2004 giugno 21 Totti
2004 giugno 21 – Totti e il Trap
“Mondo sii, e buono; esisti buonamente…”, invita fantasticamente un verso di Andrea Zanzotto. Il
quale da poeta sa bene, molto meglio di noi, che il mondo non va avanti buonamente e che, al
contrario, riesce ad essere sleale e briccone perfino nei momenti in cui dovrebbe divertirsi o
distrarsi e basta. Storia vecchia quanto lo sport.
Per questo tra Pallone d’oro e Sputo d’oro la differenza può essere minima, la stessa che passa tra la
quotidiana normalità e il suo normale voltastomaco. Come arcinoto il calcio ne riproduce con
naturalezza la fotocopia d’assieme e fabbrica a getto continuo riti e truffe, manigoldi e trofei, e così
tanti rifiuti da consigliare la loro raccolta differenziata. Ce n’é per ogni cassonetto.
A noi poi sono capitate di tutti i colori, ordinaria amministrazione. Nel Mondiale del 1962 a
Santiago del Cile toccò all’Italia giocare contro la Nazionale di casa, avendo tutto contro, un
pubblico per l’occasione xenofobo, un arbitro inglese peggiore di Moreno, i cileni allenati alla rissa.
Il nostro Mario David, gran terzino friulano, si prese un cazzotto in piena faccia finendo lungo
disteso a cinque metri dal guardalinee. Sapete come andò a finire? Arbitro e guardalinee finsero di
non vedere; David fu poi espulso ma – questo il comico – non vide mai più in vita sua la maglia
della Nazionale! Picchiato in Cile e bastonato a casa, così imparò a prenderle.
E noi poveri scemotti, nel 2004, in pieno super “professionismo” fondato sullo spot e
sull’immagine, stiamo ad arzigogolare sulla squalifica di Totti, inverosimile semmai per difetto non
per eccesso. Altro che avvocati di grido convocati d’urgenza e litanie mammiste sulle presunte
provocazioni svedesi: sul piano umano, quella roba in faccia vale tre cazzotti, quattro gomitate e
cinque sgambetti. Soprattutto i calciatori sobri lo sanno.
Se Totti resta tecnicamente Totti, una sua schifezza resta una schifezza. La televisione ha fatto
soltanto il proprio mestiere, cioè mostrare. Ma una certa Italia da avanspettacolo ha da sempre il
vizietto di prendersela con chi fa vedere le spiacevolezze per attenuare in qualche maniera la
responsabilità di chi le commette. Qui non serviva difesa; bastava scusarsi.
Ora per ora, su tv e giornali italiani, di Totti si sapeva tutto. Che aveva smesso di prendere la
Nutella, che ama il pesce e il gelato variegato, che si era raccolto i capelli in undici treccine con
l’aiuto della morosa, che i nuovi scarpini gli facevano male, che le nuove calze gli lessavano i piedi,
che il peso ideale di 82 chili era vicinissimo. Era come se una telecamera azzurra lo puntasse 24 ore
su 24; quella degli svedesi lo ha seguito soltanto per un’ora e mezza di partita. E allora?
Il fatto é che quel Totti nevrotico ha esibito per l’ennesima volta la nevrosi di una Nazionale che
non si fida di se stessa. Sa di valere senza capire mai quanto, e il primo a non saperlo é il suo
selezionatore Trapattoni, non per nulla ossessionato dall’idea che fare il proprio gioco sia un rischio
mortale e che durante la partita i cambi debbano sempre ingrossare la trincea.
E’ vecchia la mentalità, é vecchio il Trap, é vecchia l’arte di sospettare a tavolino gli altrui
complotti. Per questo si attende domani sera la dignitosa Bulgaria come una finale mondiale.
Gli scommettitori vanno pazzi per la Nazionale del dubbio infinito.