1970 marzo 1 Si lotta per scudetto e prestigio
1970 marzo 1 (Il Gazzettino)
Si lotta per scudetto e prestigio
Il caro-prezzi applicato a S. Siro per il super match Inter-Juve ha già dato un risultato definitivo: lire
160.350.000 d’incasso, record milanese per il campionato. Basta questa cifra per offrire la
sensazione esatta della tensione di 90 minuti, che potranno non essere spettacolari ma che non
macineranno noia. Il sapore di scudetto è pregnante, questa volta più del prestigio, più del
campanilismo, più delle semplificazioni del tifo. La Tv trasmetterà sicuramente un tempo della
partita e servizi speciali durante la « Domenica sportiva ». Le autostrade (da Genova, da Venezia,
da Torino) saranno intasate ai caselli. Inter-Juve, in qualsiasi momento del campionato, qualunque
sia la classifica, è sempre una partita che coinvolge il 70 per cento della pubblica opinione del
football. Solo che oggi (senza che i due Clubs siano al vertice dei valori), molti elementi particolari
identificano un match « unico ».
1) Il bradisismo discendente del Cagliari ha riproposto al tifo tradizionale una carica nuova. Già
da un pezzo (scorso anno) la bussola del campionato aveva dato una sterzata secca verso la
periferia. Lo scudetto alla Fiorentina e la crescita costante del fenomeno-Cagliari avevano rotto il
trust Milano-Torino. Tutto il girone d’andata ha riconfermato in pieno questo fenomeno centrifugo
rispetto al grande football della Val Padana. Febbraio ’70 ha invece progressivamente mangiato
terreno a tale cliché: merito soprattutto di un poderoso rush tecnico-ambientale della Juve. La stessa
Juve, rompendo l’atmosfera di rassegnazione che stava circondando il Riva Football Club (proprio a
Verona, ricordo che Pesaola mi disse: « non c’è più nulla da fare, lo scudetto è del Cagliari ») ha
fatto gioco per Milan e Inter. Il calendario, nemmeno se fosse stato assegnato da un cervello
elettronico, avrebbe potuto perciò piazzare la partita di San Siro in un momento più interessante di
questo: il tifo tradizionale riscopre sangue antico, dal caffè di provincia alla tribuna centrale di San
Siro.
2) I premi partita sono dilatati forse senza precedenti per un match di campionato: un quinto
dell’incasso lordo! Fraizzoli ha infatti già annunciato che, in caso di vittoria, gli interisti
prenderanno un milione e mezzo a testa. Non è pensabile che la Juve di Boniperti e Allodi tocchi
una quotazione inferiore. Minimo minimo dunque, 22 premi di un milione e mezzo sommano 33
milioni. Racconto un episodio inedito: prima della trasferta juventina a Roma ci fu una riunione di
tutti i giocatori con Italo Allodi, che (nel cumulo di competenze) detiene pure quella di trattare i
premi. A nome dei giocatori, si alzò a parlare Leoncini che passa per il « sindacalista » della
squadra: Leonini spiegò ad Allodi che, in caso di vittoria a Roma, i giocatori avrebbero preteso un
premio maggiorato, avrebbero preteso cioè tra le 500 e le 600 mila lire pro capite. Allodi si alzò e
disse: « Al vostro posto, io caccerei un sindacalista del genere. Perchè la Società ha già deciso che il
premio sarà di 800 mila lire a testa ». La riunione si sciolse tra lo sbigottito entusiasmo di Haller &
company. La Juve fu strepitosa a Roma e cancellò la squadra di Helenio. Da allora, l’escalation
bianconera non ha sofferto pause. Chiaro che la tabella-premi deve aver avuto un ritmo
ascensionale: il milione e mezzo, dati i precedenti, è matematico per oggi. La Inter ha tentato di
andare persino oltre: i giocatori infatti hanno buttato a Fraizzoli l’amo di una compartecipazione agli
utili, cioè all’incasso: una follia amorale che Fraizzoli ha respinto naturalmente, anche perchè oggi
come oggi fa più cassetta la Juve che l’Inter. La compartecipazione agli utili di San Siro sarebbe
semmai dovuta andare alla… Juve!
3) L’arbitro sarà Monti. Non è mediocre, ma gli preferisco Angonese, il più preparato della
nuova guardia internazionale. Per Monti sarà forse il giorno più lungo della sua carriera. Se la sosta
azzurra ha infatti addormentato gli stress successivi alle designazioni per Mexico City, non ne sono
sopiti i risvolti. Sbardella riposa dopo Belgio-Inghilterra (diretta da grande arbitro nonostante il
terreno schifoso); ma il… riposo continua per Concetto Lo Bello, nonostante l’assenza ufficiale di
procedimenti disciplinari a suo carico dopo l’intervista pesante rilasciata a Gualtiero Zanetti. Anche
l’arbitro, cioè Monti, si ritroverà quindi inserito in un’atmosfera particolare e difficile. Perché, da
almeno due mesi, troppa gente distilla veleni dietro anonimato mafioso. I prati verdi del football
attirano spesso rettili di piccolo e grande cabotaggio.
4) Juve-Inter non è una partita come le altre, tenuto conto anche delle « panchine ». Il calcio
inventa paradossi quotidiani, come questo: la Juve di Heriberto vince uno scudetto, (perduto
dall’Inter) ma si fa tecnicamente « odiare » per pauperismo tecnico. Il « secondo » di Heriberto era
Rabitti, relegato dal paraguayano tra i ragazzini del vivaio per una intervista di « dissenso » tattico
rilasciata da Rabitti. Oggi a S. Siro Heriberto sarà costretto all’antitesi con Rabitti, il travet
responsabilizzato da Boniperti. Il calcio è professionismo; i suoi protagonisti, nomadi-a-contratto.
Ma rimane impossibile per tutti, computer compreso, trascurare sfumature psico-ambientali. Non si
tratta di sceneggiatura giornalistica: è umanità tradotta, il qualcosa in più che innerva anche il più
pedante dei registri contabili di una Spa del calcio.
5) I quotidiani della sera parlano soprattutto di marcature: Burgnich su Haller? Leoncini su
Mazzola? L’uniformismo tattico esistente in Italia lascia poco spazio alla fantasia del boss: ma Gipo
Viani dimostrò che, anche nell’era del catenaccio, si può giocare a scacchi con 11 giocatori in carne
e ossa. Una marcatura sballata può rompere l’equilibrio dello zero a zero: è la verità. Non la sola,
però. San Siro condenserà campionato e Nazionale: gli umori polemici dei giorni scorsi conservano
infatti strascichi reali. Basti pensare a Mazzola che gioca: e gioca dopo una lunga vacanza; gioca
dopo che lo staff medico interista ha in pratica dato dell’« allarmista gratuito » al medico federale
Fini; gioca dopo che la « decalcificazione » indicata dallo stesso Fini è stata accolta a Milano come
un gioco di società, per divertire un po’. Mazzola gioca con almeno dieci cornamuse nei timpani: e
le cornamuse gli hanno raccontato che la caviglia è stata soltanto un pretesto per lasciarlo a casa;
per far giocare a Madrid Gianni Rivera, il « nemico ». Mazzola giocherà in una capsula livida, al
centro di tête à tête medici. E non sarà solo dopo le dichiarazioni anti-Valcareggi di Boninsegna: il
centravanti ha segnato 10 gol in campionato, come Chiarugi e Anastasi. Ma nessuno lo « vede » nel
giro dei 22 pro-Messico. Oggi (ed anche ciò sfugge al rigore contabile del professionismo) la
antitesi di ruolo con il titolare azzurro Anastasi significherà qualcosa.
Inter-Juve, 160 milioni d’incasso: se anche non c’entrasse lo scudetto, sarebbe partita farcita. Ma
c’è pure quello: lo scudetto della primavera ‘70, Riva permettendo.