1999 Dicembre 11 – La citazione

“Sette miglia da Padova, sulla strada Euganea che guida a Teolo, sta l’antico monastero di Praglia,
celebre per memoria e ricchezze”, si legge in una vecchia “Guida di Padova e dei principali suoi
contorni” di Pietro Selvatico, pubblicata nel secolo scorso dalla tipografia e libreria editrice S.
Sacchetto. Purtroppo dall’anno di grazia 1869 le miglia sono divenute come più lunghe, causa il
traffico più congestionato che ormai rende la vecchia rotabile una specie d’incubo. Così ossessivo
che presa la deviazione per l‘abazia di Praglia, si ha l’impressione di essere magicamente in salvo.
Anche se nello sbucare davanti alla chiesa resa dorata dal tempo, si deve pagare uno scotto quasi
fatale alla presenza delle corriere ferme in attesa, ed al vociare confuso dei visitatori che nulla
hanno da spartire con i pellegrini antichi.
Lasciando perdere gli aspetti di carattere folkloristico (ma al visitatore provveduto è doveroso
raccomandare di spingersi a Praglia d’autunno, quando la ressa è meno tumultuante) e passando al
convento descritto da Antonio Fogazzaro nel suo romanzo “Piccolo mondo moderno”, un’oasi
benedettina fin dalle origini, non sarà male cominciare dalla scalinata che introduce alla chiesa
d’una eleganza armoniosa, che pare estranea alle lacerazioni odierne, sempre più drammatiche e
traumatiche. Nonostante i rattoppi di cemento che legano i gradini insidiati dall’acquivento, e le
tracce visibili di umidità, è di una rara suggestione. Pare d’incamminarsi verso l’alto, dove soffia il
vento dello spirito, che insegna agli uomini il dovere di liberarsi della cosiddetta terrestrità”.
(Gian Antonio Cibotto, da “In Paradiso con la Carrozza, Neri pozza editore).