1984 agosto 15 Il post-ferragosto degli italiani
1984 agosto 15 – Il post-ferragosto degli italiani
Non c’è festa più lavorativa del Ferragosto.
È una pausa programmata, interclassista, da vivere insieme, figlia primogenita dell’industrializzazione.
È il giorno di massa per antonomasia, il distintivo festivo di una vita feriale. Soltanto il Ferragosto ti dà
il gusto pieno di dipendere da una busta-paga. Per l’autonomo è già meno Ferragosto, più autogestito.
Chiediamo la settimana più corta, la scuola senza sabato, gli esercizi pubblici ridotti a presenze da
pronto soccorso. Dicono in America che mentre nel mondo agricolo l’orientamento verso il tempo era
rivolta al passato, in una società industriale è rivolto verso l’oggi. Ferragosto è un orologio fermo al
presente.
L’oggi dell’uomo è l’ombra di un corpo con il sole allo zenith, ti lascia solo perché scappa via. Tutto
cammina più svelto, e diventa sempre più difficile ricordare.
O, meglio, ricordi il domani. Anche Ferragosto lo senti arrivare come presagio di ritorno a casa più che
come taglio alla routine. Non è un premio sul passato, è già un anticipo di orario. Forse per questo
inconfessato segreto collettivo non c’è vacanza intelligente che tenga: abbiamo un bisogno disperato di
rassicurarci gomito a gomito, in autostrada sotto l’ombrellone o sul ciglio del bosco. La massa non può
riposare mai, come gli altoforni.
Lo diceva già vent’anni fa uno scrittore, che il successo all’italiana non rende poi così felici gli italiani.
Difendiamo il benessere con il timore di perderlo, non per nulla un recente sondaggio ha dimostrato
che la maggioranza di noi preferirebbe la reincarnazione allo stesso paradiso.
Questo è un post-ferragosto. Il Governo ha i nodi del dopo. E il dopo è la vera vacanza degli italiani
perché, pur amando sempre più il tempo libero, ne diffidiamo. Temono che Ferragosto sia un trucco per
distrarli.
agosto 1984