1999 Febbraio 3 Cacciari Di Pietro: che c’azzecca?
1999 Febbraio 3 – Cacciari-Di Pietro: che c’azzecca?
Un sacco di gente si chiede, senza risposta, che cosa abbiano in comune Cacciari e Di Pietro per
mettere assieme una lista con i “valori” dell’ex pm e le” città” del filosofo. Due mondi, due storie,
due vite, due tutto. Più diversi non si potrebbe: l’intellettuale e il poliziotto, l’habitat universitario e
la provincia contadina, il ’68 a Venezia e l’emigrante in Germania, Weber Marx e Heidegger per
Cacciari, campi, pecore e segherie per Di Pietro. Che c’azzecca, direbbe “Tonino”, il suo parlare al
popolo con i reconditi testi del professore di Estetica, il fai da te con il laboratorio politico?.
La spiegazione c’è, passa attraverso Mani Pulite e si forma a Milano, all’inizio del ’96, un paio di
mesi prima del voto che farà vincere l’Ulivo inventato da Prodi. Di Pietro è in quelle ore un mito
braccato, un uomo sotto i tacchi: da tempo ha lasciato la magistratura; nello studio dell’avvocato
Cesare Previti (!) rifiutò di fare il ministro degli interni nel governo Berlusconi; tanta acqua è ormai
passata, e lui ora si ritrova schiacciato sotto otto imputazioni della Procura di Brescia: dalla
concussione alla corruzione, roba da abbattere chiunque. E’ più solo di Snoopy sotto la neve.
In un chiostro infreddolito, fuori mano, nella riservatezza più totale e mai trapelata, si ritrovano Elio
Veltri, alter ego di Di Pietro, Prodi, Cacciari, Veltroni e Mario Rigo. Obiettivo: far scendere in
campo Di Pietro con l’Ulivo, subito. Risultato: negativo, perché Di Pietro farà politica soltanto
dopo essersi liberato di quel macigno giudiziario.
Ma nasce il manifesto di solidarietà piena, e nonostante tutto, con Di Pietro: primo firmatario
Cacciari.
Tonino Di Pietro di Montenero di Bisaccia, provincia di Campobasso, l’”impunito” per Giuliano
Ferrara, non poteva dimenticare, nemmeno nel nome del populismo. I professori Cacciari e Prodi
gli firmarono una cambiale in bianco quando aveva credito zero.