1967 ottobre 31 Risorgeremo quest’anno

1967 ottobre 31

Helenio è ottimista: “La Juve ha avuto quattro anni per risollevarsi, il Milan tre, a noi basterà
meno…”

Risorgeremo quest’anno

MILANO, 30 ottobre
Tutte le previsioni sballano clamorosamente quando si ha a che fare con Helenio Herrera. Finisce il
derby tra gli applausi, ritorna ad Appiano e annuncia che non dirà una parola per sette giorni
consecutivi: “prima” assoluta da quando… habla in Italia. Esce battuto da Mereghetti e Picchi, l’Inter
è clamorosamente al quart’ultimo posto in classifica (nei sette anni non era mai accaduto dopo un
mese e mezzo di campionato) ed Helenio Herrera parla. Parla lungamente, seriamente, senza fare
drammi, con una forza inaccessibile, con il sorriso sulle labbra. Sbalordisce per freddezza, per
sicurezza. Intercala l’intervista con battute di spirito. Non evita nulla, nessun argomento. Anzi lo
impone lui, il primo, appena si è seduto su un ampio divano tinta beige.

« E allora? », chiede guardandoci.
« Non so — gli rispondiamo — cominciamo con un giudizio sulla partita di Varese ».
« No — nega secco — ne parliamo dopo: adesso parliamo del momento dell’Inter!».
Mette il dito sulla piaga. Ha uno sguardo asciutto.
« Questo — comincia Herrera — è un momento delicato per l’Inter, non si può dire di no, ma
tutti sanno che la squadra è in pieno rinnovamento. Dunque io dico che durante questo
rinnovamento non abbiamo avuto l’aiuto della fortuna. Io prendo questa sfortuna come viene e so
che alla fine c’è equilibrio, che domani toccherà agli altri, ma c’è stata. Durante il rinnovamento una
squadra ha bisogno di stabilizzarsi, di trovare una faccia sua, ma questo è stato sempre impossibile
sino dal primo giorno ».

« Perché? ».
« Ho fatto la tournée americana proprio per stabilizzare la squadra, ma già non ho potuto farla
con tutti perchè mi mancavano Suarez, Facchetti, Bedin e Domenghini: quindi per questi niente
affiatamento in America. Poi, in campionato, non c’è stata una partita senza una disgrazia. Roma:
senza Corso perchè era squalificato. Mantova: Nielsen prende una botta terribile che rompe le fibre
dietro al ginocchio e solo adesso viene su. Vicenza: Ferruccio Mazzola anche lui prende subito un
colpo e, come Nielsen, solo adesso si è ristabilito. Atalanta: quattro, quattro infortuni! Bedin si
frattura un piede ed è ancora ingessato, Burgnich gioca solo perchè è un coraggioso, una roccia.
Suarez ha la nevrite ad una gamba e Sandro Mazzola è colpito anche lui ».

« Ma nel derby? ».
« Nel derby niente, non abbiamo infortuni, ma c’è il gol-fantasma! Adesso noi sappiamo che
hanno sospeso quelli che hanno dato il gol, ma il punto non torna più all’Inter! Dico anche che nel
derby noi abbiamo anche dimostrato che non protestiamo, ma se, comportandoci signorilmente, ci
costa così caro, allora vuol dire che impareremo anche noi la boxe come gli altri! Il punto in più nel
derby era l’ossigeno che ci voleva per l’Inter proprio in questo momento delicato ».

« Varese? ».
Herrera alza notevolmente il volume della voce:
« In undici vincevamo noi! Sì, lo dico forte: sino a quando eravamo undici contro undici, loro
non passavano la metà campo. Nella prima mezz’ora ora pensavano solo a distruggere ed erano

favoriti dal vento, che aiuta chi distrugge, e dal campo del Varese che è molto stretto e serve a
difendersi. Noi venivamo su anche con Burgnich, con Facchetti: a Bergamo la Inter non mi era
piaciuta, ma a Varese sì! Ho visto ritmo e velocità, ho visto l’Inter bene nel derby ed anche a
Varese: me ne frego di quelli che non hanno visto cosi! Io sono soddisfatto anche di Suarez: non
c’entra che lui è spagnolo… capito?, ma Suarez è stato bravissimo! ».

« Ma l’Inter ha perso… ».
« Senza Cappellini non si poteva vincere. Ho tentato nel secondo tempo di metterlo in campo per
occupare un po’ un avversario, ma non si muoveva niente e allora ho detto: giochiamo per il
pareggio. Nella vita bisogna qualche volta rinunciare, ma è venuto il tiro di Mereghetti! Bellissimo
fin che si vuole, ma fortunato, no?! Spero che la sfortuna passi con novembre e che prenda…..
qualche altro! ».
« Intanto? ».
« Intanto noi abbiamo solo bisogno di una squadra completa, di affiatamento, ma questa squadra
completa non c’è mai! Vincendo il derby avevamo un punto in più, la fiducia e magari si vinceva a
Varese: e allora la classifica era un’altra! ».

« Invece? ».
« Invece siamo a quattro punti dalla testa, ma io dico che non c’è niente da disperare: domenica
la Roma gioca con la Juve e il Torino va a Bergamo che non è facile! Gli altri si battono tra di loro e
almeno ci permettono di fare un poco il nostro calvario, ma l’Inter rinascerà! ».

Herrera ha uno scatto sul divano, alza il pugno destro e batte violentemente con le nocche sul
tavolo: « La Juve ha avuto quattro anni per risalire, il Milan tre e non è ancora su! Noi saliamo
questo anno, noi saliamo, è sicuro, si voglia o non si voglia! Ma non basta un colpo di bacchetta…
come si dice?… di magia: ci serve un po’ di calma e basta! Anche i giocatori sono un po’
scombussolati: le polemiche, pettegolezzi e tutto questo. Abbiamo solo bisogno di tranquillità! Non
dico niente critiche, io voglio le critiche ma non i pettegolezzi e questo e quello e quell’altro, solo
sulla mia signora ma anche sulla squadra! Tranquillità e basta. I tifosi devono aver fiducia: il gol del
derby, l’infortunio di Cappellini mostrano che siamo in un circolo vizioso, ma da questo usciremo ».

« Come? ».
« Devo decidere, devo avere la possibilità di dire: questa è la squadra. Se poi c’è un infortunio
non importa, ma io devo sapere qual è l’Inter. Avevo fatto in America il blocco difensivo con
Santarini: questo era fatto almeno! No, viene un dolore reumatico che si sposta un giorno in un
punto un giorno in un altro, e tutto va a monte. Chiedete a chi era in America! Nielsen era stato
formidabile: dunque anche quella era fatta! Niente, si infortuna ».

« Lei vuol sapere qual è la squadra, ma perché ha cambiato quella del derby? ».
« Suarez, avete visto a Venezia, doveva rientrare perchè era in forma e a Varese mi ha
soddisfatto. Quindi il problema era tra Dornenghini e D’Amato: dunque, mi dispiace per D’Amato,
ma, a parte che era la tattica usata mille volte fuori casa, potevo lasciare fuori Domenghini che era
convocato con la Nazionale?! Se lo lasciavo fuori dicevano che facevo la polemica con
Valcareggi! ».

« Per il Bologna cambierà ancora? ».
« Nielsen sta bene e Santarini anche: oggi li ho provati a fondo e tutti e due giocheranno
mercoledì, qui ad Appiano, nel derby della De Martino. Sarà l’ultima prova della partita con il
Bologna e io debbo fare una scelta: possibile che Nielsen giochi domenica. Sino a ieri diceva che
non poteva scattare, adesso no, adesso scatta, l’ho visto. Se c’è deve esserci, se poi non c’è allora
vedremo… ».

« Senta, è quasi novembre: chi ha deciso di vendere? »
« Ho sempre detto tutti gli anni che voglio venti giocatori, adesso ne ho ventidue. Dicono che ne
ho trenta, ma se contano anche la Primavera ne ho… centoventi! La verità è che sono ventidue a
disposizione: due in più e quindi due li vendiamo, anche se ci dispiace perché sono tutti bravi. Così
gli acquisti sono sette non nove e venduti sono più di sette. In sette anni onesta è la prima volta che
l’Inter ha avuto la campagna acquisti in passivo, ma vendendo questi due e altri giovani ci
avvicineremo al pari! Mi sembra di aver detto tutto ».

Helenio Herrera ha detto più significativi sono qursti:
1) « Devo decidere, devo sapere qual è l’Inter? »
2) « In America avevo provato il blocco difensivo con Santarini e… Nielsen »;
3) « Domenghini ha giocato a Varese perchè convocato in Nazionale ».
A nostro avviso Herrera ammette implicitamente:
1) di aver rinunciato alla teoria delle due squadre, dei moduli in casa e fuori casa, della doppia-
Inter. Herrera vuole a tutti i costi una sola Inter, un’Inter da campionato rapido ed incertissimo
com’è questo a sedici squadre: farà in tempo? Il dubbio di Angelo Moratti ritorna di moda;

2) lascia capire che la sua Inter, nata in America e morta in Italia, è quella con Santarini nel

ruolo di mediano-stopper, con Nielsen titolare inamovibile o quasi e con Benitez terzo straniero;

3) di essere indirizzato finalmente a mettere all’ala destra una punta vera, un’ala vera: D’Amato

o Cappellini (oggi strappato e fermo, a detta di Quarenghi, per almeno venti giorni).

L’Inter di Varese, pur con l’alibi-Cappellini, ha mostrato infatti ancora una volta che
Domenghini è troppo « scontato » e troppo poco punta. Che l’Inter in queste condizioni di gol ne
farà molto pochi (finora quattro in sei partite e di questi uno assolutamente inutile a Bergamo).

L’Inter è a quattro punti da Roma e Torino e ha perso cinque punti con Mantova, Atalanta e

Varese!

Sembrava che all’inizio il Problema fosse la difesa: ma che fa l’attacco? Mazzola non può fare
miracoli un anno dietro l’altro ed Herrera aveva annunciato per quest’anno un’Inter di attacco.
Finora Nielsen e D’Amato (i due big del Gallia) non si sono visti con continuità per una ragione o
per l’altra. Lo choc, di Varese se non altro avrà il merito di far presentare contro il Bologna una
squadra più logica e più equilibrata: con Santarini (anti-Haller), D’Amato ala vera ed il grande ex-
bolognese Harald Nielsen. L’ultimo collaudo si avrà mercoledì ad Appiano Gentile in De Martino
con questa formazione anti-Milan: Reali, Poli, Facco: Santarini Soldo Monaldi: D’Amato Mazzola
Nielsen Colausig Bonfanti.