1965 ottobre 4 Il linciaggio di Scopigno
1965 ottobre 4
Il linciaggio di Scopigno
ROMA – Un pareggio forse non basterà a Scopigno per uccidere « subito » la canea disfattista
che gli è piovuta addosso da ogni parte. Ma questo pareggio, che Vastola ha strappato con
umiltà e rabbia alla mala suerte incombente, servirà al Bologna quasi come una vittoria.
Perchè l’avversario era l’imbattuta Lazio-made-in-Mannocci, tutta grinta, ritmo e velocità.
Perchè il Bologna ha dimostrato capacità di reazione allo svantaggio infertogli da Can Bartù e
ad un rigore biblico negato dall’arbitro a Pascutti! Perchè soprattutto si è visto che la squadra
non è sfasciata come si è tentato di far credere, ma sta tentando faticosamente di risalire la
corrente. Una corrente tanto più difficile a vincere perchè intrisa di polemica. Scopigno ha
parlato con il presidente Goldoni: gli ha dato e chiesto chiarimenti. Fulvio Bernardini era in
tribuna all’Olimpico. Incombeva dall’alto « in veste privata ». Si è detto che la sorte del mago
ex-vicentino fosse legata al filo-Mannocci, ma la terza sconfitta consecutiva, non c’è stata.
« Ma cossa ghe succede a l’amigo Scopigno? » me lo chiese Rocco, l’altro giorno, ad un
autogrill dell’autostrada del Sole: quello che precede di poco l’uscita per Firenze.
« Per mi, modestamente, Scopigno el ga commesso un errore… ».
« Quale? ».
« Quello de voler far l’Herrera!!! Per carità, ne basta uno! Lui non doveva fare dichiarazioni
troppo ottimistiche, dire che lo scudetto qua, lo scudetto là… Lo digo per esperiensa diretta! El ga
montado un po’ troppo l’ambiente, e questo va bene fino a che ci sono i risultati: sennò i se dolori!
A proposito, come sta el vecio… Gipo? Non l’ho mai visto star così ben come adesso che el xe
esaurido! Noi sentirà miga odor de Bologna?! ».
« Io l’Herrera?! » stupì Manlio Scopigno allargando le sopracciglia fin sopra i capelli, dopo il
pareggio in casa-Mannocci.
« E’ l’opinione di Rocco! ».
« Ma cosa vuol dire far l’Herrera? Io non ho mai parlato a vanvera, ma nei limiti del possibile
sempre a ragion veduta: non ho fatto previsioni folli, non ho detto che il Bologna vincerà facile lo
scudetto. Ho detto subito anzi che quella non era la squadra che aveva vinto lo scudetto, ma la
squadra dell’anno successivo, che bisogna avere pazienza, che bisognava saper aspettare, che
bisognava insomma lasciarmi lavorare in pace per creare una squadra. Se impostare la cosa in
questi termini vuol dire fare l’Herrera allora io sono Herrera! ».
Goldoni sbalordito
« Ma i risultati… ».
« I risultati, i risultati! Con una squadra che ancora cerca di esistere come squadra e non soltanto
come somma di individualità, i risultati possono anche mancare qualche volta! Ohé, ma come, è già
finito il girone d’andata? Non so io! Qua sembra che si stia giocando da mille domeniche, che non
ci sia più nulla da fare. In fin dei conti l’Inter, la grande favorita, come sta in classifica? Proprio
molto molto molto avanti al Bologna in crisi spaventosa?! ».
« Crisi tecnica!?».
« Qualcuno ha fatto il nome di Schiavio: nel processo alle intenzioni di… Goldoni, sembrava che
io oramai avessi dovuto fare il fattorino al Bologna! ».
« E come andrà a finire? ».
« Come è andata a cominciare, vorrà dire! Perchè non è mai cominciata questa storia. A chi
potevo chiedere un chiarimento se non al presidente? E infatti Goldoni è quasi sbalordito al nome di
Schiavio come aiuto-Scopigno! E infatti Schiavio non lo si è mai visto… ».
« Ma allora da dove sbucano fuori queste zanzare? ».
« Ci sarà qualcuno interessato a metterle in giro, no? ».
« E perchè? ».
« Per creare disagio, allarme, incertezza: per cercare di rovinare il clima del Bologna e magari
poter dimostrare che non è una società forte, seria, che possa durare… ma a Roma è successo un
fenomeno strano… ».
« Sarebbe? ».
« Mi si è allungato un piede! Quello destro. E infatti la scarpa mi fa un male da morire: deve
essere il segno che con il piede allungato dovrò dare un calcio a qualcuno! ».
« A chi? ».
« Ma… per ora nessuno, ma forse in settimana! A chi vuol impedire che la passione del
presidente Goldoni e il mio lavoro riescano alla lunga a vincere tutte le resistenze ».
« Hanno anche detto che esiste una quinta colonna nella squadra, formata da quattro elementi, tre
difensori e un attaccante… ».
« Se c’è una cosa sulla quale sono disposto a giurare e a impegnare dei soldi in scommesse sono
proprio i giocatori! Loro sono rimasti quelli che erano all’inizio di stagione: hanno voglia di
lavorare, di vincere e di guadagnare. Non cercano polemiche, sanno soltanto che manca ancora la
fusione, quella che è mancata anche contro la Lazio. Quinta colonna! Roba da ridere: so che i
giocatori sono con me, perchè io sono con loro ».
« Hanno parlato perfino di dolce vita di Scopigno, lo sa? ».
« Da quando sono a Bologna sono uscito una sera per vedere una partita di pallacanestro! E ho
anche dovuto pagare! Questa sarebbe la mia dolce vita? E poi alla televisione dicono che Rudolf
Hess è un pazzo!!! Ma qui gli Hess non si contano! ».
« L’ultima, raccolta proprio qualche ora fa, è che dietro l’altalena di rendimento del Bologna ci
sarebbe addirittura una santa alleanza delle mogli! ».
« La cosa si commenta da sola! Ci voleva proprio quest’ultima manciata di fango per screditare
definitivamente chi tenta di turbare la nostra squadra: perchè sia ben chiaro, io non voglio fare
polemiche e tirare fuori nomi, perchè con le polemiche c’è solo da rimetterci, ma è chiaro che il
bersaglio di queste fandonie non sono io, Manlio Scopigno, ma il Bologna. Chi inventa e manovra
creando problemi, lo fa per colpire il Bologna! ».
Un Bologna che ha cercato di vincere, per battere, più che la Lazio, se stesso, la carica di
nervosismo che indubbiamente lo turba. Non c’è riuscito anche perchè nel regno di Umberto
Mannocci la parola sconfitta è per ora bandita del tutto: « La mia è una squadra che corre ed è
anche una squadra con giovani ambiziosi che si danno da fare: guardi il D’Amato! Con tutta la
mania che ha di tenere la palla non lo cambierei con… Domenghini per tutto l’oro del mondo! Ho
visto l’Inter a Vicenza e debbo dire che non mi ha fatto una impressione molto migliore del
Bologna! Scopigno ha solo bisogno di lavorare in pace! ». Il pareggio sta bene in definitiva: proprio
D’Amato, un attimo prima che, ad azione rovesciata, Vastola andasse in gol, aveva mancato
banalmente la più elementare delle reti, dopo aver fatto fuori un ingenuo Tumburus ed un Janich in
netto contropiede. Poteva essere il due a zero ed invece il risultato si rigirò su se stesso e fu un pari.
Un pari con il gol di Bartù che aveva depositato in rete, lungo la linea, un cross teso e rasoterra di
D’Amato sul quale Negri aveva schiacciato un sonnellino. Ma il Bologna al quinto minuto di gioco,
si era visto anche negare uno di quei rigori che nemmeno un arbitro tedesco nella più scarpona
partita di Germania avrebbe negato. Se un arbitro non con concede quei rigori, allora vuol dire che
in futuro bisognerà ricorrere alla… magistratura!
Azione stupenda del Bologna con Pascutti che scatta, scambia in velocità con Bulgarelli, riceve
la palla di ritorno, entra in area: è a non più di sette metri da Cei quando Renna (!) lo tenaglia
platealmente a gambe pari facendogli bucare il pallone al momento del tiro. Pascutti a terra e
sorride: « Finalmente! Questo è già uno a zero! ». Righi si curva e agita le braccia per far
proseguire: una decisione scandalosa, un rigore che avrebbe potuto cambiare il corso della partita,
togliendo subito di dosso al Bologna la paura di perdere.
La difesa del Bologna non ha avuto grossi torti, a parte la distrazione, a mio parere fatale, di
Negri e a parte la persistente labilità di Tumburus che non è ancora assolutamente sul suo standard
migliore. Micelli ha fatto forse la miglior partita da quando veste la nuova maglia: si è spinto anche
molto spesso in avanti per coprire a turno con Fogli il mezzo-vuoto lasciato da Bulgarelli. Un
Bulgarelli, spesso assente dal vivo della partita, frastornato, come spento: un Bulgarelli che forse ha
risentito acutamente di un pestone che lo ha raggiunto dopo pochi minuti di gioco. La mezza
assenza di Bulgarelli è stata sopperita in parte da un Haller più mobile del solito, soprattutto nel
secondo tempo, ma, quasi del tutto dalla « miglior mezzala del Bologna anti-Lazio »: Ezio Pascutti.
L’unico che aveva capito che contro i velocissimi uomini di Mannocci non era possibile ricorrere
costantemente al dribbling fittissimo (leggi Fogli, Bulgarelli e in parte Haller), ma occorreva
allargare la visuale e far correre il più possibile il pallone. Il gol è venuto dal piede di Vastola su
azione confusissima davanti a Cei, ma come D’Amato per la Lazio, avrebbe potuto segnare a più
riprese, lo stesso Pascutti. Harald Nielsen ha ricevuto pochi palloni giocabili ma non ha fatto un
metro per meritarseli.
Mannocci imbattuto
Un attacco che nel complesso ha dovuto faticare parecchio senza concludere molto, perchè il
centrocampo era monco di Bulgarelli (con alibi) e troppo elaborato (per sorprendere) negli altri.
Resta comunque confermato che il secondo tempo è il tempo del Bologna: è il tempo della
condizione fisica. E contro la Lazio, ciò è stato evidenziale, soprattutto dopo che la squadra aveva
subito la stoccata del turco.
Manca ancora l’amalgama: lo ha confessato Goldoni, lo ha ammesso Scopigno, se ne rendono
conto i giocatori. Ma la volontà di riuscire esiste, in tutti. Sembra che il calendario (sembra…)
voglia ora dare una mano alla rinascita bolognese. La partita in casa contro la Spal del cav. Massei
non è proibitiva e neppure le trasferte successive a Genova e Catania: c’è la rabbia di voler
dimostrare che il Bologna c’è, come forza potenziale e come classifica. O meglio ci sarà… è un
compito duro, ma se l’orizzonte di Scopigno si schiarirà, non impossibile. Per la Lazio-che-non-
perde di Umberto Mannocci esiste ora soltanto il derby con gli « scherani » di don Oronzo sempre
più impegnato nella sua lotta « personale » contro chi lo ha bollato « mezzadro ».
Mannocci sa che sarà una battaglia aspra, la più aspra: ma con un D’Amato all’occhiello, un
Governato mai morto, un Ciccolo egoista ma sempre pericoloso, e un Cei tranquillo, la perla
dell’imbattibilità spera proprio di conservarla ancora intatta.