2003 ottobre 26 Berlusconi
2003 Ottobre 26 – Berlusconi
E’ ufficilae; da ieri non c’entra più la magistratura, né l’opposizione. I guai di Silvio Berlusconi
dipendono dalla sua maggioranza: parola del presidente del Consiglio che ha minacciato ministri e
alleati di governo di prendersi famiglia, barca, soldi, e di mollare su due piedi politica & potere.
“Posso andare in posti bellissimi”, ha concluso senza precisare dove, forse la Sardegna forse le
Bermude.
In schietto milanese , la mamma del presidente gli ha sempre detto:” Silvio, te lauret semper”, tu
lavori sempre. Soltanto che adesso l’elogio materno ha preso alle sue orecchie probabilmente
tutt’altro suono politico. All’on. Berlusconi sembra quasi di lavorare per niente; “te lauret semper”,
ma per niente.
La prima promessa da presidente era stata non a caso la fine del cosiddetto “teatrino”, che sarebbe
la politica assimilata all’ intrattenimento, alla finzione, al birignao, alla scena, alla battuta, al
varietà, a salotti e a pettegole declamazioni d’intenti. E’ capitato il contrario; il teatrino all’interno
della maggioranza ha battuto ogni record di dispetti incrociati, superando in masochismo perfino il
centrosinistra che in questa materia di solito fa testo.
L’on. Berlusconi ha dato perciò ai suoi e agli alleati un consiglio che vale un’ordinanza: se proprio
dovete litigare tra di voi, fatelo almeno “a porte chiuse”. Resta il fatto che il presidente non dà
l’esempio; semmai, si é a lungo dimostrato il fuoriclasse di quello stesso teatrino che ora imputa ai
partiti della sua coalizione.
Per l’intera estate, ne ha dette di tutti i colori, battute, paradossi, provocazioni, interviste da
colazione sull’erba, e correzioni, precisazioni, marce indietro, distinguo, tutto il campionario della
politica delle parole. Opinioni giuste o sbagliate, feriali o ideologiche fa lo stesso, ma nessuna “ a
porte chiuse”. Cosa che, fra l’altro, risulterebbe impossibile da praticare per l’uomo che ha
identificato la politica con la comunicazione a tempo pieno.
E’ proprio la politica dell’annuncio che fa da scuola guida al teatrino generale, il più distante fra
l’altro dallo stile degasperiano, prudente e concludente. Berlusconi pretende dagli alleati ciò che lui
si guarda bene dal fare mentre, ad essere precisi, gli alleati si adeguano semplicemente alla sua
filosofia televisiva: chi non appare non esiste, chi non parla é perduto, chi non si identifica cede
consenso, chi confonde si confonde, chi non buca il video buca se stesso.
Lo dimostrano gli ultimissimi sondaggi d’opinione pubblica. Anzi, se non sbaglio, deve essere
questa la prima volta nella storia che il capo del governo li cita per dichiararsi in svantaggio! “48%
noi e 47,8% loro”, ha puntualizzato per dire che il divario a favore del centrodestra é andato in
fumo.
Soprattutto in questa fase logorata della politica, i due schieramenti riflettono esattamente se stessi.
Ma con danni collaterali di diversa entità.
Il centrosinistra dimostra di reggere meglio il proprio disordinato teatrino interno, proprio perché é
privo di un leader indiscusso su piazza mentre il leader-ombra della coalizione, cioè Romano Prodi,
sta per ora a Bruxelles. Insomma, abituato alle stecche di un coro in libertà, il centrosinistra non fa
più notizia quando si divide su un tema dietro l’altro. La gente ci ha fatto più il callo.
Il centrodestra invece paga il doppio le sue risse, le sue polemiche, i suoi spiazzamenti tra alleati
perché fanno a pugni con il fondamento stesso della leadership alla Berlusconi, dunque personale,
carismatica, quasi provvidenziale e in ogni caso elettoralmente insostituibile. Sette anni fa
Berlusconi disse chiaro e tondo:” Senza di me si perde. Anzi, dico di più. Senza di me il Polo non
può esistere”. Non ha mai cambiato idea e niente fa pensare che la cambierà.
Ovvio che nulla lo possa preoccupare, oltre che infastidire, tanto quanto il calo di coesione
dell’alleanza, essendo lui in persona la sola, unica coesione del centrodestra. Potendo, un Forza
Silvio lo rassicurerebbe perfino meglio di Forza Italia. Più che tre partiti alleati, Berlusconi
amerebbe sinceramente un club di amici con cui governare a cena, come fa ogni settimana ad
Arcore con Umberto Bossi. Anche il suo portavoce lavora pochissimo: Berlusconi preferisce di gran
lunga la voce diretta, che il brusio del teatrino di Casa delle libertà può soltanto disturbare.
Questo non vuole affatto dire che Silvio Berlusconi si ritirerà con famiglia, soldi e barca in un
qualche bellissimo posto, anche perché é molto probabile che sogni ad occhi aperti soltanto di
ritirarsi un giorno al Quirinale, da presidente della Repubblica presidenziale. Piuttosto, deve aver
scoperto che Bossi, Fini e Follini/Casini, in ordine di apparizione, fanno sul serio.
Il loro teatrino é anche teatro vero: vogliono ciascuno una parte di co-protagonisti. La sola parte
indisponibile.
Non sarà una partita “ a porte chiuse”.