1965 maggio 31 Suarez “Dopo di noi subito il Benfica”
1965 maggio 31
Suarez: “Dopo di noi subito il Benfica”
« Hanno riservato a quattro nostri giocatori il trattamento che in genere si usa con le stelle del
cinema, premiandoli quali migliori interpreti europei nei rispettivi ruoli. E questo ci dà un enorme
piacere. Ma la cosa che più ci soddisfa è che tre su quattro sono prodotti della nostra scuola di
recitazione: il vivaio dell’Inter. Anche noi insomma usiamo la tecnica di Elia Kazan… che sforna
ogni anno un grande artista spendendo poche lire ». Angelo Moratti, il presidente due volte
europeo, non ha aggiunto altro: il fiume di champagne che sta investendo l’Inter in questa
sensazionale finale di stagione, sembra dare a tutto ciò che circonda il club di Moratti un timbro di
ineluttabilità. Tanta è stata ed è la forza concentrica del Mago sui due fronti di Coppa e di
campionato che tutto appare scontato, inevitabile, logico. Anche i quattro « Oscar Dubonnet » che il
grande settimanale d’oltralpe France-Football, creazione de l’Equipe, ha consegnato, dodici ore
dopo la drammatica finalissima con il Benfica a Suarez, Corso, Facchetti e Guarneri. Sono gli Oscar
decretati da trentaquattro specialisti di tutta Europa per mettere sulla carta la squadra ideale del
continente. Quest’anno è accaduto quasi il miracolo: quattro giocatori di uno stesso club si sono
ritrovati assieme nella formazione del sogno!
Luis Suarez è l’unico dei quattro a non essere un « prodotto fatto in casa » ed ha ricevuto la
pesantissima statuetta con il sorriso consapevole di chi sa di inseguire anno per anno una
performance di valore mondiale. Ci diceva proprio ieri completamente disteso e riposato: « A dire
la verità avevano scelto il giorno più adatto per premiarci, non le sembra? »
« A noi sembra il contrario: poteva esserci un giorno migliore… appena battuto il Benfica? ».
« Beh, perchè l’abbiamo battuto, sennò ci sarebbero state delle facce spaventose, lunghe un
chilometro! ».
« Ora è passata, ma anche prima, voi stessi, non concedevate molte probabilità a Eusebio… ».
« Quando c’è da fare un pronostico per una partita del genere ci si può anche lasciar andare, ma
che fosse un impegno estremamente difficile lo pensavano tutti: il Benfica è senza dubbio la più
forte squadra europea… dopo l’Inter!»
« Anche la seconda Coppa è oramai lontana con tutta la sua passerella di campioni: allora chi
dovrebbe essere, secondo lei, il “migliore” d’Europa quest’anno? ».
« Penso che ci sia stata una lotta serrata fra Amancio ed Eusebio, ma dovrebbe decidersi a favore
del secondo, anche perchè Amancio è uscito presto dalla Coppa con il Real Madrid e in questa
qualifica contano moltissimo le prestazioni internazionali: su questo piano Eusebio non si può
discutere ». Luis Suarez ancor prima che l’Inter si imponesse perentoriamente su Real Madrid,
Independiente e Benfica aveva vinto le sue coppe personali su uno standard elevatissimo e
continuo: mister Europa in senso assoluto nel sessanta, secondo, l’anno successivo, dopo il grande
Omar Sivori non ancora paralizzato dal movimiento di « Heriberto Catella », ancora secondo l’anno
dopo dietro il frenetico, ma entusiasmante Denis Law. Solo lo acquitrino impraticabile di San Siro
ha impedito che cento milioni di persone assistessero fino in fondo ad un altro spettacolare duello a
distanza… ravvicinata, fra l’hidalgo di La Coruna e il puma del Mozambico: Suarez ed Eusebio.
Accanto a Luis Suarez… « il mancino maledetto » di Mario Corso: il mancino che Lawrence, il
portiere dei Liverpolli, sta inseguendo ancora, come in un incubo, in fondo alla rete. Corso è uno
dei « magnifici quattro » della parata di stelle. Sorpreso?
« Mannò! Siamo da un pezzo i più forti del mondo e quindi è logico che ogni tanto peschino
anche me dal mazzo! ».
« Certo che sei inserito in un bel mazzo, no? ».
« Beh, discreto, non c’è dubbio! Comunque la cosa più interessante di tutta l’annata è lo
scudetto. Io almeno son di questa opinione ».
« Scudetto a parte, conosci la formazione ideale nella quale sei stato infilato già parecchio tempo
fa? ».
« So soltanto i nomi di noi quattro: gli altri li conosce Facchetti. Lui sa tutto! ». Giacinto
Facchetti gli sta seduto accanto, impegnatissimo in una discussione tattica con Guarneri e
Domenghini. Il terzino « moderno » di Helenio Herrera la statuetta oramai non se la ricorda più, ma
la squadra super-europea la recita a memoria: « Gliela dico con la disposizione del quattro-due-
quattro, cioè come l’hanno concepita: Jashin in porta, il belga Eylens, Guarneri, Schnellinger e me
in linea come difensori; Voronin e Suarez a centrocampo; Amancio, Eusebio, Van Himst e Corso
all’attacco. Non è male, anche se personalmente un buco per Josè Augusto l’avrei trovato in ogni
caso: tre sere fa mi ha fatto fare cento chilometri! ». « Perchè non conosci Torres! — Interviene
Guarneri — una vera torre pendente, ma sempre dalla parte di… Sarti! ». Una finale durissima con
un grande Benfica: una conferma a posteriori per i « magnifici quattro » di Helenio Herrera. In
Coppa e sul filo dello scudetto.