1966 giugno 19 I baffi di Fiore
1966 giugno 19
I baffi di Fiore
Racconta Bologna, Bologna tricolore. I drappi della « fede » rossoblù in cassapanca. Per un giorno.
Colori nazionali, a strisce verticali. In alto, sulla torre, la bandiera della Fifa. Banda dei carabinieri.
Inno. Tutti in piedi. Odore di Londra. Non c’è Sergio Zavoli. Partita. In attesa di ricacciare a Vienna
undici-austriaci-senza-mondiali, l’Italia tratta la Bulgaria come una colonia. Appunti per un
genocidio: sei gol in novanta minuti. Zac! Media: palla al centro ogni quindici minuti di gioco.
Asparoukov, convalescente isolato e asfissiato, segna perchè Guarneri fuma e Albertosi non vuol
sudare. Trenta gradi all’ombra. Vytlacil (non è un cardiotonico, ma l’allenatore bulgaro) sfiora i
confini della paranoia: « Il Brasile?! Puah! Roba da ridere! L’Italia è la squadra che Londra
tremare… ecc., ecc.! ». Edmondo Fabbri, conciso ed essenziale come sempre: « Sono contento di…
ecc., ecc. ». Aria di mobilitazione totale. Ci scappa pure il primo eroe. Pascutti Ezio, colpito al naso
in prima linea da un’entrata fellona. La Coppa Jules Rimet è nostra. Ondata di patriottismo che
incendia i cuori. Dei giocatori? Racconta Bologna che Gigi Meroni guardasse Fiore in tribuna e che
Fiore guardasse lui con occhi gonfi di pianto. Racconta Bologna che Pascutti Ezio cercasse l’intesa
soltanto con Italo Allodi. Racconta Bologna di due Carraro a un palmo dal nirvana per Rosato.
Racconta di cessioni maturate durante la partita. Di giocatori teleguidati dalla tribuna dai « capi ».
Di gol segnati per un trasferimento. Per un ingaggio. Di veleni spremuti in tute azzurre sdraiate ai
bordi, del campo. Racconta di un patriottismo « mercantiliota » made (only) in Italy. Purtroppo,
Zavoli non c’era.