1966 La rivincita di Morozov
1966 (Supersport)
La rivincita di Morozov
Morozov ha la pelle rossiccia, un ciuffo di capelli che assume le più strane direzioni, gli occhi
chiari, piccoli e mobilissimi. Ha la riservatezza tipica dei russi, ma non rifiuta mai l’intervista.
Conosce l’inglese e non lo dimostra, preferendo l’interprete o… la sua lingua. Odia i pronostici.
Eppure è personaggio ottimista ed ha trasmesso alla nazionale sovietica un timbro occidentale. Al
Grey College di Durham, ciò che il metallico Ministro Nikov distruggeva, Morozov ricreava con
una psicologia-distintiva molto abile. In Russia la panchina di C.U. è più sicura della poltrona di
Primo Ministro, eppure anche Nikolaj Morozov ha passato due momenti « difficili » da quando ha
preso il posto di Beskov. Fu durante la preparazione alla World Cup, quando la nazional sovietica
in tournée in Sudamerica, passò da una sconfitta all’altra. Non tutti, a Moasca, erano disposti a
prendere per buona la tesi di Morozov: « Sto cercando la formazione e la formazione per Londra: i
risultati valgono meno di zero ». Il quarto posto ai Mondiali stroncò nel silenzio tutte le riserve.
Il secondo momento difficile Morozov lo sta passando ora. Il suo volto si è fatto più duro,
sorride meno. Torpedo e Turchia: due nomi da dimenticare. Nel giro di quattro giorni lo Stadio
Centrale Lenin ha visto l’Inter passare il turno di Coppa e la Turchia infrangere una tradizione che
la vedeva battuta da secoli. La stampa sovietica si è accorta che la formazione messa in campo da
Morozov mancava di sei titolari, ma il C.U. è stato ugualmente e aspramente criticato per aver
piegato il prestigio della Nazionale e i diritti di 50.000 spettatori ad esperimenti ingiustificati. Al
corrispondente di un giornale italiano che faceva notare a Morozov quale sensazione avrebbe
provocato in Italia il risultato a dieci giorni dalla partita di San Siro, il C.U. rispondeva secco: « La
Turchia ci può sorprendere, l’Italia no di sicuro! Le garantisco che a Milano giocheremo con la
formazione migliore e con l’obiettivo-vittoria. Per tradizione, per orgoglio, all’Italia non siamo
disposti a regalare nulla ». Morozov ha perfettamente ragione e dice la verità. E’ per questo che la
vittoria della « mezzaluna » a Mosca non significa proprio nulla. Il nome che gli brucia sul serio è
invece un altro: Torpedo. Nessuno glielo ha contestato e lui se ne è guardato bene dal confessarlo,
ma l’imminente incontro di San Siro significa per Morozov « rivincita »… sulla Torpedo. La
vittoria di Sunderland è già dimenticata. E’ la Torpedo che va cancellata subito per « ristabilire le
distanze » con il calcio italiano. Ma che c’entra Morozov con la Torpedo? C’entra molto, molto più
dell’allenatore Merenkov, e Merenkov lo sa. Lui aveva accompagnato in Italia i torpedisti, lui aveva
suggerito la tattica, lui aveva promesso la Nazionale a molti della Torpedo per galvanizzarli. Lo
sconfitto numero uno, in coppa, è stato Morozov. Ecco perché, proprio a San Siro, sullo stesso
campo, contro l’Inter-tutta-Nazionale, non vorrà « regalare » nulla, zero. Ecco perché anche
l’illimitata fiducia di Mario Corso, da noi intervistato alla vigilia del suo polemicissimo ritorno
azzurro, dovrà più che mai passare sul cadavere di Morozov. Cioè su quelli di Voronin, Cislenko
e… ancora Streltzov?