1984 Dicembre 31 – Non è pietà negata
1984 Dicembre 31 – Non è pietà negata
Quarant’anni cambiano un uomo. Quarant’anni di carcere lo seppelliscono. Quarant’anni di rimorsi
lo fanno sopravvivere.
Ha detto il parroco di Sasso Marconi:” Sono convinto che è veramente pentito”. Ma Reder non è stato
perdonato perché è oramai un simbolo, non più un uomo.
I governi possono graziare o amnistiare; gli uomini possono perdonare; i simboli si fanno giudicare.
Solo il perdono è una donazione a fondo perduto, senza ricevuta di ritorno; il giudizio è una
convenzione degli uomini, che ha sempre un tempo e uno spazio.
Nel caso di Reder, la profondità del ricordo è pari al delitto, anzi è essa stessa sentenza e castigo,
senza tempo né spazio, perché coincide con il rifiuto di altre Marzabotto.
Anche se il no a un uomo che chiede perdono ha una durezza di pietra, pre-cristiana, la gente di
Marzabotto va capita. Perdonando, ha temuto di ommettere.
Se di rimorsi si può sopravvivere, di 1830 incubi si può restare impietriti. Il no a Reder non è pietà
negata; è un monumento all’esemplarità storica della pena.
Il no, una monosillabica sentenza per ‘immensa crudeltà di ieri. Marzabotto forse ha perdonato, ma
continua a giudicare. Il suo tribunale è la memoria, non la vendetta.