1999 Maggio 16 Vita da senatori
1999 Maggio 16 – Vita da senatori
Alla Tribuna di Treviso il senatore Walter Bianco (Oderzo) della Lega Nord e il senatore Antonio
Serena (Cornuda) della Liga hanno confessato le loro fatiche, le loro delusioni, la loro impotenza di
peones. Walter Bianco, ex agente di commercio, spiega: “Posso solo dire che guadagnavo di più con
il mio precedente lavoro” visto che quattro “miseri” milioni netti al mese non ripagano nemmeno le
estenuanti maratone in Parlamento. Antonio Serena, ex insegnante, precisa: “Se si esclude la diaria,
ossia i soldi per vitto e alloggio, un senatore guadagna poco più di 8 miliono netti al mese. Metà dello
stipendio lo verso però al partito. Altri due milioni se ne vanno in manifesti e propaganda elettorale”.
Di primo acchito, mi son detto: qui bisogna fare una colletta, anche perché io sono dell’idea che chi
“serve” le Istituzioni debba essere pagato bene, anzi molto bene, dal senatore al sindaco, dal
carabiniere al funzionario. Pagare bene ma pretendere molto, chiaro” Vediamo un senatore, allora,
sennò il cittadino può sospettare che anche i parlamentari siano scesi di colpo sotto la soglia della
povertà. Ecco i dati:
1)Il 20 di ogni mese, il senatore riceve un’indennità lorda di 19 milioni abbondanti. Tolti sei di
ritenuta fiscale e circa quattro di ritenuta presidenziale, gli rimane un’indennità netta di 9 milioni e
340 mila lire.
2)Il 28 di ogni mese viene corrisposta la diaria sulla base di 350 mila lire al giorno di seduta, per un
massimo di 125 giorni al mese. Per un ritocco “fisso”, si arriva a 5 milioni e mezzo, ma vale
un’avvertenza: per ogni giorno di assenza, vengono detratte 250 mila lire. In genere, i parlamentari
stanno a Roma dal lunedì al giovedì o dal martedì al venerdì mattina.
3)Per le attività prestate dai suoi collaboratori, ogni mese il senatore riceve inoltre un contributo di 7
milioni e ottocentomila lire, di cui il 60% (4.680.000) va al gruppo parlamentare e il 40% (3.120.000)
al senatore.
4)Totale: 9 milioni 340 mila lire di indennità netta, 5 milioni e mezzo di diaria (salvo detrazione per
assenze), tre milioni abbondanti di contributo collaboratori, fanno quasi 18 milioni. Non si scappa.
Tra Senato e Camera non c’è gran differenza. E i parlamentari godono di un sostanzioso numero di
benefici di carica. Eccoli, beninteso tutti gratuiti:
1)Assicurazione sulla vita;
2)di invalidità per infortunio o malattia, oltre che la polizza per i rischi aeronautici;
3)assistenza sanitaria integrativa totale per l’intera famiglia;
4)viaggi illimitati nazionali sulle linee Alitalia e Meridiana;
5)viaggi illimitati sull’intera rete delle Ferrovie con rimborso dei biglietti wagon-lits senza
limite di numero;
6)libera circolazione su tutte le autostrade italiane;
7)libera circolazione sulle linee marittime nazionali;
8)esenzione telefonica per un totale di trentamila scatti all’anno tra cellulare, tessere
telefoniche o telefoni dal Parlamento
9)ingresso a cinema, stadi, eccetera; diritto di usufruire di lezioni private di lingue straniere
per un importo di 5 milioni e 700 mila lire, Iva compresa;
10)Rimborso annuo per le spese accessorie di viaggio, che viene corrisposto, in base a due
fasce, con rate trimestrali a gennaio, aprile, luglio, ottobre.
La prima fascia riguarda i senatori che risiedono a meno di cento chilometri da un aeroporto
o da una stazione ferroviaria che li colleghi agevolmente a Roma; rimborso di circa 20 milioni
all’anno. La seconda fascia prevede un rimborso di circa 24 milioni, per i senatori che
superano quella distanza.
Ho finito, e semmai ho dimenticato qualcosa.
Non dimentico, per completezza dell’informazione, che soprattutto la sinistra (a cominciare
dal Pci), si è sempre autofinanziata con quote importanti degli emolumenti dei suoi
parlamentari. Su base volontaria, naturalmente, dato che la Costituzione vieta tassativamente
che il mandato del parlamentare sia vincolato da chicchessia, elettori o partiti fa lo stesso. Ma
i partiti un’arma formidabile ce l’hanno; se non ci stai, non ti ricandidano più.
Non dimentico nemmeno che l’onorevole Bossi ha impegnato per iscritto i suoi parlamentari
a versare al partito di Via Bellerio a Milano (sede della Lega Nord) quattro milioni al mese
più la quota-collaboratori, cioè il contributo per i cosiddetti “portaborse”. Sicchè proprio il
senatore Serena, fino a pochi mesi fa con Bossi, e oggi parlamentare di punta della Liga tanto
da aver ottenuto voti anche durante l’elezione del Capo dello Stato, sostiene che, in realtà, il
suo contributo alla “Pontida Fin.” Della Lega di Bossi “è di 7-8 milioni al mese”.
Serena si dice in grado di documentare, dal 1992 ad oggi, un suo personale finanziamento alla
Lega Nord di “novecento milioni, oltre un miliardo se tengo conto di tutta un’altra serie di
elargizioni”. Parola del laborioso senatore di Cornuda. Credo si possa concludere così:
1)Nonostante il referendum sul finanziamento pubblico, la politica spende ancora
troppo attraverso i partiti;
2)i parlamentari non si possono assolutamente lamentare del trattamento, che pur è
lontano da quello, scandaloso, degli europarlamentari italiani;
3)solo i parlamentari che lavorano sodo meritano le indennità, i contributi, le diarie e
i benefici di cui godono;
4)Giovanni Spadolini definiva “indissolubile” la sua appartenenza al Senato. Noi ci
accontenteremmo che, nella media, risultasse almeno utile.