2004 giugno 7 Gilardino
2004 giugno 7 – Gilardino e Del Neri
Dai tempi di Pelè erano i giocatori-bandiera con il numero 10 sulla maglia l’aristocrazia del football
anche se resta tuttora irripetibile il 14 di Cruyff, calciatore totale dell’Ajax. Ma oggi il più
emozionante numero del mondo é innegabilmente il 46, che Valentino Rossi si porta sulla moto
come un secondo personale marchio di fabbrica.
Chi lo ha visto ieri sul circuito del Mugello sa quel che dico. Uno spettacolo, sull’asciutto, sul
bagnato e sul misto carogna. Un sorpasso dietro l’altro e un’unica verità: Rossi é il solo pilota che
umilia qualunque moto gli mettano tra le gambe, Honda o Yamaha fa lo stesso. Mai visto uno così,
più bravo degli avversari e più bravo del mezzo che guida.
Rossi rende divertente il pericolo mentre sui piazzamenti ha le idee chiare:”Il quarto posto é una
medaglia di legno.” Di sicuro, lui vale 46 volte certi campioni del pallone gonfiati di schèi e di
televisione.
Segnalo però una bella storia. Il sacrilego passaggio di Capello dalla Roma alla Juve é roba da
ridere al confronto di Luigi Del Neri che, dopo cinque anni al Chievo, viene chiamato ad allenare il
Porto campione d’Europa. Chievo non fa nemmeno comune; indica una frazione, una località, un
borgo di Verona, eppure non scandalizza il salto da una minuscola nicchia provinciale a una città di
vini pregiati come Oporto, che fra sei mesi vedrà il suo squadrone volare a Tokyo per giocarsi il
titolo mondiale dei Club.
Fa colpo invece che Del Neri sia stato scelto dai portoghesi proprio per la qualità degli schemi del
Chievo, sotto osservazione da un paio d’anni. Imparentati con i brasiliani per lingua e piedi
buonissimi, i portoghesi hanno cioè girato mezza Europa finendo con lo scovare soltanto a Chievo il
tecnico che cercavano. Per il calcio italiano é la notizia dell’anno, la più consolatoria in un mare di
guai, di novelle a fumetti e di birbanti: “Dottò, il calcio é marcio” ha testimoniato ai magistrati un
boss pentito della camorra.
Del Neri é friulano di Aquileia. Fin da ragazzo ha avuto confidenza con gli antichi affreschi e
mosaici, che applica al calcio per ottenere un assieme moderno e gli automatismi ad ampio respiro
che fanno parte della scuola olandese. Anche avendo a disposizione undici illustri sconosciuti, lui
darebbe personalità al gioco: per tattica e mentalità il suo Chievo si fa sempre riconoscere, anzi é
l’unica vera novità partita dal Veneto da parecchi anni a questa parte.
Quando parla del suo calcio, Del Neri lo chiama “filosofia”. E’ un costruttore più che un gestore,
convinto che il gol sia quasi sempre frutto maturo del telaio della squadra non viceversa. Con il
Porto, proverà ad esportare in Europa un’idea pragmatica e organizzata del calcio, che non sempre
si misura a milioni e milioni di euro.
Nei panni di Trapattoni sono ad esempio convinto che in Nazionale Del Neri non avrebbe mai
rinunciato a un attaccante come Alberto Gilardino soltanto perché non avrebbe l’età, troppo giovane
a 22 anni! Il Trap ha una filosofia opposta a quella di Del Neri; va sempre sul sicuro; non gli piace
scoprire nuove ambizioni, semmai confermare le vecchie guardie anche a costo di un paradosso: il
centravanti italiano più in forma deve attendere il suo cauto “ processo evolutivo” (!).
Così parlò il nostro impagabile commissario tecnico. Che l’Europa lo perdoni e, soprattutto, lo
risparmi.