1965 Il colpo… di Fabbri
1965 (Supersport)
Il colpo… di Fabbri
BRESCIA – Il colpo di Fabbri, anzi… la colpa di Fabbri!, Mario Corso gli ha offerto su un piatto
d’oro (la coscia sinistra) l’alibi per toglierlo di mezzo definitivamente dalla partita contro le furie
polacche. E’ indubbiamente il più grosso colpo della giornata, quello del C.U. azzurro, che si trova
così tra le mani la formazione che aveva già in testa da mesi e nella quale il nome del Mancino di
Moratti non figurava. Ma Corso, contro il Brescia, ha scontato anche la colpa di Fabbri, la colpa di
averlo inserito all’ultimo momento nei « favolosi 22 per Londra », soltanto subendo la pressione
della stampa e dell’opinione pubblica. « Ero nervoso! – mi ha confessato con un filo di voce Corso
mentre se ne stava andando con la sua gamba morta – Ho sentito il disagio di una situazione forzata
e avevo l’obbligo di fare una grandissima partita, come se dovessi dimostrare di saper giocare a
pallone! ».
« Ma non hai giocato male! »
«Potevo giocare meglio! »
« Suarez si è scatenato proprio quando sei uscito tu… »
« Era il momento in cui stavamo per stringere il conto della partita e cominciavamo a uscire noi
sul serio: però… io sono uscito troppo! »
« Eri nervoso? »
« E’ stata una settimana un po’ difficile per me, a parte la botta che ho dovuto assorbire pian
piano. « A parte la botta, difficile perchè? »
« Beh, la convocazione… io non credevo che mi chiamassero, dopo tutto quello che era stato
detto, e mi sono sentito improvvisamente come spinto dentro per forza. Anche se ero molto felice! »
« Credi che con questa botta la Polonia sia proprio persa per te? »
« Adesso come adesso non riesco quasi a camminare e quando mi ha toccato ho sentito un dolore
insopportabile: comunque decideranno gli altri… »
« Cioè lei!! » assalgo il dottor Quarenghi.
« No, caro amico! Questa volta no? » mi risponde seccamente ed e la prima volta, da quando lo
conosco, che gli vedo porre una faccia tanto dura e pesante.
« E allora chi deciderà? »
« Decideranno loro, i medici della federazione, dal momento che non si fidano dell’Inter, dal
momento che sono sorti i forti dubbi, dal momento che hanno avuto la sensazione di essere stati
presi per il naso da una società seria come la nostra! »
« A proposito di che? »
« E’ lapalissiano! A proposito di Facchetti! Ma come? Il giocatore s’infortuna, lo curiamo con un
impegno morale e professionale che dovrebbe meritare almeno un tacito riconoscimento; e questi
vietano all’Inter di utilizzare Facchetti in una partita che sarebbe senz’altro servita più a Fabbri che a
Herrera? Adesso non ci fregano più! Adesso andranno loro a visitare Corso, lo stenderanno sul
lettino di… casa sua, a Verona! Gli faranno tutti i controlli che vogliono in maniera da assumersi la
responsabilità della decisione ».
« E lei non ci mette naso? ».
« Ci metterò le mani, ma… dopo! Quando avranno visto loro, visiterò io Corso, che fino a prova
contraria è dell’Inter! E vedrò anch’io se il malanno può essere curato in tempo-record come
abbiamo saputo fare noi o se invece sarà tutto inutile. Con Facchetti è successo quello che è
successo, vedremo adesso cosa succederà con Corso! »
« Speriamo che non dobbiamo ancora ridere — interviene Massimo Moratti, quasi sottobraccio
al padre — Perché la cosa è anche stata divertente… »
« Praticamente non si sono fidati di voi, no? »
« Denotando oltretutto mancanza di educazione! Se poi…. ma andiamo via… »
« Se poi… stava dicendo »
« Ha pur giocato Pascutti con li Bologna! E Pascutti era nella stessa situazione di Facchetti!
Oramai non si capisce più niente! »
Mario Corso ci mette dieci minuti a trascinarsi per il corridoio, gli è vicino il padre che ha quasi
sfondato la porta per entrare: « Ero un po’ nervoso — dice al padre — ma mi sentivo anche legato,
senza scioltezza. Avevo fatto soltanto un allenamento durante la settimana per quella pacca
maledetta presa con il Torino: sono stato sfortunato a riprenderla nello stesso punto! »
« Qualcuno sostiene che, parlando da… polacco a polacco, sia forse meglio per te, tanto Fabbri
non ti avrebbe fatto giocare lo stesso! »
« Non so, non so, non dirmi niente, non farmi dir niente: mi fa un male. »
« Sei uscito proprio nel momento migliore dell’Interi se c’eri tu nel finale! »
Corso sorride per la prima volta, mentre Angelo Moratti gli scivola sulla spalla con la mano del
buon padre di famiglia.
« Se c’era anche Corso nel finale, cosa succedeva, commendatore? »
« Non si può dire con certezza, ad ogni modo in dieci abbiamo stretto alle corde un Brescia
vivacissimo, veloce, pieno di ritmo. »
« Non è soddisfatto del risultato? »
« Soddisfattissimo! Siamo tutti pari in classifica, abbiamo pareggiato in trasferta, contro una
bella squadra in una bella partita. Cosa si può pretendere di più? »
« Io pretendevo soltanto — brontola Sarti — di finire come sempre la partita, ma quando mi
sono tuffato per tentar di prendere la cannonata di De Paoli, mi sono mezzo spellato! »
« De Paoli a parte, chi ha segnato il primo gol? Bruells o Landini? »
« Landini?! Ma non lo ha neanche toccato: il gol è di Bruells che ha deviato il corner senza saper
cosa faceva. »
« Allora perché avete protestato tutti con l’arbitro se il gol c’era? Non era entrato? »
« Io l’ho buttato fuori ma era entrato! Abbiamo protestato perché il pallone era stato battuto in
corner fuori del solito angolo, da posizione molto più… comoda e infatti il segnalinee non aveva
dato il gol. »
« A proposito di corner – chiedo a Guarneri – come mai avevi abbandonato De Paoli? »
« Quando ho segnato? »
« Sì, appunto… »
« Per fluidificare!! »
« Ho capito, ma… »
Non faccio a tempo che è già fuggito. C’è Helenio Herrera che incombe. »
« Allora signor Herrera? »
« Non parlo alla domenica! »
« Va bene, mai di domenica, ma in via del tutto riservata, che cosa ricorda di questa partita? »
« Ricordo multo bene el caractere de l’Inter chi ha reagito allo svantazio non una ma due volte,
ricordo el gol de Domingo chi ha giogato molto bene e cresce come yò dito siempre e… »
« E cosa ancora? »
« El gol della fluidificasion vera, quella de l’Inter chi segna con i terzini e stopper, ricordo
l’infortunio de Corso che restiamo in dieci! E adesso ho dito anche troppo per una domenica! »
« Herrera ha sempre ragione – mi dice Renato Gei – Lo dico sul serio: se non usciva Corso,
l’Inter vinceva quasi matematicamente! »
« L’unica ‘osa matematica – toscaneggia furente picchi, forse il migliore a centrocampo – è che
non si può vedere in Italia un libero migliore di me! Punto! »