2004 novembre 22 Calcio
2004 novembre 22 – Calcio No
Nei panni dei padroni nel calcio mi prenderei almeno il lusso di vietare alla televisione di mostrare
la Nazionale quando gioca in amichevole. Senza risultato in palio il popolo del Tifo si fa assenteista
e frigido; in poltrona s’addormenta. E’ una vecchia storia ma toglieteci una buona volta questo
strazio che ammoscia sia gli ascolti tv che i distratti umori dei cosiddetti “ragazzi” azzurri. Visto
che la noia é programmata , niente telespettatori: una volta tanto si riservi la Nazionale soltanto ai
pochi o tanti spettatori disposti ad andare allo stadio in barba a tutto, per puro volontariato. Contenti
loro, contenti tutti.
Il calcio italiano dimostra una sublime perfidia nel coltivare da qui all’eternità i suoi peccati mortali
e veniali . Prendendo a prestito la formula economica di Bruxelles, si potrebbe parlare di un
eccentrico “patto di stabilità” ma nel senso, beninteso, che qui da noi resta stabile soprattutto
l’instabilità, la precarietà che ora si trascina, ora insegue alibi, ora chiede l’elemosina, ora tira il
fiato, ora accelera, mai si risolve.
Fa parte dello spettacolo. E poi, guardiamoci negli occhi, va suppergiù così anche la politica che ha
imparato pochissimo dai lontani e disinteressati consigli di Machiavelli. Il grande fiorentino diceva
chiaro e tondo che il vero saggio si accorge del male prima che degeneri. Beh, vallo a dire oggi a un
leader di partito o al presidente di una società di calcio, tutti abbonati al rinvio e in cronica
familiarità soltanto con la “crisi” e/o il “fallimento”. A cose fatte.
All’inizio del campionato si parlava di una mezza rivoluzione nel taglio degli ingaggi. A novembre
i primi consuntivi accertano che non basta; anzi le perdite di bilancio sono sempre più pesanti, con
un paio di eccezioni.
Cifre alla mano, un’inchiesta di “Repubblica” ha ribadito voce su voce che il Milan spende per i
suoi giocatori 24 volte più del Messina e che anche il Vieri decurtato di quest’anno porta a casa
dall’Inter più o meno quanto l’intero parco giocatori dello stesso Messina. E a una squadra
provinciale come il Livorno occorrerebbero venti anni per raggiungere gli stessi ricavi della Juve in
un solo anno.
Nessuna novità. Il campionato ha saltato una domenica, i suoi problemi restano fissi in calendario.
In parole povere il calcio del 2004 incassa un euro e spende un euro e ottanta centesimi; a questo
ritmo nemmeno dieci premi Nobel messi assieme riuscirebbero a quadrare la contabilità.
Claudio Lotito, 47 anni, neo presidente della Lazio, sarà un personaggio da teatro stabile,
innamorato pazzo di se stesso, sicuro di una missione storica di risanamento, ma ha dimezzato dalla
mattina alla sera tutto, ingaggi, premi, benefici, rosa giocatori, debiti. Controlla di persona anche i
biglietti omaggio dopo aver rinunciato a trecento addetti di servizio alle partite: li ha sostituiti,
gratis, facendo appello alla “passione”, con un centinaio di dipendenti delle sue aziende. Ha un
allenatore pagato come in serie C ma la stessa classifica dell’Inter! Cose da pazzi.
Qualcuno imparerà qualcosa? Boh. Nel frattempo occhio alla sentenza doping che pende sulla Juve.
C’è davvero poco da divertirsi non fosse per l’Udinese. “Con le gambe e con il cuore” dicevano i
grandi titoli del “Calcio Illustrato” del dopoguerra: l’Udinese è così, lo spettacolo del gol svelto.