1999 Novembre 3 Per grazia ricevuta
1999 Novembre 3 – Per grazia ricevuta
Il capo dello Stato ha graziato l’ormai noto Adriano Carlesi, che non è uno stinco di santo ma
nemmeno un assassino. Dalla storia ne esce benone Ciampi, non la corte d’Appello di Venezia. Con
un fardello di 42 reati truffaldini, la quarta sezione della Corte aveva cumulato a carico di Carlesi
trent’anni di reclusione invece di alleggerire la pena, come suggerito dalla stessa Cassazione,
sanzionando in pratica un unico reato in 42 puntate.
D’istinto, senza pandette, il cittadino si chiede: ma sono matti questi giudici di Venezia? Garantisco
che la risposta è decisamente no, né i tre giudici né l’accusa sono fuori di testa. Godono anzi di
buona reputazione; professionisti onesti e rigorosi, sempre alle prese con processi che te li
raccomando. Ieri quello schifo di Stevanin, oggi le sabbie mobili di Sofri.
Un esperto di cronaca giudiziaria mi dice: “E’ gente al di sopra delle parti”. Ecco, ho pensato che
forse il loro torto è di esserlo stati fin troppo: tanto “sopra” da non riuscire più a farsi comprendere.
Questi non sono tempi in astratto.
L’opinione pubblica vede ogni giorno assassini a domicilio, rapinatori in libertà, grandi ladri a
spasso. Registra impotente l’incertezza del diritto e delle pene. Vede l’intera tangentopoli
patteggiata, prescritta, beneficiata, garantita, rimossa, pre-amnistiata o, nella più dura delle ipotesi,
consegnata ai servizi sociali o alla latitanza. Alla galera mai.
Questa opinione pubblica non può capire trent’anni inflitti a un ricettatore, per quanto cronico,
nemmeno quando la legge lo consente.
L’incongruenza della giustizia italiana è tale che ai giudici conviene prendere il codice a pretesto,
ma sentenziare soltanto nel nome del buonsenso. L’equità è più che mai un valore relativo e
temporale, come ha mandato a dire Ciampi con la grazia. Questo tipo di grazia ti salva dalla legge,
non so se mi spiego.
Se ben ricordo, il grande Ugo Grozio insegnava che ciò che ripugna all’uomo è di per sé ingiusto.
Beati i giudici inglesi che, ammaestrati dalla vita non dai codici, usano la discrezionalità per aderire
alla realtà e al caso per caso, fino a condannare minorenni né più e né meno che come adulti senza
fare dell’età anagrafica un tabù valido per tutti. Il primato della razionalità, in parole povere.
Guai a stare al di sopra delle parti!