1999 Dicembre 16 Roberto Baggio

1999 Dicembre 16 – Ti odio/ti amo

Caro Roberto Baggio, capisco benissimo; anche se il tuo venerato Buddha ti insegna che tutto è
dolore, è stato un brutto risveglio!
Ci sei rimasto male, quasi uno choc nel vedere allo stadio quello striscione lungo venti metri di
stoffa bianca con tre lettere nere come merli e alte quasi un metro: “ Baggio ti odiamo”.
Gli ultras del calcio ignorano “la poesia del ruscelletto” di Andrea Zanzotto e, soprattutto,
aborrono “il non detto”.
Non avranno mai in odio se stessi, ma sanno odiare. A voce alta.
Confesso però che quella scritta io l‘ho letta in tutt’altro modo, diametralmente opposto. Cioè
come nei romanzi d’amore, “ti amo e ti odio”. “Dio quanto ti odio, amore mio”, “quando fai così, ti
odio”.
Anais Nin, scrittrice di letti infuocati, fa dire a una sua amorosa : “Sussurrai pianissimo “Ti odio”.
Poi mi chiesi se mi aveva sentito”. Ahinoi, lui ronfava già e non rispose.
“Baggio ti odiamo”, voglio dire, andava letto “Baggio ti amiamo”. Per il tifo, è la stessa cosa, come
nella gelosia, e arriva sempre il momento in cui si finisce per odiare proprio il campione più amato.
In fondo, come ricorda il prof. Stefano Zecchi, il linguaggio dell’amore è tutto militare, forse in
omaggio all’antichità che considerava l’amore l’immagine della guerra. Ma non è nemmeno
questo il punto.
Il fatto è, caro Baggio, che giocatori del tuo tipo vivono di attimi non di partite, di illuminazioni non
di carriere. Voi scatenate amori delicati, fragili, attendisti, sempre bisognosi di sentirsi rassicurati.
Una vita di fantasista, il contrario della vita da mediano , altro destino.
Quando del suo campione di Olimpia non potè cantare la vittoria, Pindaro tacque: “Io tacerò la sua
fine”. Il silenzio degli ultras è sempre un urlo; nei loro graffiti la glorificazione confina con la
disperazione, e dev’essere tale da catturare le telecamere. Sennò non è.
Gli striscioni infami sono ben altri, caro Baggio, e nel tuo caso non mi preoccuperei neanche un
po’. Riprendi a danzare sui bulloni uno dei tuoi bolero e ti accorgerai che a volte l’”odio” è soltanto
la prosecuzione dell’”amore” con altra parola.
E non dare retta al tuo procuratore, secondo il quale gli ultras potrebbero essere stati pagati da
qualcuno. Nonostante i troppi miliardi che volteggiano nel calcio, i suoi demoni plebei restano
ancora gratuiti. Credimi.