ininterrottamente sotto protezione da quattro anni, dal 1999. Pazzesco.

La sua grande colpa è di aver fatto di questa straordinaria azienda un laboratorio giuslavorista. Un
modello alto di partecipazione, che per merito di sindacato, azienda e assemblee operaie ha
elaborato innovazioni da far scuola. Spiega Castro:”Serve non un modello antagonista, ma
agonistico.” Contratti per fare risultato d’assieme, sociale ed economico.
Ecco. E’ questa la vita ordinaria per tanta gente come Castro, Guidi, Sacconi, Treu. Vite pubbliche
vigilate a vista e inquiete vite private, che a volte pagano duri contraccolpi psicologici.
Sotto scorta è l’Italia del nuovo lavoro, bersaglio di un terrorismo per nulla di stampo vecchio. Anzi
meno ideologico di ieri e più tecnico; più interessato alla cronaca sociale che alla storia
rivoluzionaria.
Marco Biagi morì perché non protetto. Chi, di qualunque colore politico, si ispira a lui deve
convivere con carabinieri e poliziotti.
Un Paese costretto a scortare i suoi riformisti è un Paese gravemente malato.