1999 Maggio 11 Guerra e pace

1999 Maggio 11 – Guerra e pace

“Il pacifismo è in gran parte contro l’America, non per la pace. Diciamo la verità, l’anti-americanismo
è la causa, non l’effetto”.

Tina Anselmi

“La profonda avversione all’uso della forza non può giungere fino a permettere che si perpetrino
nuovi crimini contro l’umanità. Certo non rinunceremo mai a confidare nel dialogo per impedire, per
arrestare la violenza. Ma questa fede nel dialogo, che è costitutiva del nostro modo d’essere, non
scalfisce la ferma determinazione ad agire anche con le armi, perché le crudeltà cessino, perché la
dignità umana torni ad essere rispettata”.

C.A. Ciampi (da “Micromega” n. 2/99)

“Nel gennaio 1993 a Parigi la Saatchi&Saatchi, su commissione di Medicins du Monde, aveva
preparato una campagna di affissioni: per un mese l’immagine di Slobodan Milosevic era stata
affiancata a quella di Hitler su grandi manifesti. Il messaggio era chiaro, dopo la campagna mediatica
lanciata sui campi di prigionia serbi e gli stupri di massa in Bosnia. Eppure questo “mostro” è ancora
al potere ed oggi più che mai, sotto le bombe tiene testa alla Nato. (…) Quale sarà l’estrema maschera
che Milosevic vorrà indossare? Rimangono due alternative possibili, quella del politico scaltro che
acconsente alle richieste occidentali per risparmiare la sua gente e salvarsi, o quella dell’eroe che
consuma fino in fondo la tragedia in nome della Serbia. Come il principe Lazar a Kosovo Polje”.

Jean T.M. Visconti (da “Limes”, speciale 1/99).

“Di Milosevic un noto avvocato di Belgrado diceva qualche anno fa: ha costruito la sua fortuna nel
Kosovo, attizzando la crisi, ed è sul Kosovo che cadrà”.

Le Monde (da “Internazionale”, indice 99).

“Per creare uno stato etnico serbo è stato necessario effettuare una pulizia etnica nei territori popolati
da diverse etnie, o in cui i corridoi di altri gruppi etnici “impedivano” la comunicazione con le
emergenti “repubbliche serbe”. La violenza che ha suscitato orrore nel mondo, non è stata la causa
della guerra ma il suo scopo”.

Shkelzen Maliqi (da “Kosovo”, Besa editrice).