1999 Marzo 8 La privacy di Maria Pia
1999 Marzo 8 – La privacy di Maria Pia
Cronaca di un delitto. L’ex fidanzato ha lo sguardo vuoto, fisso come il gel sui capelli; si accascia,
“è distrutto” lamentano i suoi, “è sotto choc”, affligge un necrologio in versi, posa una rosa blu sulla
bara bianca, in chiesa piega le ginocchia, babbo e zio lo sorreggono anche per recarsi al bar, davanti
alla tv precisa che lui e Maria Pia “stavano ancora insieme in tutti i sensi”.
La madre mente: “ Non conosceva Maria Pia”. Il padre cerca alibi. Il fratellino gli da una mano per
trasportare il cadavere con il furgone del padre, senza nemmeno la pietà di un sudario.
Primo compaesano in tv: “Impossibile”.
Secondo compaesano: “Un bravo ragazzo”.
Terzo compaesano: “Una brava famiglia”.
Chissà se una famiglia di fatto sarebbe stata altrettanto “famiglia” come questa, legittima e doc,
fondamento della società, mai nemmeno sfiorata dal pensiero di accompagnare – per amore e per
verità – il figlio dai carabinieri. Dicono che i giornali hanno raccontato troppo, denudando una
seconda volta Maria Pia. No, credo che si dovesse raccontare proprio tutto, anche se ci sarebbe
riuscito meglio Stanley Kubrick. Quella coltellata a sangue freddo sul corpo morto di Maria Pia è
stata peggio che uccidere, una lama più fredda della morte.
Era necessario che i cronisti la dicessero tutta. Bisogna ricostruire al dettaglio i Maso e gli Stevanin
come i presunti assassini di turno, a perlustrare fino in fondo i “bravi”, “belli” ,”normali”, ragazzi di
“brava” famiglia e di un paese “come tanti” per almeno sfiorare il nocciolo e la comprensione
dell’amicizia, della sessualità, dell’amore, come dell’ipocrisia, della menzogna, del familismo e del
perbenismo, della violenza e dell’omertà. La donna come uno straccio: un delitto come questo non è
mai “privato”, e i cronisti lo sanno.
Ha detto il sindaco: “ Poteva accadere ovunque”. Ha detto il vescovo: “Il delitto è sempre la somma
di più fallimenti”. E’ vero. Per questo la privacy da tanti invocata sarebbe stata ulteriore reticenza e
sotterfugio.