2004 marzo 8 Ferrari
2004 marzo 8 – Ferrari
Era considerata imbattibile alla vigilia, e la Ferrari 2004 non ha fatto una piega in corsa
dimostrandosi superiore dalla A alla Z tanto che Niki Lauda, ex storico pilota di Maranello, la
considera migliore perfino della vettura dominante del 2003. “Una splendida monotonia”
preannunciava l’altro ieri un bel titolo della Gazzetta.
Dopo una sfilza di vittorie e di record, la ricerca della qualità totale continua: chi domina ci prende
gusto; chi si annoia é perduto; chi si accontenta non gode.La ferrea legge della F1 é molto
dannunziana, non prevedendo l’invecchiamento delle ambizioni né dell’ammirazione.
Mi fa ridere chi pensa che a certi livelli ci si possa sedere sugli allori. Qui non esiste appagamento
che tenga, nella cattiva come nella buona sorte. Per un’Inter che ad esempio non si rassegnerà mai e
poi mai a perdere tutto come sta facendo da una decina d’anni, la Ferrari non si stancherà mai di
vincere dopo aver a lungo faticato e inseguito nel passato.
Marchi e piloti rispondono alla stessa filosofia. Vincere é uno status che ignora noia, assuefazione,
anoressia competitiva. Uno Schumacher demotivato sarebbe un’altra persona, uno sconosciuto, un
tipo di campione oggi nemmeno sospettabile in lui nonostante abbia stravinto tutto.
Luca Cordero di Montezemolo, che al Corriere dello Sport ha confessato di sentirsi sempre “un
ragazzo da bar” , ovviamente non perde mai di vista il fatto che la Ferrari é allo stesso tempo un
podio e un mercato, una passione e un profitto. Un business commerciale tanto esclusivo che il neo-
presidente di Confindustria lo traduce così:” La Ferrari ha sempre venduto un sogno, non soltanto
macchine e tecnologia.”
Il sogno tira che é un piacere. Oltre alla vendita di mille Maserati del gruppo, l’anno scorso
Maranello ha piazzato nell’affezionatissimo Nordamerica ben 1.350 granturismo del marchio
Ferrari, un altro record. E per la prima volta nella storia l’ultima fenomenale creatura é stata
presentata apposta negli Stati Uniti.
Un mese fa al salone di Detroit la nuovissima Scaglietti 612, costo 200 mila euro a vettura, ha
svelato quanto sia potente il fascino del “made in Italy”. Quando le é stato tolto il velo rosso,
nemmeno una Monica Bellucci in transito sarebbe riuscita a deviare gli sguardi dei presenti dal 12
cilindri da 540 cavalli.
Rappresenta tante cose assieme “la” Ferrari, anche un desiderio di perfezione . In uno stupendo
romanzo di Francis Scott Fitzgerald c’é chi piange felice davanti a una sfilza di ricercatissime
camicie di seta da uomo; non oso immaginare la reazione di quel personaggio davanti a un gioiello
di Maranello.
Debolezze letterarie a parte, la Ferrari di Schumacher e Barichello segnala una realtà
imprenditoriale italiana che batte i colossi multinazionali non soltanto negli ordini d’arrivo. Da
un’indagine del quotidiano economico inglese Financial Times, vecchio più di un secolo e a
diffusione continentale, la Ferrari risulta essere l’azienda dove si lavora meglio in Europa.
Un primato questo che rimanda a tutta una serie di valori positivi dei quali si sente oggi
doppiamente bisogno nei laboratori del capitalismo più avanzato. Il calcio dimostra platealmente
che non basta fare gol per dare reputazione a un fatturato sportivo.
Bentornata in pista, Ferrari! Con la prima vittoria dell’anno e con tutto il resto che porti nel motore.