1970 maggio 30 Anche Ferrante e Zoff parlano troppo
1970 maggio 30 (Il Gazzettino)
Anche Ferrante e Zoff parlano troppo
Il primo non capisce perché gli preferiscano Cera, il secondo si lamenta di essere finito in
panchina senza preavviso – Rosato (stopper) è da preferire a Niccolai – Stasera l’ultimo
esperimento
DAL NOSTRO INVIATO
Città del Messico, 29 maggio
Saldria Rivera? Salterà Rivera?, è il titolo cubitale del quotidiano « Esto ». L’interesse dell’opinione
pubblica messicana cresce. Il caso-Rivera viene definito « bomba ». Le ultime righe di un
commento autorevole dicono: « La seleccion de Italia està en peligro de fracasar… per culpa de ella
misma ». L’attenzione dei giornalisti stranieri, quelli soprattutto che votarono Rivera mister Europa
nel referendum di France Football, appare persino morbosa e sbigottita. Molti si chiedono: « Ma se
l’Italia può rinunciare a mister Europa, che razza di squadrone ha? ».
In questa atmosfera è arrivato dall’Italia il presidente della Federcalcio Franchi. Sceso di notte,
con il solito ritardo aereo, il presidente s’è rifugiato all’Hotel Camino Real: ha preso dei tranquillanti
per riuscire a dormire. L’handicap dei primi giorni, quando non riesci ancora a prendere il « fuso »
giusto e continui a svegliarti alle 4 del mattino, accusando sonno all’ora dei pasti. Franchi non
poteva che dire ciò che ha detto: « Debbo parlare con Mandelli e gli altri per fare il punto sulla
situazione. Poi qualcosa si farà ».
Questa mattina, alla conferenza-stampa, Mandelli è apparso molto controllato ma severo nel
tono. In pratica ha fatto eco a Franchi. « Ora accerteremo i fatti con precisione assoluta.
Controlleremo le dichiarazioni rilasciate da Rivera ai quotidiani italiani. Poi prenderemo una
decisione ».
— Quale può essere un indirizzo di massima?
« L’interesse della Nazionale. Non vogliamo rovinare l’armonia del gruppo. Anche perchè siamo
convinti che la serenità del clan determini il risultato al 50 per 100 ».
— Si fosse trattato di Riva, l’istruttoria avrebbe lo stesso corso?
« Certo. Qui la legge è uguale per tutti ».
— Lei come giustifica le durissime dichiarazioni di Rivera?
« Dico solo che possono essere frasi dettate anche da un giustificato nervosismo ».
— Ma è stato pesantissimo proprio con lei…
« Se vincessi i mondiali, nonostante questo trattamento, non ricorderei nulla… E poi, anche con
mia moglie litigo e alla fine le cose si aggiustano ».
— Ma lei non ha sposato Rivera!
« Questo è certo ».
Personalmente, ho questa impressione: che Franchi ripeta il caso-Lo Bello. Cioè si limiti a
insabbiare « momentaneamente » tutto decidendo il deferimento di Rivera alla commissione
disciplinare della Lega. Quest’ultimo provvedimento salverebbe infatti (parzialmente) la faccia a
Mandelli senza tuttavia togliere a Valcareggi la disponibilità di un giocatore che, in un torneo
rapido e aspro co la Coppa Rimet, potrebbe diventare necessario magari subito, contro la Svezia.
Tocchiamo ferro, ma se capitasse qualcosa a Mazzola? E’ vero, esistono altre varianti, eppure un
Rive con tutti i suoi limiti tattici e agonistici, io non lo caccerei via. Piuttosto avrei approfittato del
vuoto-Anastasi per spedire a casa lui, come ventitreesimo. Dopo Madrid e dopo Lisbona,
l’isolamento di Rivera non era captato solo dai ciechi. Se Mandelli avesse intuito, come era facile
intuire, una reazione del genere, avrebbe potuto incidere il bubbone subito. A questo punto
comunque, 22 giocatori servono: nessuno può essere « regalato » agli avversari.
Certo che il « vecchietto d’oro », come lo chiama Gianni Brera, non fa nulla per aiutare
l’insabbiamento del « caso ». Si ha quasi la sensazione che qualcuno stia buttando benzina sul
fuoco, per provocare la rottura totale. Anche oggi, infatti, Rivera ha insistito nel suo atteggiamento
di rivolta dialettica. Ed ha aggiunto che i compagni sono d’accordo con lui. Ciò mi pare
estremamente strano, perchè solo la super-diplomazia furbina di Mazzola ha pronunciato una parola
di comprensione. De Sisti, tanto per citare uno dei giocatori « che contano », ha commentato: « Se
tutti facessero come Rivera, sarebbe la fine della squadra ».
Rivera, in una battuta confidenziale e con il sorriso sulle labbra, ha pure detto: « Aiutatemi a
cacciar via Mandelli! ». Chiaro che siamo a “boutade” da non prendere alla lettera. Ma nel giro
della Nazionale Rivera ci sta da otto anni: dovrebbe aver oramai capito che l’ambiente viaggia sul
filo del rasoio, guai si trattasse non di football ma della « primavera di Praga ». E allora, perché non
schiacciare la spocchia che lo alimenta? Perché non imporsi un’autocensura?
« Non mi può vedere! — ha detto a voce alta — Già a Lisbona aveva detto qualcosa che non mi
era piaciuto ».
— Perché non gli parli?
« Tra me e lui non c’è colloquio. Io non ero il cocco di Fabbri come voi ».
Il Riverino invece insiste oltre ogni limite: « Mandelli pensate: certo che Fabbri ti avvertiva
prima delle sue decisioni. Così, mi stava bene ».
— Ti rendi conto di aggravare la sua posizione e di rompere un certo clima?
« Non smentirò nemmeno una parola di quanto ho detto in questi giorni ».
L’atteggiamento, con tutta la imparzialità di cui sono capace, mi pare di una gravità
insopportabile. Anche perchè il contagio già si fa sentire. Ieri Ferrante, l’ultimo arrivato, che si sente
pure lui in diritto di fare il divo: « Se sapevo di non giocare… », e via con queste scemate da
bambini viziati. Oggi, con maggiore severità ma con uguale sarcasmo, arriva Zoff: « Un giorno o
l’altro esplodo anch’io. Ero titolare e mi hanno cacciato in panchina senza dirmi nulla ». Ho
premesso ieri la carenza psicologica che sta al vertice: però l’alibi non consente una bagarre del
genere.
Ricordo Carniglia, l’argentino imbattile a poker ma non a calcio. Carniglia, l’anno scorso a
Torino, diceva ai giornalisti: « Queste sono cose “official” e queste sono cose “por amigos”.
Pubblicate le prime, ma non le seconde ». Invariabilmente accadeva il contrario e Carniglia durò un
paio di mesi. Rivera, nato il 18 agosto 1943, non ha ancora imparato nulla del calcio italiano?
Oppure ha imparato troppo? Il dubbio, in questi giorni, sbalordisce gli stessi italiani della colonia di
Città’ del Messico, sempre presenti a tutti gli allenamenti, con un’affettuosa partecipazione. Perciò,
per questa insistita aggressività aperta come un taglio rosso sulla maglia azzurra, non è da escludere
che la politica dello struzzo applicata da Franchi fallisca. Un colpo di scena, una radiazione in
tronco, resta quindi nelle « possibilità » reali.
L’arrivo di Nereo Rocco potrebbe servire a smussare la sibilante frizione, ma il « paron » arriverà
troppo tardi perchè una decisione definitiva sul « caso » è annunciata per domani, dopo il vertice
Franchi-Mandelli di stasera. L’arrivo di Rocco, avverrà invece il giorno successivo, a tarda ora.
Ovviamente, l’interesse sta tutto su Rivera. Ma ci sono anche argomenti positivi: per esempio la
formazione. Domani al Club America, ultimi due match amichevoli. Non so quali saranno le
formazioni. Fossi però Mandelli farei un esperimento: Rosato stopper al posto di Niccolai. Se Puia è
lento, Niccolai mi offre sospetto di tensioni interne, per difetto di esperienza internazionale. Rosato
invece sa tutto, respira perfettamente in altura ed ha già marcato (molto bene) Kindvall. E’ vero che
Niccolai fa blocco-Cagliari, ma gli “atout” di Rosato sono forti. Dato anti-Svezia fondamentale.
Una certa inquietudine mi pare di captare anche in Domenghini. Il Domingo mangia enormi
« insalate di frutta » (un piatto delizioso), ma in campo non riesce a respirare agevolmente.
Soprattutto nei primi tempi (Toluca e Club America) sembrava sul serio tosto. L’alternativa, per una
questione di freschezza e basta, sarebbe Furino.
Gli uruguagi hanno segnato 9 gol ieri a Puebla: ma ora chi ci pensa all’Uruguay?