1990 gennaio 14 San Marco «vietata» scatena la polemica
1190 gennaio 14 – San Marco «vietata» scatena la polemica
Quando si mosse verso Venezia l’onda di piena dei Pink Floyd, il prefetto stette a
guardare, il questore era appena arrivato perché freschissimo di nomina. I sintomi
parlavano tutti di un evento eccezionale; la prevenzione risultò minima: se non ci
scappò il morto, il merito resta tutto a una massa di giovani che – benché né
assistita né filtrata – si comportò benissimo nella stragrande maggioranza dei casi.
Quel concerto la Soprintendente ai beni ambientali e architettonici tentò in extremis
di dominarlo ponendo una soglia, in decibel, al volume del rock. Ma la macchina
dello spettacolo era troppo lanciata per potersi curare di Margherita Asso.
Il concerto fu un errore collettivo, dal quale è difficile chiamarsi fuori, e noi
titolammo «Mai più così». Lo stesso Bruno Visentini ricordò in un articolo di suo
pugno che le due delibere del sì della giunta comunale, il 10 maggio e il 26 giugno,
erano state prese «in assenza del sindaco».
Incredibile ma vero, un concerto nato male, peggio valutato e del tutto abbandonato
dalle istituzioni oltre che dagli organismi di tutela dell’ordine pubblico, è diventato
la pietra miliare di tutta la politica veneziana! L’ictus, il collasso, la vertigine di una
Città che, non affrontando seriamente e senza isterie la dinamica del turismo e dei
suoi flussi, non sa più scegliere, distinguere, selezionare, cioè darsi un decoro senza
morire.
Mai come oggi Venezia teme se stessa e rifiuta di organizzare il proprio destino. Il
no a qualsiasi utilizzo di Piazza San Marco durante il Carnevale non è né una
precauzione né un monito: soltanto l’arrendersi all’evidenza che nessuno si fida più
di nessuno. Perché autorizzare ciò che non si saprà probabilmente gestire?