1999 Ottobre 3 Oderzo felix
1999 Ottobre 3 – Oderzo felix
Il Veneto ha 277 musei censiti, metà pubblici metà privati. Oderzo ha realizzato il museo
archeologico con denaro pubblico ( tre miliardi): il primo caso in Italia, un aperitivo, del tantissimo
che si potrebbe fare soltanto che il fisco concedesse ai privati la detraibilità della spesa per la
cultura. Il prof. Gianfranco Mossetto ha qualche idea in proposito.
Mossetto è un tipo curioso. Sognava di fare il filosofo, ma il padre lo preferiva ingegnere; per non
dargliela vinta, optò per l’economia, ragione per cui – nello sconcerto generale – è diventato da poco
anche presidente dell’Udinese Calcio, con il compito blindato di quotarla in Borsa al massimo entro
24 mesi. Da Cà Foscari allo stadio Friuli, sempre finanza è.
La sua idea fissa è che la cultura debba costruirsi la sua finanza, produrre il suo reddito, affrancarsi
dall’elemosina e dalle schiavitù pubbliche. Più che con gli italiani, ce l’ha con gli europei, più
precisamente con la loro ideologia continentale.
I grandi modelli di museo sono due, il Louvre a Parigi, il British a Londra. Il primo nacque pubblico
per iniziativa dei rivoluzionari francesi che volevano salvare il ben di Dio degli Orlèans dal furore
di altri rivoluzionari. Il secondo nacque privato da un gruppo di gentleman che per arricchire il loro
museo avrebbero rubato anche in chiesa. E lo fecero.
Mossetto ne deduce che sarebbe finalmente l’ora di togliersi di dosso la rugginosa convinzione che
la cultura tocchi sempre e comunque allo Stato. Siccome lo Stato non ha oltretutto più una lira, o
adesso o mai più, come lasciano capire le stesse Soprintendenze, a cominciare dal Veneto. Oderzo
ha dato un buon esempio.
Per chi non lo sapesse, Oderzo è bellissima e sta diventando sempre più bella, curata, fiorita, pulita,
anche per il lavoro dei boys scout.
E’ più museo fuori che dentro il museo; la sua archeologia cammina con te, ti sorprende sotto i
piedi, ti prende alla sprovvista con gli intatti pavimenti di duemila anni fa, fatti con i sassi del Piave.
Vedere per credere.
Al sindaco Covre dico che Oderzo è la città più romana che sia mai stata amministrata da un
leghista. Ha 17 mila residenti ma esibisce tanta storia da sembrare abitata da una popolazione più
numerosa, senza tempo, invisibile ma palpabile.
Era il granaio della Serenissima. Ho letto in una ricostruzione di Mario Bernardi che allora Oderzo
metteva in campo cinquemila botti di vino all’anno, diecimila staje di frumento e dodicimila di
sorgo turco oltre a tremila libbre di seta e a venti boschi di rovere destinati all’Arsenale di Venezia.
Oggi vanta un’impresa ogni 8,4 abitanti, con il 40% di aziende industriali e un ruolo forte nel
distretto del mobile, di livello mondiale.
Il Veneto è questo, da Oderzo a Montagnana, da Feltre ad Adria, da Legnago a Caorle. Con l’export
dei primi sei mesi del 1999 tiene in piedi per i capelli il saldo commerciale nazionale, ma è anche
un fantastico spazio della mente. Il sesto senso del Veneto.
C’è ricchezza e ricchezza, nuovi fatturati e patrimoni del tempo. Per farci perdonare tutto il
bruttume che abbiamo costruito, dobbiamo tirar fuori e mostrare tutto il bello che sopravvive con
noi nonostante noi.
Comune per Comune, pietra su pietra, potremmo scoprire fra dieci anni il Veneto che non ti aspetti.
Mille Oderzo Felix, chissà.