1966 febbraio 24 Il veleno del…coniglio
1966 febbraio 24
Il veleno del… coniglio
Fuorigrotta sarà domenica il « caput mundi » del campionato! Per novantamila privilegiati muniti di
biglietto; per migliaia di transistor (compreso quello microscopico di Helenio Herrera) sintonizzati
con Napoli in tutti gli angoli della penisola, da Dobbiaco a Pantelleria. Sarà il recital difficile di due
vedettes. Sara la prova della verità, l’incontro che designerà lo sfidante al titolo… dell’Inter. E,
classifica sotto osservazione, qualsiasi risultato farà « testo » per lo scudetto. Ma sarà anche e
soprattutto la partita di Jose Altafini. Tutti lo sanno e tutti ricordano; nell’andata, a San Siro
l’« esiliato » sbalordì il pubblico rossonero fino a costringerlo all’applauso prolungato. Nel giorno
della grande sciagura napoletana (quattro gol alle spalle di Bandoni: un quarto delle reti subite in
ventidue partite!) José raggiunse i vertici delle sue possibilità: vertici mondiali. Segnò anche, ma la
gioia gli procurò sulle labbra soltanto una schiuma… frenata. Il veleno gli e rimasto. Viani è tutto
genoano, eppure José « vuol » vincere. Vuole che il Milan ricordi e, negli umidi pomeriggi di
Milanello, racconti la favola di un coniglio che al sole ruggiva come un leone. Vuole anche, ce lo ha
confessato, attaccare la posizione finora inviolabile di Angelo Sormani, il capocannoniere. Sarà una
battaglia nella guerra, tra le undici reti di José e le quindici di Sormani, una sorda lotta per un
primato che Altafini non è rassegnato a cedere proprio al suo successore. E c’è anche il terzo uomo,
anzi il terzo brasiliano: Canè, che a Fuorigrotta infuria e atterrisce. Con le sue nove reti potrebbe
anche tentare di neutralizzare due piccioni con una fava: un gol tutto suo. « Ma va, un gol tutto
mio! ». Lo ha detto… Amarildo: toh un altro brasiliano! Il quarto.