1970 novembre 12 I giorni del Lanerossi

1970 novembre 12 (Il Gazzettino)

Ieri ha vinto in coppa: e domenica, il Napoli!
I giorni del Lanerossi
Farina potrebbe restare Amministratore delegato e cedere la presidenza

DAL NOSTRO INVIATO
Vicenza, 11 novembre
1.780 spettatori paganti per controllare se il Lanerossi esiste ancora, dopo un derby lillipuziano, con
una classifica congiunturale. 120 minuti di partita per eliminare dalla Mitropa Cup i semi-dilettanti
del Radnicki, della periferia belgradese, ragazzi ancora capaci di mettersi a piangere (come s’è
visto) per un’autorete. Tre gol a zero: una autorete appunto; un destro al volo di Turchetto; un
sinistro basso di Ciccolo. Ma domenica, la sceneggiatura sarà tutta diversa: il Napoli con
« ragazzi » come Altafini Sormani (sarebbe potuto essere l’acquisto del Lanerossi, nel cambio-
Biasiolo), Juliano e Zoff. Ho cercato di raccogliere dai dettagli l’atmosfera di una squadra data dai
bookmakers per retrocessa.

TURCHETTO — Il nuovo puntero era durato 45 minuti a Verona. Ha occhi color acqua e
capelli scurissimi. Era stato presentato come uno sfondatore puro. Il giudizio va aggiornato, dopo
Verona e 120 minuti di Radnicki. E’ meno potente di Facchin, ma molto più tecnico di lui. Sa
smarcarsi per il passaggio-gol. L’ho visto stranamente impappinato e lentissimo nel battere a rete
due limpide palle-gol: una da manuale di Cinesinho. Realizza meglio il « difficile », come la rete
segnata, colpendo al volo, con molta sicurezza, un ottimo cross da destra di Maraschi. Pure
l’autorete è nata da un lungo dribbling e da un tiro-cross di Turchetto, spostato all’ala destra.
Fisicamente, mi pare ancora molle, impaniato dopo 60 minuti. Ad un certo punto, sembrava
soffrisse di uno stiramento alla coscia destra (nb, a Milano qualcuno sostiene che sia un giocatore-
da-strappi). Nello spogliatoio, m’ha detto: « E’ soltanto fatica. Ora non mi fa più male ». Gli doleva
invece il piede, pestato duro da uno slavo. Fiato a parte, deve scambiare con più convinto altruismo.
Il giocatore c’è, ma non deve essere lui ad autogiudicarsi tale.

FACCHIN — Stava in tribuna, con tristezza nascosta: « Mi dispiace — ha detto —qui mi
trovavo bene ». In prestito alla Reggina, tra i 7 e i 10 milioni, non l’ho saputo con precisione.
Qualche consigliere non ha condiviso la operazione: per esempio, Caretta. Ne sono rimasto pure io
perplesso, chiedendo: « Ma quali sono le riserve dell’attacco? ». Mi risulta che il placet sia stato
dato da Puricelli. Motivazione: fuori casa non si gioca con tre punte vere. E il Lanerossi ha già
Damiani Maraschi e Turchetto. Inoltre Ciccolo e i boys, come Petta, che oggi ha segnato un gol a
Coverciano con gli juniores azzurri di Vicini. E poi, Facchin ha 32 anni. Tutto sommato, la
motivazione regge.

CINESINHO — Assicura di sentirsi in buona condizione fisica e di poter tenere. Ma ha bisogno
di avere Scala sempre disponibile sul corridoio esterno. Gli dico: « Non ti pare sprecato uno Scala
terzino vero? » Il Cina rettifica: « Ma lui non fa il terzino vero. Quale squadra gioca con tre punte
vere in trasferta? Nessuna ». Perchè il Cina non finisca senza ossigeno, ha bisogno che i polmoni
supplementari (Scala, Santin, Fontana) funzionino sul serio. Per ora invece, l’unico a ritmo intero mi
pare Santin. Scala è forse frenato psicologicamente, perchè gradirebbe un ruolo più « centrale », da
mezz’ala vera. Quanto a Fontana, ammette: « Ho ancora bisogno di due settimane di rodaggio ».
Contro il Radnicki, s’è limitato infatti ad una corsa passeggiata, con nulli recuperi e rari cambi di
marcia.

CAMPANA — L’avvocato, presidente del sindacato calciatori, era in tribuna con Berto Menti e
Caretta. Prima che iniziasse il match, ha detto: « Vince il Lanerossi tre a zero ». Testuale. Alla fine,
gli chiedo un parere tecnico sulla squadra: « Tre giocatori, di quelli determinanti, sono ancora
sottotono: credo che siano loro ad influenzare il resto della squadra ». Per correttezza sindacale,
Campana non ha voluto fare nomi. Lino Zio, assessore ai Lavori pubblici e vice sindaco, nutre
apprensioni da habitué della squadra: « Non vedo ancora un gioco vero — ha detto —. Mi pare si
facciano troppi esperimenti, per essere già alla sesta giornata di campionato. Bisogna fare
assolutamente risultato con il Napoli ». Sul risultato concorda Pisani, il vice presidente.

PUBBLICO — Fischi, nel primo tempo. E crudeli applausi agli slavi. Quando il Lanerossi ha
dato segni di vita agonistica, il pubblico è tornato « casalingo », con sportiva convinzione. Molti
applausi, soprattutto a Cinesinho, scandito per nome. E a Ciccolo. Quest’ultimo ha ripagato la
fiducia con un buon gol su rimpallo provocato da Turchetto, in ritardo alla battuta. Quando ha
segnato Ciccolo, il consigliere Levante, in panchina con Puricelli, è balzato in piedi urlando.
Levante stravede per Ciccolo, mai come ora impegnato a risalire.

MARASCHI — L’arbitro austriaco è stato casalingo quanto non lo sarebbe stato, al suo posto, lo
stesso… Puricelli. Maraschi, sotto la tribuna, diede un calcio (senza pallone) ad uno slavo: meritava
espulsione; l’arbitro si limitò ad ammonire. Nonostante la « protezione », qualche giocatore ha
offerto marcato nervosismo, tackle a piede scervellato, proteste. Tutto ciò conferma il difficile
momento della squadra, psicologicamente parlando. Lo ha ammesso lo stesso Maraschi, nello
spogliatoio; Puricelli e Cinesinho: « Con il Napoli, no se deve smontarsi subito, appena qualcosa
non va. Chiaro? » Gli chiedo: « La squadra può salvarsi? Io ritengo di sì ». Cinesinho dice: « Sì. ma
se deve aumentare la disposizione ». Disposizione tecnica, intende il Cina. Sul piano disciplinare,
tutto okay, ho avuto precise e disinteressate conferme.

FARINA — Il general manager Di Brino ha spiegato la cessione di Facchin: « Pensa che al
Gallia ci saranno stati 48 giocatori e 15 allenatori! Tutta gente disoccupata in cerca di un
piazzamento diretto: il calcio è sul serio finito. Fatte tutte le somme, il prestito di Facchin mi pare
persino un piccolo colpo. Guarda che Pellizzaro, pagato 400 milioni abbondanti, l’hanno dato in
prestito per sei milioni, non per 12! L’ho visto io il contratto ». Il presidente Farina, più che pensare
al Gallia chiuso, guardava in campo: i boys Bassanese e Faloppa lo debbono aver deluso. Quanto
alla Società, ho raccolto attorno ad essa un senso di disagio. Ce l’hanno più con il clan di Farina che
con Farina. Un personaggio serio e informato mi ha detto: « Ci si salva, ma solo se ritroviamo la
famiglia. Si sente invece una certa freddezza attorno alla Società ». Per il frazionamento dei posti
popolari? Per gli abbonamenti sbarrati? Perchè Farina sta a Zevio, nel veronese? Per la campagna
acquisti? Perchè la Gestione s’è troppo isolata? Perché Puricelli passa per « farinizzato »? Dice
Pisoni: « Quando la squadra non gira, anche i particolari si ingigantiscono ». Per ridare il senso del
fronte popolare attorno alla squadra; per cancellare tutti i geli; per ritrovare la « famiglia »,
occorrerebbe forse un gesto clamoroso del presidente: restare amministratore delegato e dimettersi
dalla presidenza! Il consiglio potrebbe eleggere il presidente-simbolo, Pisoni, che incarna un po’ la
tradizione della Società nel mutare dei « padroni » veri, quali Farina. Non abbandono, ma
responsabilizzazione di tutto l’apparato.

Il Napoli è vicino. La B, se tutti daranno « qualcosa in più », è invece lontana.