1999 agosto 5 Nasce Forza Veneto
1999 agosto 5 – Nasce Forza Veneto. La solita Dc – Gruppo Espresso
Venghino, signori venghino!, è inutile gironzolare a vuoto per l’Italia dei Buttiglione alla ricerca della
«nuova Dc». Venghino subito in Veneto e la troveranno rifatta com’era dov’era, anche meglio di prima.
A metà strada fra «Forza Italia» e «Liga Repubblica Veneta» è già nata alla svelta «Forza Veneto»,
alleanza moderata e autonomista, la Dc del 2000. «Piace al pubblico», direbbe Aldo Biscardi. Importa
poco o nulla che i suoi padri neo-fondatori siano un liberale biondiano (Galan) e un ex-missino rautiano
(Comencini). Conta «la cosa», e la cosa assomiglia come una gemella alla cara vecchia Dc arsenico e
merletti della nostra infanzia, tutta correnti e voti a palate. Anche se formalmente non si fonderanno nel
partito unico, Comencini sta a Galan come ieri Fracanzani a Bernini, minoranza e maggioranza
dell’imperitura dimora del moderatismo alla veneta. Il potere logora chi non ci sta. Sono incredibili i giri
della vita e, in particolare, della politica. Nei decenni di Ferrari Aggradi, Rumor e Bisaglia, il Veneto
s’impone come il biancofiore d’Italia, una decima Regio dorotea con canonica a Vicenza, luogo di culto
delle percentuali democristiane di massa. Sempre in Veneto, Rocchetta s’inventa la Liga primordiale che,
negli anni novanta, Bossi assorbe nella Lega Nord quale forza d’urto contro la Dc, fino a succhiarle
milioni di voti come un vampiro. Ora, alla fine del giro, gli ex adorabili nemici si ritrovano tutti assieme
al centro, come ai bei tempi, prima dei fasti di «Roma ladrona» che oggi volgono al precipitoso tramonto.
Manca solo Bossi. Tanto rumore per nulla, insomma. Il che, a scanso di equivoci, va detto senza un
grammo di ironia: è un fatto, un fatto politico che pesa molto, forse sul piano culturale più ancora che su
quello elettorale. Il bipolarismo sega il leghismo in due: più «di sinistra» la Lega Nord di Bossi,
nettamente di destra le Lighe esistenti e/o nascenti di Comencini, Gnutti, Comino, e via espellendo o
abbandonando. Alcune conclusioni sono certe, come due più due fa quattro. Primo: in Veneto ha vinto
Galan, con la sua paziente circumnavigazione della Liga. A dieci mesi dal voto regionale, ha colto al
100% la debolezza del competitore (Comencini), stretto tra modesto risultato alle europee (3,5 per cento)
e scissionismo endemico (caso Foggiato a Treviso). Da oggi, Galan guarderà ai Boninisti. Secondo:
l’attrazione fatale verso «Forza Veneto» colpirà in Regione anche frange e cascami centristi dello
schieramento opposto, cioè del centro-sinistra. Terzo: si votasse oggi per l’elezione diretta del presidente
del Veneto, il centrosinistra avrebbe possibilità di vincere vicine allo zero anche perché la sua sola testa
pensante a tempo pieno, vale a dire Massimo Cacciari, è solitamente guardata con apprensione – se non
proprio con gelo – dal centrosinistra stesso. Anche per questo è già battuto a tavolino. Era tutto fatale, a
pensarci bene. Fatale che la Dc scegliesse il Veneto per cambiare soltanto nome. Fatale che, dopo tanto
peregrinare per la Padania, la Liga tornasse a casa. Fatale che la sinistra stesse a contemplare. Fatale e,
finalmente, un po’ più chiaro. Nel bene e nel male, resta sempre in Veneto il laboratorio della politica
che verrà. Da tre anni a questa parte, ritardatari fissi sono invece i lumbard. Ma non è colpa dell’amata
Milano…
5 agosto 1999