2004 settembre 6 Lippi

2004 settembre 6 Rossi e Lippi

Non sono giornate da aggettivi, queste, ma in una domenica senza incubi un campione come
Valentino Rossi meriterebbe un vagone di superlativi sportivi. Che sia il pilota più bravo al mondo
è noto da anni; che sia un perfezionista per qualsiasi cilindrata risulta evidente da cinque mondiali
già vinti in ogni categoria; che sia l’originalità fatta persona fa oramai parte della letteratura su due
ruote. Il suo 46 indica un tipo d’uomo oltre che il numero di gara.
Che poi abbia lasciato la moto vincente Honda per prendersi la perdente Yamaha riuscendo nel giro
di pochi mesi a invertire di brutto la gerarchia dei rispettivi valori, si sta rivelando gran premio
dopo gran premio un’impresa senza precedenti, da ingegnere honoris causa, da sensitivo degli
assetti, da leader più giapponese dei giapponesi. Per realizzare tutto ciò a 25 anni non basta essere il
numero uno a 330/340 all’ora né può bastare il coraggio in pista ( “Se uno fa i 350 in moto e non ha
paura allora è scemo”, ha detto al Corriere); serve la conoscenza del mezzo fino all’ultima
vibrazione, fino alla più impercettibile usura di gomma.
Ieri in Portogallo Valentino ha toccato la perfezione, un capolavoro di tecnica. Le sue traiettorie
sembravano disegnate sull’asfalto dalla mano di Leonardo.
Sommando ingaggi, sponsor e marketing vario, pare che Rossi valga più di quindici milioni di euro
all’anno. Beh, se penso a certi calciatori specialisti dell’apparenza, dovrebbe essere quotato il
doppio. Peccato però che anche Valentino abbia ceduto quest’anno al fumo dei dollari e dei marchi
multinazionali esibendo sulla tuta una marca di sigarette che non gli aggiunge un bel niente,
semmai toglie qualcosa al ragazzo che si distingue.
Almeno in questo il calcio ha mostrato l’altra sera una immagine in controtendenza con il nuovo
tecnico della Nazionale, Marcello Lippi, costretto a masticare due etti di chewing gum per ovviare
in qualche modo all’entrata in vigore del “Vietato fumare” in panchina. E’ un bel messaggio, che
forse stresserà fumatori alla Lippi o alla Ancelotti ma che vale più di uno spot di massa e che non
costa niente a nessuno.
Contro una dignitosa Norvegia non è che l’Italia abbia messo in campo un…Valentino Rossi da
gol. Solo che ci voleva poco a far meglio del recente passato, che è stato un inno nazionale alla
mediocrità.
A me sono piaciute le facce nuove; da telespettatore ne avevo fin sopra i capelli dei soliti noti,
molto onorati campioni dal posto troppo fisso anche in assenza di un po’ di forma. Privilegio questo
che, alla lunga, diventa un boomerang proprio per chi più ne gode, da Vieri a Del Piero solo per
esemplificare.
Ignoro se per vocazione o per forza di cose , sta di fatto che Lippi si è distinto da Trapattoni nello
scommettere più sulle nuove ambizioni che sulle vecchie aspettative. Parlo di Miccoli,
incomprensibilmente sottovalutato dalla Juve, di Gilardino per quanto stanco di olimpiade,
dell’emergente De Rossi, fino al colpo di teatro populista di Luca Toni , un metro e 94 di potenza,
88 chili di tenacia e, sissignori, un tocco-gol di esterno destro tra gli arti inferiori del portiere che ha
decretato proprio nella sua Palermo la superiorità di una nazionale senza miti di marmo.
Smettiamola con le baggianate, non è stata una passeggiata ma nemmeno l’ennesima prova
dell’anno zero. Un primo passo, forse.